"I DUELLANTI"

19-12-2021 -

I duellanti sono scesi in campo, pronti alla sfida per conquistare le chiavi dell’Eliseo. L’avversario da battere è il più giovane vincitore della contesa presidenziale nella storia di Francia e attuale presidente della Repubblica: Emmanuel Macron. In prima posizione, stando ai sondaggi, Marine Le Pen, deputata, presidente del partito di estrema destra Rassemblement National, che già ha sfidato senza successo Macron nelle precedenti elezioni del 2017. Questa volta era convinta di farcela: la popolarità di Macron in calo, l’ascesa del sentimento nazionalista e antiimmigrati facevano ben sperare. A sparigliare le carte è stato l’annuncio del 1°dicembre che anche Éric Zemmour, capo del partito da lui fondato su posizioni di destra ancora più radicali, Reconquête, si candidava alla presidenza. 63 anni, ebreo di origini algerine, polemista e commentatore televisivo, Zemmour è entrato in gara perché -afferma- vuole salvare la Francia dalla distruzione per mano degli immigrati, dei criminali spalleggiati dalle “élites” e soprattutto dei musulmani “ladri, stupratori e assassini che perseguitano i francesi”. La Francia tradizionale, la Francia di Giovanna d’Arco e Luigi XIV, di Notre Dame e le chiese di paese e l’eredità giudaico-cristiana stanno scomparendo sotto il peso dell’immigrazione e delle culture straniere, ammonisce nei suoi discorsi incendiari nel corso di comizi caratterizzati da scontri violenti fra i suoi fan e gli attivisti antirazzisti. Il suo programma comprende la messa al bando degli studi di genere, l’uscita dalla Nato, l’avvicinamento alla Russia e una politica più ostile alla Gran Bretagna di quanto non lo sia quella di Macron. Consapevole del fatto che il primo nemico da battere è colui che insidia la sua leadership di paladina dell’estrema destra, Le Pen non gli risparmia critiche: lo dipinge come un dilettante, un candidato non adatto alla presidenza, un polemista superficiale che anziché unire, divide il popolo. Le Pen lo attacca, ma non può calcare troppo la mano, perché se Zemmour decidesse di ritirarsi – ultimamente i sondaggi lo danno in calo – potrebbe persuadere i suoi seguaci a votare per lei. Per conquistare la vittoria, Le Pen deve però vedersela anche con la candidata del partito repubblicano Valérie Pécresse, presidente della regione Île-de-France. Le Pen l’ha liquidata come virtualmente “indistinguibile” da Macron in stile e sostanza. Sbaglia a sottovalutarla. 54 anni, sposata, madre di tre figli, Pécresse descrive sé stessa “due terzi Merkel un terzo Thatcher”. E’stata consigliere del Presidente Chirac nel 1998, ministro dell’istruzione e della ricerca e ministro del Bilancio nei governi Fillon. Liberale in economia ma socialmente conservatrice, ha nel suo programma una revisione del trattato di Schengen per quanto riguarda l’apertura delle frontiere fra i paesi firmatari e un rafforzamento dell’industria europea per combattere i giganti digitali di Cina e Stati Uniti. Nelle ultime settimane, pur avendo virato a destra, specialmente su immigrazione, legge e ordine per fare appello a un elettorato sempre più conservatore, Pécresse continua a rappresentare la destra moderata. Non appena scesa in campo nella gara presidenziale, ha dato inizio a una bordata di attacchi: ai suoi avversari dell’estrema destra, Zemmour e Le Pen, per la loro natura divisiva, e a Emmanuel Macron, che accusa di debolezza e di “attingere alle casse dello Stato” per comprare voti con agevolazioni e sussidi. L’essere stata scelta dal partito repubblicano – la forza che è stata dominante nella politica francese dai giorni di de Gaulle - quale candidata a sfidare Macron, ha il sapore della rivincita contro un partito dominato dai maschi che a lungo l’ha considerata una mezzacalzetta nonostante la valida prova data nel governo Fillon e come presidente di regione. Ora intende dimostrare che è tosta come i suoi rivali con i loro atteggiamenti machisti su immigrazione, legge e ordine. Bella, colta, ricca, Pécresse dovrà convincere gli elettori di essere in sintonia con una Francia che travalica l’alta borghesia parigina cui appartiene. Stando ai sondaggi di Ipsos France, se riuscirà ad attingere voti non solo dal suo partito, ma a recuperare anche parte della destra tradizionale, conservatrice, cattolica che ha sostenuto Zemmour e Le Pen nella prima tornata, non è escluso che possa battere Macron. Per arrivare ad affrontarlo nel ballottaggio, deve però superare il primo round, il che non sarà facile: è l’ultima duellante scesa in campo, e i sondaggi al momento la danno dietro Le Pen e Zemmour. Di tutti i contendenti, è proprio Valérie Pécresse a preoccupare maggiormente Macron. Contava in una replica del suo duello con Le Pen, che sconfisse con un risultato più che soddisfacente del 66/34%: i sondaggi lo davano di nuovo vincente, anche se con un margine più ristretto. Ma questa volta non sarà così semplice. Macron è consapevole del fatto che è Pécresse l’avversaria più pericolosa: perché fa appello al suo stesso elettorato di centro-destra, ha l’aria della novità, una squadra alle spalle di tutto rispetto e una potenzialità maggiore rispetto agli altri. Non solo. Il fatto che il partito repubblicano abbia scelto una donna candidato sottolinea il suo errore di aver dato alle donne pochi incarichi importanti all’Eliseo. Pur non essendosi ancora ufficialmente candidato, sta preparando il terreno per lo scontro elettorale. L’essere in carica ha i suoi vantaggi, che sta sfruttando al meglio: ha annunciato investimenti di alto profilo, firmato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per la vendita di 80 aerei da combattimento Rafale per un valore di 16 miliardi di euro - una maxi commessa senza precedenti. Non solo. Dal 1° gennaio toccherà alla Francia la parentesi di 6 mesi della presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea: un’occasione d’oro questa per Macron per promuovere le sue possibilità di una rielezione e spingere il suo progetto di una nuova supremazia francese nel blocco. Si è autonominato il campione della democrazia in Europa contro il populismo: io solo –afferma- posso colmare il vuoto lasciato dopo 16 anni in cui il cancelliere della Germania Angela Merkel ha dominato la scena. Tre i suoi principali obiettivi: la creazione di una forza militare europea autonoma, la promozione dell’energia nucleare come alternativa al carbone quale fonte energetica e il rafforzamento della politica agricola comune. Ormai, al voto francese per l’elezione del presidente mancano una manciata di mesi. Macron non ha ancora confermato la sua intenzione di ripresentarsi. E’ probabile che dia l’annuncio durante un discorso al parlamento europeo a gennaio, quando avrà inizio il turno della Francia alla presidenza del Consiglio. Tutti i sondaggi suggeriscono che sarà rieletto. Ma la lotta per la riconquista dell’Eliseo non sarà né facile né indolore. Per la prima volta in Francia la campagna elettorale non vede schierata destra e sinistra, ma esclusivamente la destra – sia pure con varie sfumature. Più del 30% dell’elettorato dice che voterà per l’estrema destra al primo round, un livello senza precedenti. E Marine Le Pen, Eric Zemmour e Valérie Pécresse si tanno preparando a un duello all’ultimo sangue.





Fonte: di GIULIETTA ROVERA