"ELEZIONI EUROPEE"

29-05-2019 -

Le elezioni europee sono oramai state commentate, vivisezionate e giudicate. Si è visto chi ha vinto o perso, quali siano le possibili alleanze. Un dato però non è stato ancora considerato: Il crollo dei partiti socialisti francese e tedesco e in Italia, il maggiore partito della sinistra che si chiama democratico (avendo avuto vergogna a inserire nel proprio brand la parola socialista) ha avuto un risultato “vero” alle elezioni europee che non si discosta molto da quello delle politiche dell’anno scorso, sommando PD e LEU 22,10% contro il 22,70 odierno. Cioè nei tre paesi più industrializzati dell’Europa (diverso è il discorso dell’Inghilterra alle prese con la Brexit e dove il Labour guidato da Corbyn con le sue ambiguità su questo problema ha pagato un prezzo rilevante) nei quali il movimento operaio aveva avuto la sua massima espressione (diverso è il discorso dell’Inghilterra alle prese con la Brexit e dove il Labour guidato da Corbyn con le sue ambiguità su questo problema ha pagato un prezzo rilevante). Più variegato è il risultato che si è avuto negli altri Paesi dell’Unione dove in generale si sono registrati discreti ed in qualche caso ottimi risultati.
Esiste un nesso fra le politiche portate avanti dai partiti che militano nel gruppo europeo denominato “Socialisti e Democratici” ed i risultati che essi stanno conseguendo? A mio avviso sì.
La tradizione di lotte e di conquiste che il movimento operaio aveva portato avanti avevano permesso una redistribuzione del reddito a favore delle classi meno avvantaggiate. Permettendo l’apertura del governo del paese con l’allargamento e il ricambio delle élites. Il crollo dell’URSS ha trovato i partiti socialisti impreparati. I Partiti socialisti in mancanza di un solido bagaglio che gli consentisse un diverso approccio alla navigazione per difendere i risultati ottenuti, hanno creduto, parafrasando il titolo del libro di Francis Fukuyama, che la storia fosse finita. Il capitalismo, anzi il turbo capitalismo, aveva vinto e quindi si scelse di accodarsi ad esso avendo come tratto distintivo dalle destre la solo difesa dei diritti civili; ignorando nello stesso tempo che diritti civili ed economici, perché siano efficaci, devono progredire insieme.
Non importava ricorrere al “peccaminoso”, secondo Togliatti, pensiero di Rosselli. Era sufficiente rileggersi Keynes, uno che il capitalismo lo conosceva bene.
Quindi se da un lato le politiche di smantellamento dello stato sociale e la compressione dei salari ha portato ad un impoverimento prima della classe operaia e poi dei ceti medi, data l’insaziabilità del capitalismo finanziario, dall’altro non solo si è rinunciato a qualsiasi politica di contrasto, anzi si è spiegato che in base agli “infallibili” dettami dell’economia main stream era lo stato sociale a provocare questa crisi.
La sinistra ha perso la propria anima, le classi sociali più deboli sono state lasciate a sé stesse e quindi perché meravigliarsi se in preda all’abbandono queste hanno preferito seguire chi offriva loro illusorie scorciatoie per ricreare il benessere perduto.
Se la sinistra europea non riparte da qui, sarà impossibile raggiungere qualsiasi risultato. I socialisti francesi, italiani e tedeschi devono affrettarsi: le destre, comunque camuffate, stanno per prendere il sopravvento.


Fonte: di ENNO GHIANDELLI