"LA LEGA DEI SOCIALISTI"

22-09-2020 -














Franco Bassanini
Tristano Codignola



L'esplosione correntizia verificatasi nel PSI nei primi anni '70 del Novecento ben presto' partorí due frutti avvelenati.
Da un lato ebbe inizio la trasformazione delle correnti ideali in „cordate“, sorte attorno al nome di qualche prestigioso dirigente nazionale; le quali, in periferia, presero pero' a gareggiare, senza andare troppo per il sottile, per la conquista del potere all'interno del partito, da cui partire per la conquista del potere pubblico; ne vennero fuori il gonfiamento del tesseramento e i cosiddetti signori delle tessere, che facevano il bello e il cattivo tempo nelle sezioni e nelle federazioni, con la conseguenza dello svuotamento di poteri dei legittimi organi di partito e l'allontanamento dalla militanza attiva della parte piú politicizzata degli iscritti.
Dall'altro si accentuo' la tradizionale carenza organizzativa del partito, accompagnata da una confusione di linguaggi e di proposte politiche poco rassicuranti per l'elettorato.
Ne consegui' l'inaspettata batosta elettorale nelle elezioni politiche del 20-21 giugno 1976 (9,64 % alla Camera).
Questo „allarme rosso“ porto' i „quarantenni“ del PSI a giubilare il segretario del partito Francesco De Martino e, attraverso anche un'inedita convergenza tra la „destra“ autonomista e la „sinistra“ socialista, a chiamare all'alta carica Bettino Craxi (1).
Gli anni del craxismo restituirono al PSI grinta , orgoglio e presenza politica, e tutti divennero craxiani, piú precisamente „riformisti“, dal nome assunto dal correntone del segretario, dopo aver inglobato i gruppi che si richiamavano alle posizioni di Gianni De Michelis e a quelle di Enrico Manca.
Ma le correnti, di fatto, nel territorio non scomparvero, divenendo „gruppi“, al seguito di ras locali che si contendevano il potere nelle federazioni, in cui liberamente scorazzavano, pur rimanendo, a livello nazionale, tutti o quasi, nella maggioranza craxiana.
L'iniziale „alternativa socialista“, meta ultima e condivisa dell'azione politica del PSI, nell'immediato cedette il posto ad una specie di centro-sinistra allargato, il pentapartito (2).
La linea cosiddetta della „governabilitá“ porto', ancora di piú di quanto avvenuto col primo centro-sinistra, ad una consolidata presenza del PSI nel potere nazionale, e ad una dilagante partecipazione a quello locale, dove il PSI poteva fare alleanze sia di centro-sinistra (di pentapartito) sia di sinistra (col PCI e altri). Quello che qualche malizioso critico chiamerá il partito degli assessori attiro' di conseguenza nelle sue file nugoli di borghesia rampante, che finiranno col mutare notevolmente la tradizionale composizione della base socialista.
Dall'anarchia correntizia si passo' dunque al potere „aristocratico“ dei leader nazionali e infine all'autocrazia politica. Il culmine di questo nuovo assetto del PSI fu raggiunto nel XLII congresso (Palermo, 22-26 aprile 1981), che approvo', su proposta di Claudio Martelli, la modifica statutaria che comportava l'elezione diretta del segretario nazionale da parte del congresso.
Tale nuova procedura se, da un lato, svincolava il segretario dai condizionamenti di correnti, componenti e gruppi, dall'altro concentrava nelle sue mani poteri molto vasti, assai poco bilanciati da organi dirigenti sempre piú affollati e percio' svuotati di autorevolezza e ricchi, invece, come fu detto, di nani e ballerine.
A risentirne fu anzitutto la tensione ideale e il libero confronto, tradizionali nella lunga storia del PSI.
Tutto questo non fu supinamente accettato da alcuni militanti, particolarmente sensibili alle problematiche di costume.
Il 4 ottobre 1981 venne pubblicato (3) un „Appello ai socialisti“, firmato da Tristano Codignola (4) ed altri (5):

Per la sua collocazione, la sua rappresentanza, la sua storia, il PSI deve assolvere un particolare impegno: quello di proporre un modo di fare politica capace di restituire, soprattutto ai giovani, fiducia nella democrazia, speranza in un mondo migliore. Condizione di cio' é che morale politica e morale comune non divergano. […].

