"DALLO SDI AL PS (1998-2007)"

21-06-2021 -









All'affacciarsi degli anni Duemila, il socialismo italiano, frastagliato come non mai, appariva diviso in tre filoni principali [1], due richiamantisi al vecchio PSI, della cui tradizione entrambi, pur collocati in schieramenti rivali, si proclamavano gli eredi piú autentici e una rappresentata dal PSDI vecchio e nuovo; le loro storie, pur indipendenti l'una dall'altra, si intrecceranno spesso in una matassa, difficile a dipanarsi anche per lo storico piú accorto, fatta di scissioni e confluenze. Caratteristica, quest'ultima, del socialismo italiano, che va letta non solo in senso negativo, cioé come propensione all'atomizzazione del movimento, ma anche come sintomo di vivacitá politica e di amore appassionato per la democrazia.
Ci riferiamo allo SDI (Socialisti Democratici Italiani), al NPSI (Partito Socialista-Nuovo PSI) e al PSDI (Partito Socialista Democratico Italiano).

Occorre comunque ricordare che una parte importante dei socialisti, rappresentata dal movimento dei Riformatori per l'Europa di Giorgio Benvenuto[2] e dal Movimento dei Democratici, dei Socialisti e dei Laburisti (MDSl)[3] di Valdo Spini e Giorgio Ruffolo era giá confluita nei Democratici di Sinistra (DS)[4], partito in grande maggioranza di ascendenza non socialista, anche se aderente all'Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo. Dei DS, da allora, le due formazioni socialiste, quella di Benvenuto e quella di Spini, condivideranno le vicende.
Altri personaggi[5] erano, invece, singolarmente o a gruppi, confluiti in Forza Italia (FI)[6], partito leader del centro-destra.

Lo SDI
La prima prova che il partito dei Socialisti Democratici Italiani (SDI)[7], collocato a sinistra, come nella tradizione socialista, e quindi nella coalizione di centro-sinistra de L'Ulivo di Prodi, fu quella delle elezioni europee del 13 giugno 1999.
Lo SDI vi ottenne il 2,16 % e due deputati sugli 87 spettanti all'Italia: Enrico Boselli e Claudio Martelli, rientrato in politica dopo alcuni anni di assenza e dal 1997 direttore di Mondoperaio, rivista ufficiale dello SDI. Un risultato non disprezzabile, ma anche un segnale per le future elezioni politiche, in cui, per la quota proporzionale della Camera era stato introdotto lo sbarramento del 4 %.
Dopo la caduta del governo Prodi[8], lo SDI entro' nel successivo governo D'Alema I, con Angelo Piazza (ministro per la Funzione Pubblica), Gian Franco Schietroma (sottosegretario alle Finanze) e Alberto La Volpe (sottosegretario agli Interni).
Ma i rapporti con D'Alema e coi DS erano destinati a guastarsi, in quanto lo SDI riteneva che la leadership di un postcomunista avrebbe portato la coalizione di centro-sinistra a sicura sconfitta alle prossime politiche. Quando tale posizione fu ufficializzata al congresso di Fiuggi (10-12/12/1999) D'Alema rassegno' le dimissioni.
Il premier riuscí ad ottenere un secondo mandato, ma lo SDI gli concesse solo l'astensione e rimase fuori del governo.
I rapporti tra SDI e DS, entrambi membri dell'Internazionale Socialista[9] migliorarono di molto quando, nell'aprile 2000, fu costituito il II governo di Giuliano Amato[10], socialista indipendente, cui anche lo SDI partecipava con un ministro (Ottaviano Del Turco, alle Finanze), e due sottosegretari (Ugo Intini agli Esteri e Gian Franco Schietroma all'Interno).

Questo nuovo riavvicinamento non garbava affatto all'ala filocraxiana del partito.
Il primo a lasciare lo SDI, il 10 maggio 2000, fu Bobo Craxi, alla testa della Lega Socialista, giá esistente come corrente interna dello SDI e che si trasformo' in partito vero e proprio, con presidente lo stesso B. Craxi, che cominciava a guardare con attenzione al centro-destra berlusconiano[11]. Il 7 luglio dello stesso anno conflui' nella Lega Socialista il gruppo degli „autonomisti ex SDI“, guidato dal deputato europeo Claudio Martelli, che lascio', ovviamente, anche la direzione di Mondoperaio.

