"IL SOCIALISMO, IL LAVORO E L'OZIO"

27-04-2021 -

Qualche volta mi torna alla mente un episodio raccontatomi, oltre mezzo secolo fa, dal vecchio Puddu S., un bracciante analfabeta dal volto abbrunito dal sole cocente della campagna siciliana e solcato da profonde rughe, testimoni silenti del duro lavoro dei campi.
In gioventú Puddu era rimasto senza lavoro e la sua famiglia ormai si nutriva solo di erbe raccolte qua e lá. Decise dunque di implorare il „signorino“ M. di dargli un lavoro nella sua immensa proprietá agricola. Lo aspetto´ all´uscita del circolo dei „nobili“ e gli si getto´ai piedi. Il „cavaliere“, infastidito da tanto ardire, per toglierselo di torno, gli disse che, vabbene sí, poteva fare un certo lavoro nella sua proprietá.
Finito che lo ebbe, Puddu si presento´al signorino, con la coppola in mano, per chiedere la sua miserabile mercede, ma se ne ebbe un „poi...poi“, mentre i suoi figli allampanati si torcevano per la fame.
La terza volta Puddu si fece piú insistente e piú audace, ma se ne ebbe una risposta che voleva essere spiritosa e che, dileggiando e umiliando lo frontato che osava „importunarlo“, voleva far ridere i quattro imbecilli blasonati che accompagnavano il „signorino“ M.: „Ma cos´altro vuoi? Mi hai chiesto un lavoro e io te l´ho dato! Ora lasciami in pace!“.
Non ricordo la fine del racconto, ma posso dire che Puddu fu uno dei piú coerenti socialisti che io abbia mai conosciuto, sempre in testa ai cortei sindacali e politici, portando orgogliosamente nelle sue mani callose la rossa bandiera della sezione...

Questo episodio mi indusse, tempo fa, a riflettere sul concetto di lavoro, sulla sua natura e sul suo scopo ultimo, questione su cui si sono affannati politici e filosofi di varie scuole.
Il lavoro, é vero, puo´ essere di tanti tipi: manuale o intellettuale, libero o servile, a tempo o a cottimo, specializzato o generico, creativo o ripetitivo, dipendente o autonomo...
Ma c´é un elemento unificante fra tutti i tipi di lavoro ed é dato dalla risposta alla domanda: „Perché si lavora?“
La risposta é, a mio avviso, paradossale, eppure reale: „Si lavora per non lavorare!“.
Si lavora, cioé, per conquistarsi spazi, i piú ampi possibili, di tempo libero, in cui poter realizzare pienamente la propria personalitá.
Il che é anche il fine ultimo del socialismo, la totale liberazione dell´uomo da ogni forma di schiavitú.

Questa „lampadina“ mi si accese in seguito alla lettura del celebre pamphlet di Paul Lafargue (1842-1911), Il diritto all´ozio, da lui scritto in prigione nel 1880 sotto forma di articoli per il giornale L´Egalité e pubblicato in volume nel 1883.
Lafargue, socialista rivoluzionario francese di origine cubana, genero di Marx, vi muove una critica, ironica ed aspra ad un tempo, contro la strana follia costituita, a suo dire, nella societá capitalista del suo tempo, dall´amore per il lavoro, un amore cosí tanto diffuso nelle file del proletariato.
Lafargue esorta, invece, con grande vigore polemico e presentando rapide ed efficaci caricature di singoli e di gruppi sociali, a ritrovare nell´ozio, inteso come diritto al tempo libero, la premessa per una societá migliore, in cui i lavoratori possano sviluppare le proprie potenzialitá.
Lafargue non é solo nella sua impostazione, paradossale eppure molto seria.
Posizioni analoghe, a favore del tempo libero, possiamo ritrovarle in vari pensatori:

Lo scopo del lavoro é quello di guadagnarsi il tempo libero.
(Aristotile)

Il lavoro non è più rispettabile dell'alcool, e serve esattamente allo stesso scopo: distrae semplicemente la mente.
(Aldous Huxley)

Mi piace il lavoro, mi affascina completamente. Potrei rimanere seduto per ore a guardare qualcuno che lavora.
(Jerome K. Jerome)

Il Lavoro consiste in qualsiasi cosa una persona sia costretta a fare, mentre il Gioco consiste in qualsiasi cosa quella stessa persona non sia affatto costretta a fare.
(Mark Twain)

Loro parlano della dignità del lavoro. Balle. La dignità è nel tempo libero.
(Herman Melville)

Una persona che lavora dovrebbe avere anche il tempo per ritemprarsi, stare con la famiglia, divertirsi, leggere, ascoltare musica, praticare uno sport. Quando un´attivitá non lascia spazio a uno svago salutare, a un riposo riparatore, allora diventa una schiavitú. (Papa Francesco)

L´opera di Lafargue, tradotta in molte lingue, fu apprezzata da socialisti del calibro di Karl Marx, Karl Kautsky, Jean Iaurés.
Altri socialisti videro il lavoro come una legittima aspirazione umana, idonea pur sempre a rendere l´uomo libero dal bisogno:

O vivremo del lavoro, o pugnando si morrá (Filippo Turati, dall´Inno dei lavoratori)

Il lavoro dovrebbe essere una grande gioia ed è ancora per molti tormento, tormento di non averlo, tormento di fare un lavoro che non serva, non giovi a un nobile scopo.
(Adriano Olivetti)

Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo.
(Sandro Pertini)

Furono sostanzialmente due socialisti, Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro, e Gino Giugni, docente di Diritto del lavoro, i promotori, i “padri”, della piú importante legge a tutela del lavoro in Italia: la legge n. 300/1970, conosciuta come Statuto dei Lavoratori.

La Costituzione della Repubblica Italiana, fondata sul lavoro, dedica parecchi articoli a tutela non solo del lavoro, ma anche del tempo libero, garantito dal riposo settimanale e festivo e dalle ferie annuali: 3,4,35,36,37,38,39,40,45, 46,52. Il lavoro è festeggiato il 1° maggio.

In conclusione: lavoro come strumento di riscatto e di libertá o lavoro come sfruttamento e alienazione? Dipende dalla tutela legislativa e sindacale che esso ha raggiunto nelle varie realtá, attraverso lunghe lotte, quasi sempre guidate dai socialisti. Esso puo´essere alienante e opprimente se abbandonato a se stesso o preda del capolarato; in tal caso serve solo alla pura sopravvivenza nell´abbrutimento, senza alcuno spazio per lo sviluppo della persona umana. Diventa, invece, strumento di liberazione quando è scelto in base alle proprie inclinazioni, gode di ampia tutela e riesce a ritagliare spazi sempre piú grandi da poter dedicare alle attivitá preferite.

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita.
(Confucio).

Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice.
(Umberto Saba)

Trova un lavoro che ti piaccia ed avrai cinque giorni in più per ogni settimana.
(H. Jackson Brown Jr)

Non possiamo infine fare a meno di ricordare il motto del ´68 lavorare meno, lavorare tutti. Nella stessa direzione si mosse la legge promossa in Francia nel 1999-2000 sulle 35 ore settimanali di lavoro dal governo socialista di Lionel Jospin e, in particolare, dalla ministra dell´Impiego e della Solidarietá Martine Aubry.

Nel futuro, assai probabilmente, oltre le battaglie socialiste, una funzione determinante l´avranno anche le macchine, se saranno al servizio dell´uomo. E quella di Lafargue non sará piú un´utopia.




Fonte: di FERDINANDO LEONZIO