"RARA AVIS IN TERRIS NIGROQUE SIMILLIMA CYGNO"

28-05-2020 -

Il “cigno nero” ha colpito duramente il “bel paese là dove ‘l sì sona” (Inferno canto XXIII).
Il a SARS-CoV-2 ha messo a nudo tutte le debolezze e le fragilità del sistema Italia rendendo molto instabile l'equilibrio fin qui raggiunto.
Disarticolato, sotto l'incalzare del pensiero tatcher-reganiano, il nostro sistema produttivo, che si basava sull'industria di stato è retrocesso nella supply chain, o come più correttamente si dovrebbe dire: l'Italia nella divisione internazionale del lavoro ha un ruolo più subalterno, rispetto a trenta anni fa. Da allora le “grandi imprese” , che pure avevano raggiunto livelli importanti, decidono che non valeva più la pena di espandersi e che la cosa migliore era vendere e con il ricavato occuparsi di finanza. Cioè, come diceva Keynes, si passa dall'industria al Casinò.
Non solo ma il sistema “pretese” che alcune aziende pubbliche fossero vendute ai privati. Il fatto è che lo Stato vendette ai privati imprese leader europee nel proprio campo (paradigmatico è il caso della Telecom). Lor signori cosa fecero, invece di investire e di rafforzare l'impresa ed aumentarne la redditività estrassero tutta la ricchezza che questa incorporava e poi la gettarono via come un limone spremuto.
Rimaneva un problema di non poco conto: l'occupazione. Cosa di meglio che investire nella leisure industry sfruttando le nostre indubitabili bellezze paesaggistiche (anche se un po' ammaccate) ed artistiche.
Inoltre la creazione dei posti di lavoro in questo settore non necessitava di costi elevati.
Tanto che era riuscito a valere circa il 13% del PIL, il 15% degli addetti, pari a circa 3,5 milioni, con molte imprese con uno o pochi addetti.
Il “cigno nero” rischia di creare non pochi problemi alla tenuta sociale del Paese. È facilmente intuibile il perché. La domanda è molto parcellizzata e in tempi di pandemia, non solo per la diminuzione del redito, si è meno portati a viaggiare e a frequentare luoghi affollati.
Ed è altrettanto chiaro che il sistema dei sussidi, quand'anche fosse rapido ed efficace non può essere reiterato all'infinito.
La classe politica reagisce a questa esigenza in maniera sconclusionata seguendo un'agenda che poco ha a che vedere con le reali esigenze del Paese. L'alfa e l'omega della politica sono i sondaggi giornalieri.
Il Presidente del Consiglio attribuisce un valore taumaturgico alla semplificazione, vaste programme avrebbe detto il Generale de Gaulle. Il capo dell'opposizione vede nel condono fiscale e edilizio l'arma per uscire dalla crisi (o dall'Europa?). Il PD tace e si diletta nel cercare di contrastare (con scarso successo) la rapacità della FCA. IL paladino Orlando giustamente tuona contro la maison automobilistica che non è la sola a preferire l'Olanda, dell'ineffabile Premier Mark Rutte, all'Italia, così come la Humanitas (cliniche lombarde) della famiglia Rocca, la famiglia Benetton insieme ad altri campioni del nostro capitalismo che tutti i giorni blaterano a favore della libertà di impresa . L'On. Orlando nel suo ragionamento omette di spiegare perché in Olanda hanno la loro sede anche Enel, Eni e soprattutto la società italo francese STMicroelectronics che è partecipata addirittura dalla Cassa Depositi e Prestiti. On. Orlando non sarebbe più opportuno sistemare queste cose e poi lanciarsi in giuste battaglie? E perché tutte queste società preferiscono l'Olanda all'Italia? Solo per problemi fiscali o c'è altro?
Che la situazione italiana sia in qualche modo anomala lo dimostrano i risultati dei sondaggi sulle intenzioni di voto. Tutti sono concordi nell'attribuire una costante crescita a Fratelli d'Italia guidato dall'On. Meloni.
La cosa appare misteriosa. La suddetta Parlamentare, che ogni giorno ci spiega come l'attuale Governo stia conducendo il Paese verso la dittatura (concetto un po' strano enunciato da chi si rifà, anche solo idealmente, al trascorso ventennio fascista), non sembra molto preparata. Attacca con veemenza il MES considerandolo la quintessenza di tutti i mali. C'è un piccolo problema l'On. Meloni faceva parte di quel Governo che propose la ratifica del MES al Parlamento e successivamente l'approvò in Aula. Aveva capito cosa faceva?
In questo deprimente panorama che sembra perpetrare quello che è successo in questi dieci anni non si vedono soluzione che vanno a favore dei ceti più deboli. . Siamo in una lotta di classe e i ricchi stanno vincendo.
Quasi nessuno si occupa di chi rimane indietro, una volta terreno della sinistra, la pseudo efficienza economica sembra essere l'unica ricetta (dal 2008 abbiamo visto come questa teoria non funziona) applicabile.
Il quasi si riferisce ad un Signore di 84 anni che di solito veste di bianco: Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, l'unico leader mondiale che cerca di indirizzare il mondo verso obbiettivi di giustizia sociale ed economica.


Fonte: di ENNO GHIANDELLI