All'approssimarsi delle elezioni politiche del 13 maggio 2001, per tentare di superare lo sbarramento del 4% lo SDI si alleo' con la Federazione dei Verdi (FdV), assieme alla quale presento' la lista del „Girasole“[12], collegata, assieme ai DS e alla Margherita[13], al centro-sinistra e al suo candidato premier Francesco Rutelli, che si trovo' cosí ad essere sostenuto da... tre vegetali: la quercia dei DS, la margherita di „Democrazia é Libertá – La Margherita“ e il girasole di SDI-FdV!
Le elezioni furono vinte dal „Polo delle Libertá“ di Berlusconi (49,56 %); il Girasole non supero'la soglia di sbarramento (2,17 %) e non ottenne alcun seggio nella quota proporzionale.
Ma nella quota maggioritaria della Camera[14] e nel Senato[15] ottenne una buona rappresentanza.
La sconfitta elettorale provoco' un ampio dibattito nello SDI, orientato verso la costruzione di una „Casa dei riformisti“, che raggruppasse tutte le anime del riformismo e dunque, oltre quella socialdemocratica, la cattolico-democratica, la liberaldemocratica, l'ambientalista, che si ritrovassero in un PSE aperto ad esse.

Ad arricchire il dibattito scese in campo un prestigioso ed autorevole dirigente socialista, che dopo lo scioglimento del PSI, si era appartato: l'ex ministro Rino Formica.
Mediante un paziente lavoro di tessitura, egli riuscí a promuovere un'associazione di donne e di uomini che intende contrastare la liquidazione silenziosa di una tradizione, di una storia, di un'esperienza creatrice, denominata Socialismo é Libertá, che tenne il suo primo incontro[16] a Roma il 14 marzo 2003. Essa voleva essere un luogo di raccolta e di riflessione per quanti vogliono reagire a chi, troppo presto e arbitrariamente, ha dato per superato il socialismo e la sua causa.
Presidente fu eletto, per acclamazione, lo stesso Formica, sostenuto da un Comitato di Coordinamento[17].

Mentre rinasceva, nel 2003, ad iniziativa di un gruppo di militanti, guidati da Giorgio Carta il vecchio PSDI, nel novembre dello stesso anno, il congresso di Enna del movimento dei Liberalsocialisti, fondato da Salvo Ando' nel 1998, decise la sua confluenza nello SDI.

Dal 2 al 4 aprile 2004 si tenne a Fiuggi il III congresso dello SDI, la cui presenza appariva ormai consolidata nel territorio: 60.882 iscritti, 2 europarlamentari, 6 senatori, 9 deputati nazionali, un numero consistente di consiglieri regionali, provinciali e comunali.
Il congresso proclamo', come suo obiettivo strategico, la costruzione de „La Casa dei Riformisti“, confermo' la leadership di Enrico Boselli ed aderí all'appello di Prodi di partecipare alla lista „Uniti nell'Ulivo“[18] alle elezioni europee del 12-13 giugno 2004.
La lista ottenne il 31,09 % e 24/78 seggi, di cui due dello SDI: Pia Locatelli, dal 1999 presidente dell'Internazionale Socialista Donne, e Ottaviano Del Turco[19].
Nel febbraio 2005 lo SDI aderí alla Federazione dell'Ulivo[20] , sorta allo scopo di consolidare l'alleanza che aveva dato buona prova di sé alle europee. Allo stesso tempo respinse le profferte del PS-Nuovo PSI, sempre alleato del centro-destra berlusconiano, di liste di unitá socialista nelle prossime prove elettorali.
Chiaro e lapidario, come sempre, fu il giudizio negativo di Ugo Intini, uno dei massimi dirigenti del partito: In tutto il mondo i socialisti dicono e fanno le stesse cose: ovunque si contrappongono alla destra, non soltanto perché stanno a sinistra, ma perché sono la sinistra. E ancora: Nenni e Pertini erano i miti dell'antifascismo e si rivolterebbero nella tomba a vedere i loro presunti eredi alleati con gli eredi del fascismo.

Alle elezioni regionali del 2005 i partiti alleati del centro-sinistra si presentarono assieme in una coalizione denominata L'Unione, la quale conquisto'12 delle 14 regioni in cui si votava. In 9 regioni i partiti dell'Ulivo si presentarono nella stessa lista e in 5 separatamente. In queste ultime lo SDI ottenne un buon 4,5 %.

