"IL MOVIMENTO POLITICO DEI LAVORATORI
ed altre formazioni socialiste: ACPOL, ex PSIUP, Nuovo PSIUP, AS, PdUP"

21-06-2020 -












Simbolo del MPL

Livio Labor





Il 9 giugno 1944, in rappresentanza rispettivamente delle correnti comunista, socialista e cattolica, Giuseppe Di Vittorio, Emilio Canevari e Achille Grandi firmarono il Patto di Roma, con cui si diede vita al sindacato unitario, denominato Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL).
Tuttavia, nell'agosto 1944, Achille Grandi fondo' le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani (A.C.L.I.), che il loro statuto, all'articolo 1, definiva espressione della corrente cristiana in campo sindacale. Nelle intenzioni del fondatore esse avevano lo scopo di curare la formazione religiosa, morale e sociale dei lavoratori cristiani, anche per meglio salvaguardarne la specificitá all'interno del sindacato unitario.
In sostanza si voleva mantenere l'influenza della Chiesa cattolica e della Democrazia Cristiana (DC) all'interno della classe lavoratrice sindacalmente organizzata, la cui grande maggioranza era orientata in favore del partito comunista e di quello socialista.
La fine dell'unitá antifascista e di quella sindacale, la guerra fredda, la contrapposizione tra “centrismo” e “frontismo” favorirono il sorgere, a fianco della DC, di organizzazioni cosiddette “collaterali”(1) che, oltre ad occuparsi dei loro specifici settori professionali, assicuravano al partito dello scudo crociato la presenza e la penetrazione nei vari gruppi sociali.
La presidenza (1961-1969) di Livio Labor (1918-1999) impresse alle ACLI una svolta decisamente progressista, che rese l'Associazione sempre piú sensibile alle istanze che salivano dal mondo del lavoro e da quello dei meno fortunati. A conclusione dello sviluppo, all'interno dell'organizzazione, di una nuova sensibilitá anticapitalista e classista, il congresso di Torino (19-22/6/1969) delle ACLI decise la fine del “collateralismo” con la DC e proclamo' il principio della libertá di voto per gli aclisti, rompendo cosí la tradizionale “unitá politica dei cattolici”.
Subito dopo Labor, pero', per non coinvolgere le ACLI nelle sue personali scelte politiche, lascio'
la presidenza, nella quale fu sostituito da Emilio Gabaglio.
Giá l'8 marzo 1969, su impulso principalmente di Labor era stata fondata, ad opera di un comitato promotore (2), l' “Associazione di Cultura Politica” (ACPOL), allo scopo di offrire a tutti coloro che erano critici nei confronti dell'assetto capitalistico della societá ed auspicavano cambiamenti radicali politici, sociali ed economici "un canale di comunicazione e di dialogo per la elaborazione di un discorso e di una strategia comuni. L'associazione si proponeva – recita il comunicato ufficiale – di stimolare dall'interno stesso delle componenti della sinistra italiana un processo evolutivo, che voglia pervenire a una profonda modificazione e ristrutturazione della sinistra in una nuova prospettiva politica, al di lá di ogni ipotesi terzaforzista.
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Vi aderivano elementi del PSI, del PSIUP, della CGIL, della CISL, delle ACLI e del Movimento studentesco. Organo di stampa del movimento era Acpol notizie, che inizio' le pubblicazioni nell'ottobre 1969. L'ACPOL svolse un'intensa attivitá convegnistica, promossa principalmente da Livio Labor con la collaborazione di Riccardo Lombardi (PSI) e di Lelio Basso (PSIUP) (3).

Ben presto, pero', l'attivitá dell'ACPOL si sposto' dal dibattito politico-culturale ad un'azione politica tendenzialmente partitica dei cattolici progressisti. Cio' porto' al disimpegno di esponenti militanti in altre formazioni politiche ed alla rapida dissoluzione dell' ACPOL, che il 4 luglio 1970 decise di sciogliersi.

