"SENZA BUSSOLA"

31-03-2017 -

«Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare» chiedevano Totò e Peppino, in un celebre film, a un vigile milanese. Se pensiamo alla sinistra italiana, essa pare andare un po´ in tutte le direzioni, ma certamente non verso il socialismo. Non si può dire, infatti, che ad esso – nel senso politico e ideale più elevato – si richiamino coloro che, improvvisamente, di sono scoperti prima democratici-socialisti e, poi, democratici-progressisti; oppure quanti continuano inspiegabilmente a tenere in vita un partito, il PD, che nulla ha di sinistra, figuriamoci di socialista; infine, vi sono le "masse" di Sinistra italiana del neo-segretario Fratoianni, che di socialismo, probabilmente, non hanno mai sentito parlare e, comunque, non mirano alla sua costruzione.
Se è vero che la storia del nostro Paese ha dimostrato che l´unico luogo storico del socialismo in Italia era il PSI, quanti si sentono oggi socialisti non possono neppure guardare alla formazione di Nencini, di fatto inconsistente e inesistente sulla scena politica.
Il socialismo, purtroppo, in questo Paese è assente: non ha rappresentanza parlamentare, non vive nel dibattito pubblico e culturale, è lontano dal mondo del lavoro e, soprattutto, dalla gente. Vittima senz´altro dei propri errori, in passato non ha saputo risollevarsi anche perché in molti, forse in troppi, hanno preferito abbandonare la nave alla deriva e osservarne da lontano il lento inabissarsi piuttosto che condurla ad un approdo sicuro e tentare di ripararne lo scafo. Nell´era dell´individualismo neoliberista, del movimentismo, del ritorno pressante delle destre estremiste e xenofobe costruire una nuova forza socialista, pur nella sua innegabile complessità, è quanto mai necessario e, primariamente, non deve mirare soltanto alla ricomposizione di una diaspora. Per fare ciò serve tracciare una nuova rotta da seguire; senza bussola si rischia di finire nuovamente sulle secche del reducismo.


Fonte: di MIRCO BIANCHI