Successivamente la cultura laica dello SDI si scontro' con certe prese di posizione[21] della parte cattolica della Margherita.
A seguito di questi dissapori, lo SDI[22] abbandono' l'ipotesi del partito unico dell'Ulivo e rivolse la sua attenzione verso l'area politica radicale e liberale. Arrivo', infine, a concludere, nel settembre 2005, un accordo col Partito Radicale per la costruzione di un partito socialista e libertario, fortemente impegnato sul tema dei diritti civili, ma sempre collocato all'interno dell'Unione. Su questo progetto si ebbe anche la convergenza del MUS[23] di Signorile e del calabrese PSE-Lista Mancini[24]. Ci si avviava dunque, partendo da un'alleanza elettorale alla costituzione di un nuovo soggetto politico radical-socialista con simbolo „La Rosa nel Pugno“ (RnP)[25].
Nel novembre 2005 la RnP, ormai avviata, si doto' di una Direzione Nazionale di 45 membri[26] e di una Segreteria Nazionale[27].









Il dibattito sulle prospettive unitarie del socialismo italiano non poteva non avere ripercussioni anche sul Partito Socialista- Nuovo PSI, collocato nel governo e nello schieramento di centro-destra, dove il dibattito sull'unitá socialista assunse toni molto accesi che portarono all'uscita da quel partito di Bobo Craxi e della sua corrente, favorevoli all'uscita dal centro-destra ed alla convergenza con lo SDI. Il gruppo guidato da Bobo Craxi costituí un nuovo partito socialista denominato I Socialisti, che alle elezioni politiche presenterá proprie liste.
Uscí dal PS-NPSI anche Donato Rubilotta[28] alla testa del gruppo dei Socialisti Riformisti, che strinse un accordo con la RnP.

Alle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 prevalse il centro-sinistra, guidato da Romano Prodi, che formo' il suo secondo governo. La Rnp, che aveva ottenuto 18 deputati[29], ma nessun senatore, vi entro' con un solo ministro (Emma Bonino, di estrazione radicale, alle Politiche Comunitarie), un viceministro (il socialista Ugo Intini agli Esteri) e tre sottosegretari (i socialisti Emilio Casuta alla Difesa, Tommaso Casillo alle Infrastrutture e Raffaele Gentile ai Trasporti)[30].

I mesi di collaborazione tra socialisti dello SDI e radicali, uniti nella RnP, nonostante le varie tematiche affrontate in comune, avevano evidenziato la differenza di cultura politica dei due alleati: mentre i radicali privilegiavano l'attivitá referendaria e movimentista, i socialisti avevano una cultura di governo e una visione piú concretamente riformista, capace di incidere sulla realtá sociale a tutti i livelli.
Ben presto fu percio' necessario ammettere che mentre era utile ed opportuna un'alleanza politica tra SDI e PR, la diversa visione strategica non consentiva loro di trasformare l'alleanza in una vera e propria fusione[31]. I due alleati dunque rimasero nello stesso gruppo parlamentare, ma divisero le loro strade.
Il vero e piú importante obiettivo rimase percio' per lo SDI la non facile ricomposizione della diaspora socialista.