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Il giorno dopo (5-7-1970) gli aderenti alla disciolta organizzazione che intendevano dar vita ad un nuovo soggetto politico si costituirono in assemblea con l'intenzione di dar inizio ad un processo di costituzione di un Movimento Politico dei Lavoratori (MPL).
Dal 20 al 22 novembre 1970 si riuní a Sorrento l'assemblea nazionale dei coordinatori, per avviare la fase costituente del nuovo movimento, per definirne la linea politica, ormai orientata verso un'alternativa socialista (4) e per eleggere un Comitato di Coordinamento Nazionale di 30 membri, che avrá come coordinatore nazionale Livio Labor.
Una scelta di campo, quella del MPL, decisamente progressista e socialista per Un socialismo che non è mai esistito, affermava Labor, perché la democrazia socialista bisogna inventarla. Bisognava cercare, cioè, una nuova strada verso il socialismo, senza guardare a modelli preesistenti.
Il MPL venne ufficialmente costituito il 29 ottobre 1971 da Livio Labor, affiancato da Gennaro Acquaviva, Vittorio Bellavite (5), Luciano Benadusi (6), Marco Biagi, Corrado Clini, Luigi Covatta (7), Domenico Jervolino, Pierluigi Mantini, Gian Giacomo Migone, Giovanni Russo Spena, ecc. Vi aderirono gli on. Cesare Pirisi (8) e Giuseppe Gerbino (9).
Suo organo di stampa fu il settimanale Alternative (10), affiancato da un'agenzia di informazione Mpl notizie. Il MPL si avvalse anche di un struttura operativa radicata nel territorio.
Alle elezioni politiche del 7-8 maggio 1972, il MPL conseguí pero'risultati assai deludenti: 120.251 voti per la Camera (11), pari allo 0,36 % e nessun seggio. Il fallimento elettorale e la crisi che ne conseguí all'interno del movimento indussero a una seria riflessione sull'opportunitá di tenere in vita il movimento. Lo stesso Labor ritenne necessario che il MPL andasse a un confronto e a un dialogo con le forze della sinistra che parta dalla riflessione autocritica sulla inadeguatezza dello strumento che abbiamo messo in piedi.
Non mancarono le avances del costruendo Nuovo PSIUP, ma esse non conseguirono alcun apprezzabile risultato.
Ai primi di luglio dello stesso anno 1972 si svolse l'Assemblea Generale per decidere il destino del MPL, e in quella sede emerse una frattura, che ben presto si rivelo' insanabile, tra la maggioranza (Labor, Acquaviva, Benadusi, Covatta), determinata a sciogliere il movimento e a confluire nel PSI, per rafforzarne l'ala sinistra lombardiana e una consistente minoranza (Migone, Russo Spena, Jervolino, Bellavita) favorevole a continuare l'esperienza del MPL.
La confluenza della maggioranza nel PSI fu perfezionata il 14 novembre del 1972, nel corso del 39° congresso del PSI (12).

Intanto la minoranza dell'ormai ex MPL si organizzo' in un movimento denominato Alternativa Socialista (AS), che si proponeva di far convergere la tradizione politica del movimento operaio con il dissenso cattolico.
L'incontro tra le due minoranze, quella del MPL denominata Alternativa Socialista e quella del disciolto PSIUP, denominata Nuovo PSIUP, a questo punto, era del tutto scontata.

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Infatti, una situazione analoga si era verificata nel Partito Socialista Italiano di Unitá Proletaria (PSIUP) (13). Il risultato negativo conseguito dal partito nelle elezioni politiche del 7-8 maggio 1972, in cui, avendo ottenuto solo l'1,94 %, esso non raggiunse il quorum in nessuna circoscrizione della Camera e percio' non ottenne nessun deputato (14), provoco' nello scoraggiato gruppo dirigente una seria riflessione sulla funzione che il partito poteva ancora esercitare nel quadro politico nazionale.
Il IV ed ultimo congresso del PSIUP, che ebbe inizio a Roma il 13 luglio 1972, decise, con una maggioranza del 67%, di sciogliere il partito e di confluire nel PCI.

