"JEREMY CORBYN"

27-03-2019 -

Si definisce “socialista democratico” il leader laburista Jeremy Corbyn. I bookmaker lo considerano il favorito nelle scommesse su chi sarà il prossimo primo ministro, se ci saranno nuove elezioni in una Gran Bretagna sull’orlo di una crisi di nervi per via dei molti problemi che la travagliano: last but not least, quello relativo alla Brexit. Di questo controverso personaggio Tom Bower - dopo averci dilettati con il racconto dei vizi privati e le pubbliche virtù di Gordon Brown, Tony Blair e il Principe Charles - ha scritto la biografia. Dangerous Hero: Corbyn’s Ruthless Plot for Power è il ritratto di un uomo che non ha una vita interiore, un monomaniaco persuaso della propria rettitudine, ossessionato dall’idea di apparire antirazzista, dedito solo alla politica: un uomo che pare non abbia mai preso un libro in mano, non va mai al cinema, non ascolta musica, al quale l’arte non interessa e che si è rifiutato di visitare il Palazzo Schonbrum di Vienna perché troppo “regale”. E’ noto il fatto che Corbyn si è opposto all’accordo anglo-irlandese, ha rimpianto la caduta del muro di Berlino e ha lodato gli uomini che hanno attaccato New York l’11 settembre 2001 per la loro “enorme dose di abilità”. Come sono noti i dettagli della sua vita. Nato nel 1949, figlio di un ingegnere e di un’insegnante di matematica, non ha mai mostrato interesse per lo studio. Asociale e svogliato, dopo aver fallito l’esame di maturità, ha fatto volontariato come maestro in Giamaica. Tornato a Londra, si impegna nelle organizzazioni sindacali, ma trova il lavoro troppo pesante e lo abbandona. Nel 1970 diventa attivista della frangia più radicale del Labour Party. Si domanda Bower: come ha fatto quest’uomo indolente, egocentrico, e privo di retroterra culturale a diventare leader del Labour Party nel 2015? Perché grazie in parte a Tony Blair, il partito era diventato un guscio vuoto, maturo per essere preso dall’estrema sinistra. Ciò che sorprende è il fatto che assai rapidamente il nuovo partito di Corbyn è degenerato in ciò che Bower definisce una cultura di “sessismo, razzismo e vittimismo”. In particolare è chiaro che l’antisemitismo, che è penetrato nella cultura del partito, riflette il pensiero di Corbyn degli ultimi decenni. Nel 1984 fu strettamente legato agli attivisti che volevano “sradicare il sionismo”, e avrebbe voluto che le unioni studentesche espellessero le associazioni ebraiche. Le sue affermazioni antisemite, i suoi incontri con i negatori dell’olocausto hanno provocato reazioni violente anche nel Labour, al punto che la parlamentare ebrea Luciana Berger si è dimessa dal partito. Tutti questi sono fatti noti, come lo è il suo programma politico, che desta non poche perplessità: rinazionalizzare le ferrovie, il sistema sanitario, postale ed energetico, e in politica estera sostenere il disarmo unilaterale e il non interventismo militare. Ex parlamentari del Labour non nascondono la loro inquietudine di fronte al rischio che comprometta la sicurezza nazionale con la sua ansia di appoggiare i nemici dell’America, chiunque essi siano. Bower si dilunga nello spiegare perché questo triste personaggio può essere “pericoloso”. Ciò che non spiega è come mai, nonostante tutto, così tanta gente continui a sostenerlo e abbia suscitato tante speranze nei giovani, che lo considerano una sorta di profeta.



Fonte: di GIULIETTA ROVERA