Intanto, sull'onda dell'entusiasmo per la vittoria dell'Unione e per la costituzione del II governo Prodi, fra i maggiori partiti della coalizione, i DS e la Margherita, prendeva corpo l'idea della loro fusione per la creazione di un partito unico progressista, il Partito Democratico.
L'invito a partecipare a questo progetto fu ovviamente esteso ai socialisti di tutte le scuole, ma trovo' scarsa accoglienza anche nello SDI, che pure sosteneva il governo Prodi.
La prima risposta negativa venne da „I Socialisti“ (divenuti I Socialisti Italiani) nel loro primo congresso (Rimini 3-4/3/2007)[32], che si dichiararono invece pronti ad aprire un dialogo con lo SDI, per promuovere un processo costituente che aprisse la strada ad un partito socialista unitario.
Piú o meno la stessa impostazione assunse lo SDI nel congresso straordinario che si tenne a Fiuggi dal 13 al 15 aprile 2007. Risulto' maggioritaria l'impostazione di Boselli: Noi abbiamo sempre condiviso l'idea di costruire una grande forza riformista. Quindi a partire da un forte riferimento socialista che innanzi tutto faccia ritrovare l'unitá dello SDI con il Nuovo PSI di Gianni De Michelis e con I Socialisti di Bobo Craxi, bisognava – concludeva Boselli - coinvolgere tutte le forze progressiste liberali e ambientaliste. La RnP era ormai ridimensionata a semplice alleanza elettorale e parlamentare.
A questa proposta aderí, naturalmente, Bobo Craxi, che per primo aveva posto la questione, ed anche De Michelis, leader del PS-NPSI che parlando al congresso dello SDI, disse, fra gli applausi dei congressisti: La scelta é fatta, siamo con voi in questo percorso.
Ma il commento del suo compagno di partito, Stefano Caldoro, andava in tutt'altra direzione: De Michelis ha scelto, il Nuovo PSI no.
Dunque l'obiettivo che ora lo SDI si poneva era la creazione di una forza socialista unitaria, collocata nell'Internazionale Socialista e nel PSE e ispirata alle idee della socialdemocrazia europea.

Unica ma autorevole voce di dissenso verso l'impostazione di Boselli fu quella di Ottaviano Del Turco, allora Presidente della Regione Abruzzo, il quale era invece orientato ad aderire al costruendo Partito Democratico. Egli dunque, a partire dal 14 maggio 2007, comincio' a organizzare la sua componente e fondo' Alleanza Riformista[33], con cui il 23 successivo abbandono' lo SDI per aderire al Comitato Promotore del Partito Democratico (PD)[34].
Successivamente lascio' lo Sdi anche Claudio Nicolini assieme a un gruppo di socialisti organizzati nei Socialisti Liberal per il Partito Democratico.

Le acque erano agitate anche nei DS, il cui ultimo congresso (Firenze, 19-21/4/2007) si pronuncio'per la fusione con la Margherita e per la fondazione del Partito Democratico (PD). Ma due correnti di minoranza, quella capeggiata da Fabio Mussi e quella organizzata attorno a Gavino Angius e a Valdo Spini , contrarie alla creazione di un partito che non sarebbe piú stato socialista, si scissero e fondarono la Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo.

Ma i movimenti tellurici che la proposta di Boselli aveva provocato nell'agitato mondo del socialismo italiano non erano ancora finiti. Nel giugno 2007 fu la volta del PS-Nuovo PSI.
Se Gianni De Michelis, a nome del partito, di cui era allora segretario, aveva dato la sua adesione al progetto di unitá socialista, che comportava l'uscita dal Polo di centro-destra, il coordinatore del partito Stefano Caldoro era del tutto contrario a tale svolta. La divaricazione tra le due ali del partito non poteva essere risolta che da un congresso. Ma i dissensi interni si ampliarono proprio sul tema della data e della gestione del congresso.
Si arrivo' al punto che furono celebrati due congressi paralleli. Quello dell'ala fedele a De Michelis riconfermo' l'adesione al processo unitario socialista ed elesse segretario Mauro Del Bue, mentre l'ala che seguiva Caldoro scelse la fedeltá al centro-destra ed elesse segretario lo stesso Caldoro.
La vicenda, vista l'assoluta inconciliabilitá delle posizioni, si concluse con la separazione delle due correnti, che divennero due partiti e che poi si accordarono per il nome e il simbolo del partito: il partito di Del Bue si chiamerá Partito Socialista, mentre a quello di Caldoro andrá la denominazione di Nuovo PSI.