Una minoranza, che ottenne il 9 % dei voti, guidata da Vincenzo Gatto (1922-2005) e da Giuseppe Avolio (1924-2006), invece, riteneva che il fallimento dell'unificazione socialdemocratica PSI-PSDI, dissoltasi nel 1969, e il dibattito in atto all'interno del PSI, avessero aperto spazi sufficienti per poter influire in direzione di una sterzata a sinistra del PSI, che portasse quel partito ad aderire ad un largo schieramento unitario col PCI e con la sinistra cattolica. Tale minoranza, inoltre, contestava la tesi della maggioranza pro PCI, secondo cui l'unica reale organizzazione del lavoratori italiani era il PCI, ritenendola anzi pericolosa, in quanto essa rischiava di indebolire l'intero schieramento di sinistra:
Riteniamo che il PSI, tornato all'opposizione e impegnato in uno sforzo di riqualificazione del suo ruolo di forza socialista, classista e internazionalista, possa offrire oggi le condizioni sufficienti per proseguire la nostra milizia di classe nella lotta per il socialismo (15).
I delegati favorevoli alla confluenza nel PSI si riunirono, domenica 15 luglio 1972, nella sala Rimoldi, in via Teulada a Roma, dove, a nome del “Comitato nazionale della sinistra socialista per la confluenza nel PSI”, Avolio lancio' un appello ai lavoratori: {…} Indichiamo ai lavoratori la confluenza nel PSI (16) come un momento di rilancio della componente socialista utile per lo sviluppo e il successo delle lotte dei lavoratori nella presente e difficile realtá interna ed internazionale. Assieme a noi forze cattoliche e progressiste (17), pur provenendo da esperienze diverse, confermano l'attualitá e la validitá della scelta socialista unitaria, per aprire nuove prospettive di trasformazione democratica e socialista nel nostro Paese {…} (18).
La confluenza nel PSI dei 16.884 militanti dell'ex PSIUP che aderirono all'appello avvenne a Genova, in occasione del 39° congresso del PSI, nel corso di una grande manifestazione tenuta nella stessa sala Sivori, in cui nel 1892 era nato il partito socialista (19), in cui parlarono, fra gli altri, Francesco De Martino, presidente del PSI, e Vincenzo Gatto. Il documento di confluenza fu illustrato al congresso da Giuseppe Avolio.
L'assemblea congressuale del PSI approvo', il 14 novembre 1972, per acclamazione, i due documenti di accettazione nel PSI dei militanti dell'ex PSIUP e della maggioranza del MPL, che furono letti da Paolo Vittorelli (20).
Il 30 novembre 1972 il CC scaturito dal congresso di Genova elesse la nuova Direzione del PSI, di 34 componenti, fra cui Giuseppe Avolio e Vincenzo Gatto dell'ex PSIUP e Livio Labor del MPL.

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Un'altra minoranza, che al congresso di scioglimento del PSIUP ottenne il 23,8 %, si pronuncio', invece, per la continuitá del partito.
Essa riteneva, come ebbe a dire Vittorio Foa, che le ragioni politiche che diedero vita al PSIUP nel 1964 non sono venute meno, ma sono ancora valide, anche se bisognose di un riesame critico.
Oltre che dai leader Vittorio Foa (1910-2008), membro della segreteria nazionale della CGIL, e Silvano Miniati (21) (1934-2016), tale posizione era sostenuta da prestigiosi esponenti dell'ormai ex PSIUP, quali lo storico Mario Albano, il sociologo Pino Ferraris, gli ex partigiani Guido Biondi e Aristeo Biancolini, il giornalista Daniele Protti, il giornalista-scrittore Mario Brunetti, il senatore Dante Rossi, i sindacalisti Elio Giovannini, Antonio Lettieri e Gastone Sclavi.
Il 16 luglio 1972 i delegati favorevoli alla continuitá del partito si diedero convegno a Roma, al Supercinema, per partecipare all' “Assemblea costituente per la continuitá e il rinnovamento del PSIUP”. Da quell'incontro scaturí la decisione di dar vita ad un nuovo soggetto politico denominato Nuovo PSIUP (NPSIUP). Esso, disse Foa, non voleva porsi in termini antagonistici verso le altre forze della sinistra, siano storiche oppure extraparlamentari, quale che siano i nostri dissensi.
Organo del nuovo partito divenne il quindicinale Unitá Proletaria, con direttore Daniele Protti.
Il cammino era ormai tracciato verso l'incontro con Alternativa Socialista.

