New York è sul piede di guerra: ha registrato casi di Covid 19 dieci volte più numerosi di quelli degli altri stati americani. A dirigere le operazioni dall’epicentro della pandemia USA c’è il governatore dello Stato di New York: il democratico Andrew Cuomo. Su suo ordine sono stati allestiti ospedali da campo in Central Park, convertiti in ospedali Centri congressi, ippodromi e altri impianti, requisiti camion frigoriferi per gestire i corpi ormai senza vita. E ogni giorno è Andrew Cuomo in persona a rivolgersi agli americani dagli schermi televisivi, informandoli con tono il più delle volte equilibrato e incoraggiante, sui progressi della guerra in corso. Ma ci sono anche le volte in cui si mostra aggressivo, come quando invoca i soldati a andare a “prendere a calci in culo” il corona virus. In poche settimane, Cuomo, 62 anni, padre divorziato, conosciuto come persona integerrima, vulnerabile e violenta a un tempo, si è imposto quale padre della nazione per come affronta il più grave momento della storia contemporanea. Mentre Donald Trump ha reagito alla pandemia prima negandola, poi mostrando un infondato ottimismo, la performance di Cuomo è stata paragonabile a quella di Franklin Delano Roosevelt durante i suoi infiammati discorsi radiofonici all’epoca della Grande Depressione. O a quella dell’ex-sindaco di New York Rudy Giuliani quando seppe reagire con calma risolutezza senza abbandonarsi all’isteria agli attacchi terroristici dell’11 settembre. E’ opinione comune che adesso quando la Casa Bianca fa una conferenza stampa nello stesso momento in cui Cuomo va in onda, la maggior parte della gente si sintonizzi su Cuomo. Ormai è venuto alla luce il costo enorme che la pandemia avrà per gli USA. All’inizio si stimavano le perdite fra 100.000 e 240.000. Ora si teme il milione di morti. Tutti sembrano conoscere qualcuno che è stato infettato. Anche il giovane fratello di Cuomo, l’anchor man della CNN Chris, è stato contagiato.
Dopo aver ricoperto un incarico governativo nel gabinetto di Bill Clinton, Andrew Cuomo è ritornato a New York, dove è diventato procuratore generale, poi governatore. E due anni fa, il moderato Cuomo ha vinto con una maggioranza schiacciante il suo terzo mandato. E’ riuscito a varare una legislazione sulla parità di genere nel matrimonio e a realizzare una serie di infrastrutture, incluso un ponte sospeso dedicato a Mario Cuomo, suo padre, l’indimenticato, amatissimo governatore di New York. Andrew ha un’abilità diabolica nel suscitare simpatia anche se alle volte consegue i suoi obiettivi politici con brutale determinazione. Perfino i suoi ammiratori lo condannarono quando allontanò Andy Byford, soprannominato dai newyorkesi “train daddy” per aver saputo rinnovare il decrepito sistema di trasporto pubblico. Con Trump è guardingo, evasivo. Ha sparato sul governo federale per la sua lenta risposta alla pandemia, e aver fallito nel consegnare i respiratori di cui si aveva disperatamente bisogno. Ma diversamente dal sindaco di New York Bill de Blasio, si è trattenuto dall’attaccare in prima persona il Presidente degli Stati Uniti nel mezzo della crisi nazionale. Cuomo sa che la nazione, newyorkesi compresi, hanno bisogno del governo federale mentre grava la pandemia. I problemi emergeranno in tutta la loro gravità, quando gli ospedali cominceranno a manifestare i loro limiti se i contagiati aumenteranno. “Prendo il mio lavoro molto seriamente, ha detto di recente Andrew Cuomo. Non cerco scuse. Se sbaglio, se qualcosa non funziona, è colpa mia. Controllo il numero dei decessi ogni giorno e la considero una faccenda personale”. E’da suo padre che Andrew Cuomo ha imparato l’arte della politica, i cui sentimenti di fratellanza e umanità stanno emergendo nel figlio.