Il 14 luglio 2007, anniversario della rivoluzione francese e della fondazione della Seconda Internazionale, alla presenza di circa duemila persone, ebbe luogo la manifestazione di apertura della Costituente Socialista, sotto la presidenza di Pia Locatelli e con l'obiettivo di riunire in un solo e forte partito tutti coloro che si richiamavano al socialismo europeo.
Lo scopo fu chiaramente evidenziato dal presidente dello SDI Boselli: Siamo qui per unire in un nuovo partito quanti hanno nel socialismo democratico europeo il loro riferimento politico ed ideale. Per farlo, dobbiamo innanzitutto chiudere un capitolo: quello delle divisioni che si sono create nel socialismo italiano dopo il collasso del vecchio sistema politico.
Vi aderivano, oltre lo SDI di Boselli, Intini, Locatelli e Villetti, che ne era la componente che aveva lanciato il progetto ed anche la piú forte numericamente, l'ala del PS-Nuovo PSI di De Michelis e Del Bue, I Socialisti Italiani di Bobo Craxi e Zavettieri, Socialismo é libertá di Formica, l'Associazione per la RnP di Lanfranco Turci e singole personalitá come Roberto Barbieri (ex DS), Cinzia Dato (ex Margherita), Luigi Angeletti (UIL). Gavino Angius invio' una lettera[35].
Un messaggio di adesione fu inviato da Luciana Nenni, ultima figlia del grande leader del socialismo italiano.
La conclusione dei lavori fu lapidariamente riassunta dalla presidente Locatelli: I socialisti sono di sinistra e sono contrari alla guerra.
Alla fine dei lavori i leader dei gruppi interessati al progetto sottoscrissero una dichiarazione d'intenti che sará detta il documento del 14 luglio.

All'interno di „Sinistra Democratica per il socialismo europeo“ Angius e Spini erano sempre piú determinati a partecipare alla Costituente Socialista. Infatti, il 31 agosto 2007, i due, assieme a Boselli, lanciarono un appello a quanti sono disponibili alla costruzione di un nuovo partito socialista in italia come nel resto d'Europa, consapevoli che ogni altro ulteriore indugio avrebbe l'effetto di disorientare, disperdere e dividere un'area politica che dobbiamo invece riunire e rilanciare.
Anche Sinistra Democratica era pero' destinata a dividersi. Infatti la maggioranza di Mussi era orientata verso una Costituente di sinistra con RC, PdCI e Verdi, per la fondazione della cosiddetta Cosa Rossa, mentre la minoranza di Angius e Spini era per l'adesione al processo costituente lanciato dallo SDI per la costruzione di un grande partito socialista unitario.
La minoranza socialista finí dunque per scindersi, creando, il 2 ottobre 2007, una nuova formazione, l'associazione Democrazia e Socialismo[36], che il 5 e 6 successivi, in occasione della conferenza programmatica, parteciperá al lancio del nuovo partito socialista.

Il Comitato promotore del Partito Socialista in costruzione risultava cosí composto: Gavino Angius, Enrico Boselli, Roberto Barbieri, Bobo Craxi, Cinzia Dato, Mauro Del Bue, Gianni De Michelis, Rino Formica, Franco Grillini, Ugo Intini, Pia Locatelli, Alberto Nigra, Gian Franco Schietroma, Valdo Spini, Lanfranco Turci, Roberto Villetti, Saverio Zavettieri.
Il Comitato promotore era affiancato, per gli aspetti operativi, da un Comitato organizzatore composto da Rapisardo Antonucci, Alberto Nigra, Franco Benaglia, Antonio Demitry, Rosario De Maio, Antonio Perini e Massimo Perna (coordinatore).

Il congresso di fondazione del Partito Socialista (PS) si sarebbe dovuto tenere nel dicembre 2007; ma, essendo prossime le elezioni politiche, in realtá sará tenuto nel luglio 2008.