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Alla fine dell'estate 1972, a Firenze, ebbe luogo l'incontro tra le delegazioni del Nuovo PSIUP e di Alternativa Socialista, che concordarono di tenere due convegni preparatori per meglio amalgamare le loro basi ed avviarle cosí alla fusione.
Il primo, volto a lanciare ufficialmente il processo di rifondazione della sinistra, si svolse a Torino, a metá ottobre, con l'obiettivo di aggregare tutti quei militanti che non si riconoscevano nel PCI e nel PSI e gli scontenti provenienti dalla sinistra della DC, dalla CISL, dalle ACLI.
Il secondo convegno ebbe luogo a Bologna, dove le due formazioni, ora rafforzate organizzativamente, ribadirono la politica dell'alternativa. Esso si concluse con l'approvazione all'unanimitá di un documento che sanciva la fusione delle due componenti organizzatrici, delegando ad una successiva assemblea il compito di definire il simbolo e la sigla e gli orientamenti politico-organizzativi.
Il 2 e 3 dicembre successivi, infatti, a Livorno fu deciso il nome del partito in cui si fusero NPSIUP e AS: Partito di Unitá Proletaria (PdUP).
Fu anche eletto, come unico organo di direzione politica del nuovo partito, un Comitato di coordinamento, composta da Vittorio Bellavite, Guido Biondi, Mario Brunetti, Roberto Calari, Bruno De Vita, Pino Ferraris, Vittorio Foa, Gian Giacomo Migone, Silvano Miniati, Guglielmo Ragozzino, Dante Rossi, Giovanni Russo Spena.
Il nuovo partito poteva contare su circa 13.000 iscritti e oltre 600 consiglieri comunali.

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Mentre il PSIUP aveva occupato uno spazio politico in certo senso intermedio tra PSI e PCI, il nuovo partito nato dalla fusione tra la minoranza del PSIUP e quella del MPL, cioè il PdUP si colloco' alla sinistra del PCI. In questo terreno, pero', era stato preceduto da un altro “inquilino”: il gruppo del manifesto (22), uscito anch'esso scosso dalla recente prova elettorale (23).
Dopo un accidentato periodo in cui si alternarono concorrenza e convergenza, i due partiti decisero di fondersi (24), dando cosí vita, nel luglio 1974, al “PdUP per il comunismo” (25), con segretario Lucio Magri.
Lo scopo del nuovo soggetto politico era quello di far convergere il patrimonio storico del movimento operaio italiano con le esperienze del dissenso cattolico, presentandosi come unica formazione politica di estrema sinistra alternativa al PCI, ma convintamente parlamentare.
La convivenza non fu pero' di lunga durata, giacché, la minoranza, quasi coincidente con l'ex PdUP (26), lascio' il partito per aderire alla costituente per la trasformazione in partito di Democrazia Proletaria (DP) (27), di cui Giovanni Russo Spena diventerá segretario nel 1987, dopo le dimissioni di Mario Capanna. Democrazia Proletaria, in seguito, confluirá in Rifondazione Comunista (RC) (28).
Da quel momento la storia di questi gruppi socialisti, ultime espressioni del socialismo di sinistra in Italia, si diluirá in mille rivoli e diventerá storia personale di ciascuno dei suoi protagonisti.

