"È L'ORA DELLA CHIAREZZA"

24-05-2021 -

Il 7 e 8 maggio scorso si è tenuto un vertice informale a Porto dei leader dell'Unione europea con al centro delle discussioni la risposta dell'UE al Covid 19 e le misure da adottare nell'ambito degli affari sociali. Ovviamente l'una e le altre sono, in questo momento, strettamente correlate. Al termine dell'incontro è stata emessa una dichiarazione in tredici punti che riassume i termini delle decisioni assunte.
Vale la pena, per la sua importanza, riportare per intero il contenuto del primo punto.
Sottolineiamo l'importanza dell'unità e della solidarietà europee nella lotta contro la pandemia di COVID-19. Tali valori hanno definito la risposta dei cittadini europei alla crisi e sono anche al centro del nostro progetto comune e del nostro peculiare modello sociale. Ora più che mai l'Europa deve essere il continente della coesione sociale e della prosperità. Ribadiamo il nostro impegno ad adoperarci per un'Europa sociale.
Vi si legge che l'Europa deve costituire il baluardo “della coesione sociale e della prosperità” e si rinnova la garanzia ad agire per la costruzione di un'Europa sociale. Al punto 4 si conferma che “il pilastro europeo dei diritti sociali è un elemento fondamentale della ripresa” e tuttavia, poche righe dopo, si scrive che “La dimensione sociale, il dialogo sociale e il coinvolgimento attivo delle parti sociali sono sempre stati al centro di un'economia sociale di mercato altamente competitiva”. Su questo punto ci soccorre la riflessione del giurista Alessandro Somma che nel suo ultimo libro, Quando l'Europa tradì se stessa, ricostruisce come il progetto europeo sia stato profondamente informato dal pensiero ordoliberale che in Germania ha definitivamente prevalso grazie al cancellierato del socialdemocratico Schroeder (ah, le astuzie della storia!) e che ha finito per imporsi sulle ipotesi concorrenti anche in Europa e il cui influsso fa, infine, capolino anche qui con le parole che abbiamo sottolineato.
È nel Trattato di Lisbona che compare per la prima volta l'espressione ‘economia sociale di mercato altamente competitiva' in cui ci si appropria compiutamente anche del lessico del neoliberismo. La stessa dichiarazione, però, al punto 9 ribadisce che “Siamo determinati a ridurre le disuguaglianze, a difendere salari equi, a combattere l'esclusione sociale e la povertà, perseguendo l'obiettivo di lottare contro la povertà infantile e di far fronte ai rischi di esclusione cui sono esposti i gruppi sociali particolarmente vulnerabili, quali i disoccupati di lunga durata, gli anziani, le persone con disabilità e le persone senza fissa dimora”.
Dopo la lettura della dichiarazione di Porto, l'impressione che se ne ricava è che ci si trovi in mezzo a un guado in cui non si sa, al momento, su quale sponda approderemo. Non sappiamo ancora se si sia compresa appieno l'importanza del momento che stiamo vivendo e se troveremo il coraggio per portare la buona battaglia là dove deve essere portata, sfruttando, ad esempio, l'opportunità per una vera riforma fiscale dell'UE che innescherebbe un circolo virtuoso a tutto vantaggio della democratizzazione delle istituzioni europee.
Siamo di fronte a quello che i greci chiamavano il kairos, il momento opportuno ma fuggevole la cui lettura vigile e attenta è capace di determinare il futuro.



Fonte: di ANDREA BECHERUCCI