“Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse.”
(Adam Smith, Ricerche sopra la natura e le cause della Ricchezza delle Nazioni)

22-12-2020 -

In attesa dell'esito della sfida a singolar tenzone fra il Senatore Matteo Renzi e il Presidente del Consiglio Professor Giuseppe Conte (che in questi mesi ha commesso perlomeno due errori politici clamorosi: non ha voluto, o saputo, dividere l'opposizione e ha cercato di realizzare una gestione degli agognati fondi europei che escludeva alcuni partiti di maggioranza) mi sembrerebbe utile incominciare a riflettere per affrontare con maggiore cognizione di causa la questione dell'Europa. Alla luce della nuova situazione venutasi a creare dopo la crisi finanziaria del 2008 e quella esogena del COVID 19 ritengo fondamentale per il futuro del nostro paese proposte che possono modificare profondamente le politiche economiche fin qui adottate e che hanno mostrato in questi anni tutta la loro fallacità.
La comunità Europea con il suo programma chiamato Next generation EU, con il Support to mitigate unemployment risks in emergency (SURE). con la sospensione del Patto di Stabilità e contemporaneamente, o quasi, con l'allentamento dei vincoli sugli aiuti di stato e con la BCE che ha attivato il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP), sembra incominciare a discostarsi dalla sua algida politica economica basata su di un liberismo sfrenato ed ha gettato un piccolo seme, quello della solidarietà fra i paesi aderenti all'Unione Europea. Potenzialmente si potrebbe ritornare ai principi che ispirarono i firmatari dell'accordo sulla costituzione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) considerandolo come il primo passo verso la costituzione di una Europa federale.
La crisi non dipende né dalla spesa pubblica né dagli alti salari, ma da una errata impostazione di politica economica fatta dalla famigerata troika come nel caso della crisi greca, con lo slogan TINA (There is not alternative). Hanno ridotto il popolo ellenico alla fame, senza peraltro risolvere nessuna questione, anzi aumentando il divario fra deficit e PIL. A fare questa affermazione non è il bollettino di qualche residua formazione comunista, ma l'ex economista capo del Fondo monetario Olivier Blanchard, cioè quello che cooperò a mazzolare la Grecia. (O, J. Blanchard D. Leight, Growth Forecast Errors and Fiscal Multipliers in “International Monetary Fund (IMF) Working paper WP 13/1 January 2013).
Lo stesso Fondo Monetario Internazionale esorta i paesi più ricchi ad aumentare la progressività dei sistemi fiscali per cercare di ricreare le condizioni economiche che consentano di trovare risorse per un aumento del welfare pena il rischio di gravi crisi del sistema sociale (IMF, Fiscal monitor 2017). Altro che flat tax!
L'economia mondiale, anche a causa della pandemia ma non solo, rischia una stagnazione secolare se non ci sarà una politica di bilancio degli Stati di carattere espansivo che supporti la domanda.
Non solo ma sempre lo stesso Blanchard (O. J. Blanchard, A. Leandro, J. Zettelmeyer, Revisiting the EU Fiscal Framework in an Era of Low interest rate) suggerisce di cambiare i criteri di valutazione dei bilanci da quantitativi in qualitativi, con buona pace di un altro dei capisaldi della politica finanziaria europea il Fiscal Compact.
Ho citato questi esempi per far riflettere circa i cambiamenti in atto nei chierici più intelligenti del capitalismo.
Nell'Europa il sistema economico imperniato sul modello tedesco export oriented sta mostrando le prime vistose crepe a causa di molteplici fattori: la guerra economica fra USA e Cina, la modificazione della struttura sociale l'aumento della disuguaglianza economica e un sistema bancario non proprio in linea coi principi economici richiesti agli altri stati.
La Cancelliera tedesca Angela Merckel e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen sembrano diventate delle adepte del Partito Federalista Europeo, non solo, ma parrebbe che abbiano abbandonato il loro credo “ordoliberalista” narratoci per anni come la teoria economica capace di realizzare il miglior sviluppo possibile.
Bisogna rilevare che l'”ordoliberalismo” ha da tempo abdicato alla sua tradizione di tutela dello stato sociale, anche se concepito in maniera paternalistica, e alla lotta contro i monopoli a favore delle tesi più liberiste quali il ruolo autoregolatore del mercato da cui discende un'avversione verso qualsiasi intervento dello stato nel processo economico e la necessità di avere i conti pubblici in ordine.
In realtà la Germania dovrà riposizionarsi sui mercati per salvaguardare il proprio patrimonio industriale che le consente di avere la leadership dell'Europa. Perché non utilizzare questo terribile evento esogeno della pandemia per incominciare a cambiare politica economica?
In questo quadro l'Italia se avesse una classe politica all'altezza della situazione potrebbe inserirsi e fare da catalizzatore per uno sviluppo dell'Europa diverso da quello fin qui realizzato.
Sapendo che non servono fughe in avanti, pensare in queste condizioni ad uno stato federale sarebbe pura utopia, ma fra questo e il rimanere inerti ci sono diverse opzioni.
La politica deve tutelare gli interessi dei ceti meno privilegiati non solo per un senso astratto di solidarietà, ma perché aiutando i ceti più deboli si aumenta la ricchezza di tutta la società.
Questo processo non può essere guidata da coloro che “… odono voci nell'aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro” (J. M. Keynes, Occupazione interesse e Moneta. Teoria Generale)




Fonte: di ENNO GHIANDELLI