Dopo aver criticato la gestione del partito e posto l'accento sull'importanza della questione morale, i firmatari lamentavano il clima che, a loro dire, aleggiava nel PSI:

E' di pari gravitá il fatto che é ormai impossibile nel partito, per i dissenzienti dalla linea della maggioranza, svolgere qualsiasi attivitá politica. Il verticismo assoluto della gestione é giunto al punto che gli organi del partito sono del tutto esautorati.

Essi cosí spiegavano il senso politico della loro iniziativa:

Questo appello si rivolge a tutti i socialisti perché escano dallo stato di rassegnazione in cui versano e sostengano le iniziative volte a costruire una forza socialista indispensabile per la realizzazione dell'alternativa democratica e di sinistra.

Lo stesso 4 ottobre 1981, l'organo del PSI Avanti! diede la notizia di una conferenza stampa del giorno precedente, tenuta dal consigliere regionale lombardo Elio Veltri:

Elio Veltri, consigliere regionale della Lombardia, ha annunciato ieri con una conferenza stampa la sua uscita dal partito socialista. Quindi Veltri stesso e un altro gruppo di firmatari hanno diffuso un „appello“ contro la politica e la conduzione del PSI. Tra i firmatari sono compresi, insieme a un deputato, l'on. Bassanini, anche uomini che da tempo non risultano iscritti al partito. Si tratta di una somma di casi personali, ai quali riesce difficile, nonostante l'appello elaborato, dare un significato politico comune. Si tratta anche, in alcuni casi, di persone che, per i loro comportamenti pubblici, giá si sono da tempo, di fatto, posti al di fuori del partito.

Il giornale socialista comunicava, inoltre, che la corrente di „Sinistra per l'alternativa“, guidata da Michele Achilli, aveva riconfermato la scelta di continuare la sua battaglia all'interno del PSI.
Successivamente l'Ufficio Stampa del PSI rincaro' la dose con un comunicato in cui si diceva che le iniziative di piccoli trafficanti e girovaghi della politica, mescolate a piú rispettabili frustrazioni prevalentemente senili, non avrebbero nessunissima eco politica se in realtá non fossero uno dei tanti veicoli della campagna offensiva in atto contro il PSI.
Dopo aver rilevato che la campagna offensiva contro il PSI si era sviluppata fin dal congresso di Palermo e dopo i successi elettorali (6), la nota cosí si avvio'a conclusione: Chi con le aggressioni di varia natura, occasionali o premeditate, pensa di sbarrare la strada, sottovaluta molte cose e in primo luogo sottovaluta la forza che ci deriva dalla linearitá della nostra impostazione politica, la forza e la determinazione che nascono dall'unitá sostanziale del PSI e del suo gruppo dirigente, nella libertá delle idee e nella adozione democratica delle decisioni (7).
Nello stesso articolo il giornale riporto' pure la notizia che alcuni firmatari dell'“Appello“ (Antonio Greppi (8), Guido Fubini, Renato Macro, Mirella Venturini, Enzo Funaro) avevano dichiarato di non avere alcuna intenzione di lasciare il PSI (9).
Successivamente la parola passo' alla Commissione Centrale di Controllo (CCC) del PSI, che rilevo' come, fra i firmatari dell'appello, i compagni Bassanini, Codignola, Enriques Agnoletti, Ballardini, Cozza, Ferrara, Luzzatto, Magno, Fedeli, invitati a chiarire la loro posizione, eventualmente smentendo i propositi scissionisti loro attribuiti, non lo abbiano fatto e che taluno di essi, giá protagonista di ripetuti atti di indisciplina, di deliberato assenteismo, di sistematica e sleale inosservanza degli orientamenti e delle direttive degli organi di partito, continua a mostrare attraverso pubbliche dichiarazioni una pervicace volontá di contrapposizione nei confronti del partito (10).
Di conseguenza la CCC , sottolineando la necessitá di evitare in modo rigoroso coincidenze obiettive fra prese di posizione pubbliche di iscritti al partito e le campagne denigratorie in atto contro il PSI per arrestarne la crescita politica, nel riscontrare che i comportamenti dei su menzionati compagni, palesando la evidente volontá di recidere il loro legame statutario del partito, delibera di prendere atto – a tutti gli effetti – che essi hanno cessato il loro rapporto di militanza nel Partito Socialista.
Nel deliberato si riteneva, infine, che il deputato Bassanini e il consigliere regionale lombardo Veltri avessero il dovere morale di restituire il mandato affidato loro dagli elettori socialisti nelle liste socialiste (11).
La deliberazione della CCC del PSI, suscito' vari commenti all'interno del partito. Riccardo Lombardi, fra l'altro, disse: La decisione della CCC del PSI, sotto la finzione di una presa d'atto di dimissioni, é invece un vero e proprio atto di espulsione di compagni che avevano espresso critiche, condivisibili o no, ma legittime, alla linea politica e ai comportamenti degli organi dirigenti del partito. Inoltre egli giudico' i provvedimenti non coerenti con la lunga tradizione di tolleranza del dissenso, che ha costituito sempre una caratteristica del PSI.
Il presidente della CCC, Antonio Natali, preciso': Tengo a precisare che a questi compagni é stato chiesto esplicitamente, di fronte alle notizie di stampa che preannunciavano una loro scissione, se essi intendevano o meno smentire l'intenzione di lasciare il Partito. Alcuni di loro hanno risposto che non intendevano lasciare il Partito, altri che non smentivano questa ipotesi, altri ancora non hanno neppure risposto all'invito della CCC. Al di lá dei giudizi sulle posizioni politiche e polemiche che hanno contraddistinto le dichiarazioni pubbliche di questi compagni, rimane il fatto che il Partito non poteva consentire che si continuasse a predicare una eventuale scissione, che si preannunciassero collegamenti con altri partiti e movimenti. Pertanto la decisione presa, di considerare a tutti gli effetti fuori del Partito questi iscritti, deriva dalla necessitá di una elementare difesa della integritá del Partito (12).
Sull'Avanti! del 10 ottobre 1981 apparve il seguente comunicato della CCC: La presidenza della CCC informa che il compagno Michele Cozza ha inviato una lettera con la quale manifesta la sua volontá di rimanere nel partito. La presidenza della CCC ne prende atto con piacere e considera quindi il compagno Michele Cozza iscritto al partito a tutti gli effetti. La presidenza della CCC informa anche che il nome Magno citato nella delibera del 7 corrente è in realtá scritto Pompeo Rocco.