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  1. La CISL, la Coldiretti, l'Associazione Cristiana Artigiani, l'Intesa universitaria, il Centro Sportivo Italiano, i Comitati Civici, le ACLI.
  2. Il Comitato era composto di 23 persone, fra cui molti giovani: Gennaro Acquaviva, Giuseppe Ammassari, Enzo Bartocci, Luciano Benadusi, Roberto Cassola, Fabrizio Cicchitto, Luigi Covatta, Enzo Enriquez Agnoletti, Massimo Fichera, Antonio Fontana, Beppe Gatti, Michele Giannotta, Moreno Incerpi, Giorgio Lauzi, Siro Lombardini, Piero Merli Brandini, Diego Miraglia, Ettore Morezzi, Giorgio Pazzini, Emanuele Rangi Ortigosa, Leonardo Romano, Claudio Signorile, Francesco Tempestini.
  3. Principali convegni: Contestazione sociale e movimento operaio (Milano, settembre 1969), Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano (Roma, novembre 1969), Strategia e prospettive della sinistra europea (Parigi, febbraio 1970), Lotte politiche di base (Milano, marzo 1970).
  4. Tale scelta è illustrata nel documento Proposta del MPL per un'alternatica socialista, in 63 tesi.
  5. Bellavite sará segretario nazionale del MPL
  6. Per sei anni era stato delegato nazionale del Movimento giovanile della DC.
  7. Covatta è direttore di Mondoperaio, rivista fondata da Pietro Nenni.
  8. Pirisi era stato eletto nel 1968 come indipendente nella lista del PCI.
  9. Gerbino proveniva dalla DC.
  10. Il primo numero uscí il 14-2-1971; il giornale cesso' le pubblicazioni il 2-7-1972. Primo direttore ne fu Augusto Marcelli, poi sostituito da Luigi Covatta.
  11. Per il Senato non aveva presentato liste.
  12. Livio Labor nel 1976 sará eletto senatore del PSI.
  13. Il PSIUP era nato il 10-1-1964 da una scissione delle sinistre del PSI, capeggiate da Tullio Vecchietti e Lelio Basso, in seguito alla scelta della maggioranza autonomista del PSI di entrare nel primo governo di centro-sinistra organico, il governo Moro-Nenni.
  14. Al Senato il PSIUP si presento' assieme al PCI ed elesse 11 senatori, con in testa il segretario del partito Dario Valori e formo' un proprio gruppo parlamentare presieduto da Mario Li Vigni.
  15. Dall'intervento di Avolio al Congresso (15-7-1972).
  16. Tale decisione era stata anticipata dal rientro nel PSI di Alessandro Menchinelli (1924-2013) e Giulio Scarrone, giá direttore de La Conquista, organo dei giovani socialisti e di Rassegna socialista, periodico del PSIUP.
  17. E' evidente il riferimento alle ACLI e al MPL.
  18. Il saluto del PSI fu portato da Gino Bertoldi (1920-2001).
  19. Allora con la denominazione di Partito dei Lavoratori Italiani.
  20. I due documenti recavano le firme di Bettino Craxi, Francesco De Martino, Riccardo Lombardi, Giacomo Mancini, Enrico Manca e Paolo Vittorelli.
  21. Miniati è autore del primo saggio organico sulla storia del PSIUP: Silvano Miniati PSIUP 1964-1972, vita e morte di un partito Edimez, 1981.
  22. La rivista mensile il manifesto era nata, nel giugno 1969, come espressione dell'ala sinistra del PCI (Lucio Magri, Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Aldo Natoli, Valentino Parlato, Luciana Castellina, Lidia Menapace). Il 24-11—1969, i suoi principali esponenti vennero radiati dal PCI, con l'accusa di frazionismo. Il giornale si trasformo' cosí anche in gruppo politico organizzato, che si presento'alle elezioni del 1972.
  23. Voti alle elezioni politiche del 1972: 224.313, 0,67 % e nessun seggio alla Camera. Al Senato il manifesto aveva invitato a votare PCI.
  24. L'assemblea di scioglimento del Movimento del Manifesto ebbe luogo a Roma dal 12 al 14 luglio 1974. Il PdUP decise il suo scioglimento e la fusione col Manifesto nel suo congresso nazionale di Firenze (19-21/7/1974). Il congresso ufficiale di fondazione sará tenuto a Bologna il 29-1-1976.
  25. Dopo qualche mese vi aderí anche il “Movimento autonomo degli studenti” di Milano, guidato da Mario Capanna.
  26. Foa, Miniati, Giovannini, Lettieri, Sclavi, Russo Spena, Jervolino. Magone passo'ai Democratici di Sinistra (DS).
  27. DP originariamente (1975) era sorta come cartello elettorale che raggruppava alcuni movimenti di sinistra, in vista delle elezioni politiche del 1976, in cui ottenne 6 seggi. Il 19-4-1978 si costituí in partito vero e proprio.
  28. La maggioranza, che conservo' la denominazione di PdUP per il Comunismo, praticamente coincidente col vecchio gruppo del manifesto, nel novembre 1984 confluirá, invece, nel PCI.


Fonte: di FERDINANDO LEONZIO