"TERRA E LIBERTA' "

28-07-2020 -

Cinema e politica: se si cerca un commento a questa relazione, si trovano espressioni come “binomio ormai consolidato”. Direi molto di più: la forte impressione di realtà, derivante dalla visione delle immagini in movimento, ha fatto sì che ben presto si riconoscesse in questa forma di arte un mezzo viene da dire naturale per rendere tangibili, espliciti, i contenuti della politica. Non a caso, la grande avanguardia sovietica capì subito l'importanza del cinema come mezzo didattico per l'analisi e la comprensione del reale, realizzando opere ancora oggi considerate punti chiave nella storia della settima arte. Pertanto, una piccola sezione dedicata al cinema in una rivista che si occupa di politica è più che pertinente.
Come inizio credo che parlare di un film come Terra e libertà, con la regia di Ken Loach, sia un atto dovuto. Il film uscì nel 1995, e fu in concorso a Cannes.

IL REGISTA
Ken Loach, 17 giugno 1936, è forse la massima espressione del regista militante:”Figlio di operai, ha dedicato tutta la sua opera cinematografica alla descrizione delle condizioni di vita dei ceti meno abbienti. Politicamente impegnato a sinistra, come socialista democratico ed umanista, ha fatto parte della corrente artistica inglese del Free cinema” (da Wikipedia). Nel film, come in altri, gli attori sono quasi tutti degli sconosciuti, che il regista sa dirigere con mano ferma e sicura, fedele ad una poetica di coerente realismo, già a partire dagli interpreti.

LA TRAMA
Spagna, 1936. David Carr, è un giovane operaio inglese, disoccupato e iscritto al partito comunista, che decide di arruolarsi nel P.O.U.M. spagnolo per combattere i franchisti. Del movimento fanno parte stranieri di vari Paesi d'Europa, ideologicamente marxisti, a sostegno del legittimo governo repubblicano di Madrid, dalla cui parte è in azione anche il partito comunista spagnolo. Giunto ad Aragona, davanti alle trincee del generale Franco, David entra nella compagnia comandata da Lawrence. Qui il giovane fa amicizia con il francese Bernard, con un italiano antifascista e con un irlandese che è l'amante di Blanca (l'ideologa del gruppo e ardente "pasionaria", insieme ad un'altra giovane, Maite). La vita dei combattenti in montagna è dura, con attacchi frequenti, e gli uomini si accorgono presto che a loro mancano armi e munizioni, di cui invece abbondano i compagni stalinisti. Dopo aver occupato un villaggio in mano ai Franchisti e aver subito alcune importanti perdite, Blanca si lega a David e i volontari partecipano ad accese discussioni dei borghigiani in materia di collettivizzazione delle terre, e iniziano i primi dissapori tra le varie forze della sinistra. Frattanto, ferito al volto e al petto mentre insegna a giovanissime reclute a manovrare il fucile, David viene inviato in ospedale a Barcellona, dove viene raggiunto da Blanca. In seguito, dopo essere stato dimesso, David torna a combattere prima nel reparto di Lawrence poi in montagna dove la compagnia si batte ancora eroicamente contro i falangisti. Quando però viene sparsa la falsa notizia di collusioni del P.O.U.M. con il generale Franco con il conseguente scioglimento del movimento la situazione precipita (da Cinematografo)

ECHI DELLA STAMPA:
"Terra e libertà è il film più serio e impegnativo fatto finora su uno dei capitoli cruciali della storia moderna ed è attraversato dalle contraddizioni di oggi: orgoglio e dolore, dignità e rabbia, sconfitta e utopia. E con un finale dove Loach, uno dei pochi cineasti definibili "di sinistra" concede qualche parola di speranza alla nipote che getta la terra spagnola sul feretro dell'oscuro eroe. Fa uno strano effetto vedere tanti pugni alzati, sentire affermazioni fuori moda come "Il nostro giorno verrà". In tempi di rassicurante buonismo, e basta pensare alla pilatesca indifferenza della giuria di Cannes che se ne è lavata le mani, ben venga un film che a qualche conservatore o criptoconservatore riesce a insinuare un brivido di paura".
(Tullio Kezich, "Corriere della Sera", 21 settembre 1995)