Dopo la formale presa d'atto delle deliberazioni della CCC, ma sostanziale loro espulsione, i dissidenti, per nulla scoraggiati, decisero di dar vita ad una nuova formazione politica, denominata Lega dei Socialisti, il cui “Comitato provvisorio di coordinamento” (13), il 15 ottobre 1981, pubblico' (14) il “Manifesto della Lega dei Socialisti”, con il seguente lungo titolo:
E' l'ora di abbandonare le fila della rassegnazione e dell'attesa per recuperare la sinistra sommersa, dispersa e tradita alle speranze e all'orgoglio di una democratica lotta per il socialismo.
I propositi dei firmatari erano chiari, anche se ambiziosi: Rifiutando l'acquiescenza, vogliamo recuperare le speranze e l'orgoglio della lotta per il socialismo e ridare fiducia ai tanti compagni le cui aspirazioni sono state troppe volte avvilite o tradite.
Essi ritenevano che la politica della “governabilitá” aveva comportato la rinuncia alla strategia dell'alternativa e uno spostamento del PSI nell'area moderata. Ne derivava lo sradicamento del Partito dalla sua tradizione e l'acquisizione dell'ideologia del pragmatismo che svincolano il Partito dai suoi riferimenti ideali e progettuali.
Una vera lotta per il socialismo, continuava il documento, è invece fatta di contenuti, di valori, di obiettivi che modificano l'esistenza degli uomini; percio' puo' far nascere speranze ed azioni, costruire schieramenti forti ed estesi, promuovere l'intelligenza progettuale delle masse.
In quel momento storico i contenuti di tale lotta venivano individuati nella risoluzione di urgenti problemi: la questione morale, quella istituzionale, la crisi economica, la partecipazione politica, la lotta per la pace, contro la fame e il sottosviluppo.
Il “Manifesto” della Lega dei Socialisti si concludeva con un appassionato appello:
Ci rivolgiamo ai socialisti iscritti al PSI ed ai tanti che ne sono fuori, alle forze sparse, ma attive che operano nella societá, nelle istituzioni, nel sindacato: alla sinistra sommersa e alla sinistra dispersa. Non intendiamo fondare un nuovo partito. Proponiamo di formare, dovunque possibile, “leghe socialiste”. Poniamo, in prospettiva, il problema della rifondazione della sinistra. Proponiamo di realizzare, ad ogni livello, incontri, iniziative comuni, circoli unitari e accordi federativi con le altre forze della sinistra, per dare con maggiore efficacia il nostro originale contributo di socialisti alla costruzione dell'alternativa democratica di sinistra.
Tutto questo comporterá per ciascuno un impegno certamente preferibile all'inerzia senza speranza.
Il movimento era tuttavia strettamente legato all'instancabile tenacia del suo leader Tristano Codignola. Sicché, quando questi improvvisamente morí, il 12 dicembre 1981, a Bologna, dove si trovava per una riunione della locale Lega, anche il movimento da lui guidato, ancora in formazione, rapidamente si disperse.
Alcuni dei suoi esponenti li ritroveremo, qualche anno dopo, nei gruppi della Sinistra Indipendente eletti nel 1983: al Senato il costituzionalista e docente universitario Gianni Ferrara (n. 1929) e, alla Camera Enzo Enriques Agnoletti (1909-1983), ex partigiano di formazione liberalsocialista e direttore della rivista Il Ponte e il docente universitario di Diritto Costituzionale, nonché deputato, Franco Bassanini (n. 1940), giá membro del Comitato Centrale e della Direzione del PSI (1978-1981).
Deputato dal 1979 al 1996 e senatore dal 1996 al 2006, Bassanini sará anche ministro della Funzione Pubblica. In questo ruolo sará conosciuto dal grande pubblico per l'impulso dato all'utilizzazione di massa dell'autocertificazione.