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[1] C'erano stati anche, o sorgeranno, partiti e movimenti che si potrebbero definire “minori”, ma solo per la loro consistenza numerica, non certo per la loro capacitá di analisi e di iniziativa politica: Liberalsocialisti (S. Ando'), Lega Socialista (Bobo Craxi), Socialismo è Libertá (R. Formica), Movimento per l'Unitá Socialista (C. Signorile), I Socialisti (Bobo Craxi), poi I Socialisti Italiani (Zavettieri), Socialisti Riformisti (D. Rubilotta), Alleanza Riformista (O. Del Turco), Socialisti Liberal per il Partito Democratico (Nicolini), Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo (Mussi-Angius-Spini), Democrazia e Socialismo (Angius-Spini).
[2] Il movimento dei Riformatori per l'Europa era un gruppo politico di provenienza socialista, alla cui guida stava Giorgio Benvenuto, ex segretario nazionale della UIL e del PSI. Benvenuto, dopo aver lasciato il PSI, nel gennaio 1994 entro' in Alleanza Democratica, la quale, il 1° marzo 1997 aderí al progetto di Unione Democratica (UD), un movimento politico riformista, fondato il 26-2-1996 da Antonio Maccanico. Alle elezioni politiche dello stesso anno UD si presento' nella lista “Popolari per Prodi” (UD+PPI+PRI+SVP) che riusci a costituire alla Camera un gruppo denominato “Popolari e Democratici – L'Ulivo”, di cui faceva parte anche Benvenuto. Il quale, agli inizi del 1998, lascio' il gruppo, in cui erano numericamente prevalenti gli ex democristiani, e costituí, assieme ad altri, come Guglielmo Epifani, futuro segretario nazionale della CGIL e del PD e Sandro Degni, sindacalista UIL e storico del movimento (volume Con il sindacato nel cuore), il movimento dei Riformatori per l'Europa, che, forte di 15.000 iscritti, il 13-2-1998 confluí nei DS, assieme ad altri partiti e movimenti politici di sinistra.
[3] Sulla formazione ed attivitá del MDSL si rimanda al libro di Ferdinando Leonzio La diaspora del socialismo italiano ZeroBook, 2016.
[4] I DS furono costituiti il 14-2-1998. Vi confluirono il PDS (ex PCI), i Comunisti Unitari (ex PRC), i Cristiano Sociali (ex Dc ed ex PSI), la Sinistra Repubblicana (ex PRI), Agire Solidale di Giuseppe Lumia, i Riformatori per l'Europa (2% dei delegati) e il MDSL (8 % dei delegati). Primo segretario dei DS fu eletto Massimo D'Alema. I DS cesseranno di esistere con la loro confluenza (14-10-2007) nel Partito Democratico (PD) assieme alla Margherita e ad altri gruppi, fra cui Alleanza Riformista, un gruppo di socialisti guidati da Ottaviano Del Turco.
[5] Fra di essi: Gianni Baget Bozzo, Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto, Franco Frattini.
[6] Partito politico fondato il 18-1-1994 dall'imprenditore dott. Silvio Berlusconi.
[7] Lo SDI era sorto nel congresso costitutivo di Fiuggi del 10-5-1998, dalla confluenza del SI di Boselli, del PS (ala Intini), dei Laburisti autonomi (Benzoni) e del PSDI (Schietroma). Presidente Enrico Boselli.
[8] A causa del venir meno della fiducia di Rifondazione Comunista (RC), che per questo subí la scissione della sua ala cossuttiana, che diede vita (11-10-1998) al PdCI, con segretario Oliviero Diliberto e organo di stampa il quindicinale la Rinascita della sinistra.
[9] Nel 2003 D'Alema ne sarebbe divenuto vicepresidente.
[10] Il II governo D'Alema si era dimesso in seguito al cattivo esito delle elezioni regionali del 16-4-2000. In esse lo SDI ottenne 23 consiglieri regionali.
[11] Sulle stesse posizioni della Lega Socialista si trovava anche il Partito Socialista di Gianni de Michelis, tanto che i due partiti, il 19-1-2001 si fusero, dando vita al Partito Socialista- Nuovo PSI, con presidente Bobo Craxi, segretario Gianni de Michelis, vicesegretario Roberto Spano e portavoce Claudio Martelli.
[12] In passato, il 27-10-1999 lo SDI aveva raggiunto un intesa elettorale con il PRI e con l'Unione per la Repubblica (UpR) denominata “Il Trifoglio”. Tale esperienza si concluse il 6-2-2000.
[13] Tale raggruppamento nacque come Lista elettorale nel 2001 e divenne partito politico il 24-3-2002, in seguito alla fusione tra PPI, Rinnovamento Italiano e I Democratici).