"Terra e libertà è stato aspramente criticato da vecchi combattenti della guerra di Spagna quali Santiago Carillo, ex segretario del partito comunista spagnolo, con l'accusa d'aver mostrato i comunisti soltanto come repressori e assassini dei loro compagni: ma se è certo vero che i comunisti si batterono con eroismo in Spagna, è anche vero che agirono al peggio nel particolare conflitto che Loach ha scelto di raccontare. L'ha raccontato benissimo: si possono preferire le opere più quotidiane, furenti e sardoniche del regista, ma il film che stilisticamente evoca il vasto respiro di John Ford e il realismo documentario dei grandi fotografi di guerra dei trenta, è bello ed emozionante, denso e serio, ottimamente scritto e interpretato. Ed è anche una narrazione esemplare degli esiti tragici a cui possono portare lacerazioni ed errori all'interno della sinistra".
(Lietta Tornabuoni, "La Stampa", 22 settembre 1995)


"E' comunque stupefacente (parlando del regista, ndr) la sua ostinazione e la voglia di non arrendersi in un tempo in cui la parola socialismo sembra di cattivo gusto e tanti governi europei scivolano verso destra. "L' impegno della sinistra non è finito (parla Loach, ndr). La speranza deve essere nel ruolo indipendente della classe lavoratrice. So che il linguaggio fa sorridere, ma non è facile trovarne un altro. Oggi i profitti forti vengono dall'Estremo Oriente e dal Terzo Mondo, in Europa molti conoscono la disoccupazione. Io non so in che modo, ma compito della sinistra è di organizzare il malessere e il disagio a livello europeo, superando i nazionalismi e le lotte tra i vari sindacati. La destra tende a scagliare le colpe contro gli immigrati, ma noi non dobbiamo colpevolizzare chi sta peggio di noi, dovremmo unirci contro i padroni che li sfruttano. Oggi l' aggregazione sovranazionale si verifica per l' ambiente. E' un fatto positivo, dimostra che c' è ancora gente in grado di occuparsi d' altro e non solo dei propri egoismi. Ma non basta la protesta, l' ambiente è un problema politico. I politici possono anche concedere contentini, ma la sinistra non può dimenticare che i profitti dell' industria si basano sullo sfruttamento di tutte le risorse e non c' è conciliabilità tra i problemi dell' ambiente e l' economia capitalistica".
(Maria Pia Fusco, La Repubblica, 14 settembre 1995)

COMMENTO
Credo che sia molto istruttivo leggere gli articoli sopra; sono tutti coevi all'uscita del film, e più di ogni altra cosa, ne sottolineano l'attualità, si può a ragione dire, drammatica.

Vediamo qualche scena in particolare:
  1. *L'assemblea in cui si deve decidere l'assegnazione delle terre, è un momento in cui vengono messe in grande evidenza tutte le difficoltà del passaggio ad un "mondo nuovo”, quando si devono riscrivere le regole, e vengono alla luce le contraddizioni, che poi sono sempre quelle, mutatis mutandis, e sono alla base di quelle lacerazioni che da sempre minano la forza di quella che chiamiamo Sinistra di fronte ad un nemico che sa benissimo organizzarsi per vincere (una guerra, un'elezione ecc.)…
  2. *La donna che, nel pieno dei primi scontri fra compagni, prova ad arringarli, ricordando che dovrebbe essere il vero nemico…
  3. *La combattente che cade, filmata al rallentatore. è una scena madre, che fa venire in mente la celeberrima foto di Robert Capa, simbolo della Guerra Civile spagnola, del miliziano che cade colpito durante l'attacco: ma è diversa la provenienza dei colpi, in una dai fascisti, nell'altra dai cosiddetti compagni, alla schiena…
  4. *l funerali della combattente, sepolta in quella terra, che viene detto con lucida chiarezza, almeno per un breve tempo è stata sua: ci sono dei momenti, nella storia, che pur brevi. sono segno di qualcosa che rimane: la Repubblica Romana, la Repubblica dell'Ossola, ecc. Con la terra, la terra che dà il titolo al film, che attraversa gli anni, e va nella tomba del Compagno di un tempo, a suggellarne il rapporto con stupendo simbolismo…
  5. *I pugni alzati dei vecchi compagni e della giovane nipote sorridente: il testimone passa di mano, ci sarà sempre qualcuno a raccoglierlo: fa uno strano effetto, diceva Kezich, vedere oggi questi pugni. 25 anni dopo, mi viene da dire, parafrasando il buon Guccini de La Locomotiva, che ci piacerebbe ancora sentire la notizia di pugni alzati contro l'ingiustizia (si badi bene, quale che essa sia…). Il Cinema assolve così il suo alto compito, di mantenere viva una memoria, di (re)suscitare una speranza.


Fonte: di ROBERTO COMI