"UN ANNO BELLISSIMO" di Paolo Bagnoli

23-12-2019 -

L'anno che Giuseppe Conte aveva definito “bellissimo” si chiude e forse, considerato come stanno andando le cose, sarà bene che il presidente del consiglio non si eserciti ancora nell'aggettivare il futuro. Uscito Matteo Salvini dal governo ci si aspettava un qualche colpo d'ala politico; invece, in sprezzo al Parlamento come primo atto del nuovo governo, abbiamo avuto il taglio dei parlamentari senza che il Pd avesse in mano nessun impegno di una qualche seria riforma. Su una questione così rilevante, e non tanto per i numeri, ma per il significato che essa assume, ci siamo sentiti dire che essa andava fatta per mettere al riparo la compagine governativa: per coprire i grillini dai leghisti. Un qualcosa di inaudito da parte di un partito guidato dalle ultime generazioni cresciute nel PCI il quale, a suo onore, della difesa delle istituzioni repubblicane aveva sempre fatto un punto fermo. Oggi quegli stessi protagonisti di un rapporto sbagliato con i 5Stelle si sgolano, quotidianamente, nel dire che o cambia il clima oppure che così non si può andare avanti. Singolare, dopo essersi spesi per rendere “strategica” l'alleanza coi grillini. A questi, non solo non sanno imporsi, ma pure non riescono, o meglio non vogliono, capirli e con i quali, in ogni caso, non sanno nemmeno trattare. Riferiscono, infatti, le cronache che il sempre sorridente Nicola Zingaretti abbia dovuto chiamare Beppe Grillo per ammansire Di Maio e compagnia. Torquato Tasso ha detto che “nel mondo volubile e leggero – saggezza è spesso cambiar pensiero”. Realismo politico, potremmo dire, ma qui non c'è né realismo né tantomeno pensiero.
L'anno già “bellissimo” si chiude con una manovra finanziaria di grigia qualità, di nessuna cifra politica e dai numeri che poco dicono di nuovo; vendere, poi, il blocco dell'Iva come un taglio delle tasse è addirittura irriguardoso verso quel popolo per il cui benessere tutti dicono di impegnarsi. Che le cose non vadano ce lo dice la quotidiana tiritera di dichiarazioni stando alla quale è bene essere cauti perché la crisi è sempre in agguato dietro l'angolo. Ma si può pensare di governare così? Pensando, cioè, che le elezioni anticipate in Italia siano sempre rinviate? In effetti, la presenza del governo quale disegno politico, non la si avverte. La ragione è semplice: non c'è. Tutto lo scenario delle forze politiche è solcato da crepe profonde e le tante, troppe, interviste, dichiarazioni o post di questo o quel leader, vero o presunto che sia, non riempiono il vuoto di una “politica” che non c'è. E' fisiologico che, a forza di assommare crepe, i muri si rompano. Forte è la sensazione di un reale vuoto di potere. Sta, infatti, sempre più, venendo meno la legittimazione di forze politiche, sociali e istituzioni. Non è certo un caso che comincino a rimbalzare le richieste di ordine e disciplina, di avere un uomo forte – richiesto, secondo un recentissimo sondaggio, dal 55% dei cittadini; ben il 35% ritiene che il Parlamento sia sempre meno necessario - e che dalle viscere oscure di una mentalità italica antimoderna, oramai sdoganata dal dissolvimento della politica democratica, torni fuori minacciosissima una destra violenta, fascista e antisemita. E' il frutto del vuoto politico; la cartina di tornasole della crisi di legittimità.
L'anno che si apre si prospetta pieno di incognite, con una certezza difficile da ritenersi errata: il 2020 sarà l'anno che vedrà la destra italiana più forte e inquietante rispetto al 2019. Le forze democratiche non potranno stare a guardare; forse torna l'occasione per riavviare il cammino di una sinistra vera. Per noi essa ha il suo centro in un polo socialista liberale.