"QUALE SOCIALISMO"

19-04-2017 -

Quando si dice che in Italia, in Europa e direi anche nel mondo c´è bisogno di socialismo, non si dice per niente una bestemmia, ma si rivendica l´esigenza comune a tutti gli esseri umani, senza distinzione di colore della pelle o di censo, di affermare dei principi universali e profondamente laici di uguaglianza e di diversità.
Il punto focale è quale socialismo: non certamente la versione o meglio le versioni conosciute negli anni ´80 quando raggiunsero il massimo della realizzazione per poi, a partire dal 1989, dall´evento unico, irripetibile straordinario del crollo del Muro di Berlino che nel sancire il fallimento, la fine delle dittature comuniste ha spalancato le porte, invece che a un nuovo socialismo, al suo opposto: il neo liberismo.
Questa disgraziata involuzione culturale, camuffata in formule politiche astruse e poco aderenti la realtà sociale, ha coinvolto quel che restava ´di sinistra´ nel panorama politico: un degrado inarrestabile e mai arginato adeguatamente, fino all´esplosione di populismi più o meno marcati di razzismo e di disprezzo per la cultura novecentesca della democrazia e della partecipazione, e di veri e propri rigurgiti di nazi-fascismo.
Si è affermata una cultura, direi in-cultura, restauratrice di un mondo che sembrava ben superato se non debellato: come dire, i conti con il nazifascismo sono rimasti aperti, sostanzialmente da fare e il 25 aprile festa della Liberazione lentamente ma inesorabilmente sta evaporando, dileguandosi come neve al sole riportando nella società occidentale e non solo sotto altre vesti ciò che fu l´ideale, disegnato dal filosofo cattolicissimo Martin Heidegger, della razza ariana, magari oggi bianca.
Fare i conti rimasti aperti con il nazifascismo – si pensi ai ´criminali di guerra´ (Pietro Badoglio, Rodolfo Graziani e altri) responsabili dei genocidi in Libia e in Etiopia nel ´36, ai gerarchi, agli estensori del Manifesto della Razza, ai giudici che condannarono al duro carcere fascista gente come Antonio Gramsci o Sandro Pertini, ai collaborazionisti del Regime etc, mai processati in virtù dell´amnistia emanata dal governo di unità nazionale del ´46 presieduto da Alcide De Gasperi – vuol dire lavorare per un nuovo socialismo, a partire dal socialismo delle origini di fine ´800 quando non si conosceva il socialismo, quando c´era da costruire la nuova società, ossia l´emancipazione di ´qualcuno´ - contadini, operai, uomini e donne - da ´qualcun altro´ - la grande borghesia reazionaria.
E allora proviamo a metter assieme alcuni valori universali dai quali ripartire prima possibile: 1) uguaglianza fra tutti gli esseri umani e non per un fatto politico (le pari opportunità) ma per il fatto sempre eluso che la nascita è uguale, identica per tutti in ogni angolo del mondo e diversità tra gli individui che compongono la società; 2) distinzione tra bisogni e esigenze per cui i primi - beni materiali - in quanto necessari per la sopravvivenza vanno tassativamente soddisfatti (una casa, un salario dignitoso, l´assistenza sanitaria, l´istruzione etc) e le seconde - beni immateriali - in quanto fondamentali per la vita e la realizzazione di ciascuno/a, vanno pienamente rese disponibili (l´accesso alla cultura e ai saperi; la qualità della vita; il tempo libero per se e per gli altri, etc); 3) libertà e giustizia, tenendo ben in chiaro che la libertà per esser tale deve obbligatoriamente esser legame all´identità e che la giustizia ha un senso se connessa all´idea di essere umano; 4) laicità e netta separazione tra le Istituzioni al servizio dei cittadini e la Religione che è e deve restare un fatto personale.
Tralascio appositamente qualsiasi riferimento all´economia: la migliore teoria economica non può che discendere dall´idea di chi è e come è fatto l´essere umano. Se in altri termini è una delle tante variabili (al pari delle merci, degli investimenti, delle tecnologie etc) economiche, o se è l´unica, originale grandezza da valorizzare, indipendente da tutte le altre. Un siffatto schema non è nuovo: le migliori menti laiche della sinistra, quanti hanno agito in coerenza con il pensiero che la politica è una fare per altri, per milioni e milioni di persone, ci hanno lasciato validissime tracce ancora attuali, dall´art 3 della Costituzione, al diritto alla formazione continua (le 150 ore) per cui "un operaio se vuole può imparare a suonare il violino" fino alla "società più ricca perché diversamente" o alla società di "eguali e liberi".



Fonte: di CARLO PATRIGNANI