[14] Lo SDI ottenne 9 deputati: Giuseppe Albertini, Enrico Boselli, Enrico Buemi, Enzo Ceremigna, Lello Di Gioia, Franco Girotto, Ugo Intini, Domenico Pappaterra, , Roberto Villetti. Il 5-5-2005 aderí al Gruppo Nerio Nesi, proveniente dai Comunisti Italiani e il 25-9-2005 Pietro Mancini, proveniente dai DS.
[15] Lo SDI ottenne 6 senatori: Tommaso Casillo, Giovanni Crema, Ottaviano Del Turco, Gerardo Labellarte, Maria Rosaria Manieri, Cesare Marini. Del Turco lascerá il seggio il 19-7-2004, essendo stato eletto al Parlamento Europeo.
[16] Vi parteciparono oltre 500 persone.
[17] Ne facevano parte Salvatore Abbruzzese, Luigi Angeletti, Mario Artali, Franco Benaglia, Roberto Biscardini, Francesco Barra, Felice Bergoglio, Rosario Carannante, G. Campagnano, Daniele Del Bene, Leone Delfino, Antonio Foccillo, Pietro Larizza, Guglielmo Loy, Enrico Manca, Claudio Martelli, Claudio Signorile, Roberto Spano, D. Vercesi, Silvio Veronesi (tesoriere).
[18] Vi partecipavano i DS, la Margherita, il Movimento dei Repubblicani Europei (MRE) guidati da Luciana Sbarbati.
[19] Del Turco lascerá il seggio al Parlamento Europeo il 1° maggio 2005, dopo la sua elezione (58,1 %) a Presidente della Regione Abruzzo.
[20] Alla presidenza della Federazione i socialisti dello SDI parteciparono con 2 componenti su 12: Enrico Boselli e Roberto Villetti.
[21] A proposito del referendum per l'abrogazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita (12-13/6/2005).
[22] Michele Zoppo, commissario liquidatore del PSI, cedette allo SDI i simboli e i marchi originali del PSI, di cui dunque lo ritenne legittimo erede e continuatore.
[23] Nel 2006 il MUS confluirá nello SDI, dando vita alla componente UIAS (Unitá, Identitá e Autonomia Socialista).
[24] Giacomo Mancini jr, nipote dell'omonimo ex segretario nazionale del PSI.
[25] Fra i punti programmatici della RnP: il divorzio breve, i PACS, la pillola del giorno dopo, la procreazione assistita, l'eutanasia: tematiche assai piú vicine ai radicali che ai socialisti.
[26] Fra essi Enrico Boselli, Ottaviano del Turco e Pia Locatelli.
[27] Ne facevano arte 4 socialisti (Enrico Boselli, Roberto Villetti, Ugo Intini e Cesare Marini) e 4 radicali (Daniele Capezzone, Marco Pannella, Emma Bonino e Marco Cappato).
[28] Nel 2007 Rubilotta aderirá al PdL di Berlusconi.
[29] Di questi 11 erano dello SDI: Rapisardo Antinucci, Enrico Boselli, Enrico Buemi, Salvatore Buglio, Giovanni Crema, Lello Di Gioia, Giacomo Mancini jr, Angelo Piazza, Gian Franco Schietroma, Lanfranco Turci, Roberto Villetti (capogruppo).
[30] La formazione „I Socialisti“, che non aveva ottenuto alcun seggio, ma che aveva contribuito in modo determinante alla vittoria del centro-sinistra, ottenne un sottosegretatario: Bobo Craxi agli Esteri (ma il segretario Saverio Zavettieri non considero' tale incarico come ottenuto in rappresentanza del movimento, ma a titolo personale). Il PSDI, collegato alla coalizione di Prodi, ebbe 1 eletto (Giorgio Carta). Nella coalizione di centro-destra il PS-NPSI ebbe complessivamente 4 eletti.
[31] Questa constatazione in realtá era stata fatta per primo da Bobo Craxi, che – lasciato il PS-NPSI - per salvaguardare la peculiaritá socialista non era entrato nella RnP ed aveva invece costituito „I Socialisti“.
[32] Segretario fu eletto Saverio Zavettieri.
[33] Ad Alleanza riformista aderirono, fra gli altri, l'ex senatore Cesare Marini, il sindaco di Bergamo Roberto Bruni, Salvo Ando' e Claudio Signorile, i cui movimenti di provenienza rimasero pero' nello SDI.
[34] Il Comitato Promotore era composto di 45 membri. Il processo costituente del PD si concluse il 14-10-2007.
[35] In essa si diceva, fra l'altro: Le forze che si riconoscono nei valori del socialismo europeo potranno presto ritrovarsi in un progetto comune, magari in un'assemblea fondativa per dar vita ad una nuova sinistra di governo, integrata da nuovi protagonisti, in grado di rappresentare al meglio le sfide future che ci attendono.
[36] A Democrazia e Socialismo aderivano 5 parlamentari: i senatori Gavino Angius e Accursio Montalbano e i deputati Fabio Baratella, Franco Grillini e Valdo Spini.




Fonte: di FERDINANDO LEONZIO