"ANCORA SULLO STATO DI DIRITTO"

20-12-2020 -

Cominciamo dai fatti. Lo scorso 16 ottobre a Conflans-Sainte-Honorine, un tranquillo agglomerato della periferia a nord-ovest di Parigi, il professor Samuel Paty, docente di storia e filosofia viene sgozzato da un giovane ceceno di religione islamica che si trova in Francia come rifugiato. Qual era la colpa che si imputava a questo docente?
Paty aveva mostrato in classe, nel corso di una lezione di educazione civica di qualche giorno prima, due caricature di Maometto pubblicate sul settimanale satirico Charlie Hebdo, la cui redazione è stata, a sua volta, brutalmente colpita dall’attentato terroristico del 7 gennaio 2015. Il professor Paty aveva usato tutte le cautele possibili per non urtare la suscettibilità e lo spirito religioso degli alunni di religione islamica invitando coloro che potevano sentirsi urtati da queste immagini a lasciare l’aula. Tuttavia, un alunno musulmano che aveva assistito alla lezione sentì oltraggiata la propria devozione al Profeta e ne riferì al padre il quale pubblicò sui social media una serie di video in cui attaccava pesantemente il docente. I video diventeranno in breve virali e contribuiranno a scatenare una campagna d’odio verso Paty il quale non troverà la solidarietà che si attendeva neppure dai colleghi. Saranno le immagini e i commenti di questa campagna che armeranno la mano dell’uccisore del docente qualche giorno dopo.
Com’è ormai noto tutta la vicenda ha avuto conseguenze di ampia portata: il presidente Macron, nel discorso tenuto in occasione delle esequie di Paty ha coraggiosamente sostenuto che la Francia non avrebbe rinunciato al diritto di satira che si esprime attraverso barzellette e caricature ma la sua dichiarazione ha innescato la reazione del presidente turco Erdogan che ha accusato Macron di instabilità mentale. Da questo momento lo scontro tra Francia e Turchia si è ampliato fino al ritiro dell’ambasciatore francese ad Ankara da una parte e alla richiesta della Turchia ai paesi musulmani di boicottare i prodotti francesi dall’altra.
Il professor Paty non aveva fatto, in realtà, nulla di stravagante nella sua lezione ma aveva semplicemente applicato ciò che indica la legge francese quando si riferisce all’insegnamento di storia, geografia e educazione morale e civica, laddove essa consiglia, quando si insegnano la laicità e la libertà d’espressione e di stampa, anche il ricorso alle vignette di Charlie Hebdo.
Purtroppo molti anche in precedenza erano stati i segnali di una deriva anti laicista nelle scuole francesi, molti dei quali provenienti da ragazzi di religione islamica in Francia ormai da tre o quattro generazioni. Questi minori dimostravano con manifestazioni, talora anche violente, la propria disapprovazione rispetto a determinati argomenti presenti nei programmi scolastici potenzialmente divisivi rispetto al comune sentire di alcune minoranze islamiche (in particolare la Shoah ma non solo).
Inutile riaffermare in questa sede quanto questi segnali si inseriscano in un più generale “spirito dei tempi” che ha visto, nel luglio scorso, il presidente turco Erdogan trasformare nuovamente Santa Sofia in moschea ma anche la decisione italiana, del 2016, di coprire alcune statue dei musei capitolini per non urtare la suscettibilità del presidente iraniano Hassan Rouhani in visita a Roma.
Il 2 ottobre, il presidente francese Macron ha tenuto a Parigi uno storico discorso centrato sull’opposizione al “separatismo islamista”. Macron, dopo aver ribadito che «le problème n’est pas la laïcité. La laïcité, c'est la liberté de croire ou de ne pas croire, la possibilité d'exercer son culte à partir du moment où l'ordre public est assuré. La laïcité, c'est la neutralité de l'État et en aucun cas l'effacement des religions dans l'espace public. La laïcité, c'est le ciment de la France unie», è passato ad analizzare quel fenomeno che porta taluni gruppi islamici a costituirsi in una sorta di società parallela all’interno dello stato di diritto a partire dalla descolarizzazione con il rifiuto della scuola pubblica ispirata ai valori della République e che passando per una comunitarizzazione dei valori islamici attraverso le più varie esperienze (tra cui pratiche sportive e manifestazioni culturali) può arrivare fino a pretendere giurisdizioni separate per i propri adepti. C’è il rischio, ben presente a Macron, che, attraverso l’indottrinamento di molti cittadini francesi di fede islamica, possano mettere radici convinzioni contrarie all’ordinamento dello Stato francese in tema di eguaglianza tra uomini e donne e rispetto dei diritti umani.
Le parole del presidente francese sono di fondamentale importanza per ricordarci quanto siano importanti e, allo stesso tempo, fragili, in un’identità plurale com’è quella europea, le “radici laiche dell’Europa”. Esse sono composte da valori e credenze che si sono sedimentati nel corso dei secoli e che costituiscono un patrimonio da conservare gelosamente.

PS Queste pagine sono dedicate a Sergio Lariccia che, con ben altra competenza, ha scritto per cinquant’anni di laicità, molto seminando.




Fonte: di ANDREA BECHERUCCI