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  1. Craxi fu eletto segretario del PSI nella riunione della Direzione del partito del 16-7-1976, con 23 voti a favore e 8 astenuti.
  2. Alleanza politica fra DC, PSI, PSDI, PRI, PLI.
  3. L' „Appello ai socialisti“ venne pubblicato sul quotidiano La Repubblica del 4-10-1981.
  4. Tristano Codignola (1913.1981), coscienza critica del socialismo italiano di alto profilo morale e intellettuale, ex azionista, era stato vicesegretario del PSI (1970-72) e responsabile del settore scuola. A lui sostanzialmente si devono l'istituzione degli asili statali e la scuola media unica.
  5. Firmatari dell' „Appello ai socialisti“ erano Gianfranco Amendola, Renato Ballardini, Franco Bassanini, Tristano Codignola, Michele Cozza, Enzo Enriques Agnoletti, Franco Fedeli, Giovanni Ferrara, Guido Fubini, Renzo Funaro, Antonio Greppi, Paolo Leon, Giunio Luzzatto, Renato Macro, Rocco Pompeo, Elio Veltri, Mirella Venturini.
  6. Il riferimento è probabilmente alle elezioni amministrative del 21-22/6/1981.
  7. In Avanti! del 6-10-1981.
  8. Giá sindaco di Milano all'indomani della Liberazione.
  9. In Avanti! del 6-10-1981.
  10. In Avanti! dell'8-10-1981. Gli altri – si precisava nell'articolo – o risultavano non iscritti al partito oppure avevano smentito i propositi scissionisti loro attribuiti.
  11. L'intero deliberato della CCC del PSI in Avanti! dell' 8-10-1981.
  12. I commenti sulla decisione della CCC del PSI in Avanti! del 9-10-1981.
  13. Esso era composta da: Gianfranco Amendola, Renato Ballardini, Franco Bassanini, Virgilio Bertini, Francesco Chioccon, Tristano Codignola, Michele Cairo, Maria Corda Costa, Enzo Enriquez Agnoletti, Franco Fedeli, Gianni Ferrara, Luigi Fiasconaro, , Oreste Flamini-Minuto, Guido Fubini, Tina Lagostena Bassi, Carlo Lavagna, Paolo Leon, Giunio Luzzatto, Fernando Pinto, Rocco Pompeo, Elio Veltri, Mirella Venturini, Gianfranco Viglietta, Agostino Viviani.
    Coordinatore Nazionale fu eletto Rocco Pompeo, docente di Storia e Filosofia, fondatore e direttore (1981-1988) di Lega dei Socialisti, mensile di informazione e documentazione politica.
  14. Tale Manifesto fu pubblicato da Sinistra Unita.


Fonte: di FERDINANDO LEONZIO