In questi mesi le televisioni ci propongono quasi quotidianamente la presenza di questo o quel Ministro o Sottosegretario del Governo italiano che ci dispensa il suo sapere. Spesso i partecipanti paiono più ad una selezione per aspiranti comici che i rappresentanti di un governo.
Premetto che non sono d’accordo con chi ritiene che solo i così detti tecnici possano guidare, come politici, i diversi ministeri. Una cosa è “il mestiere” del politico, una cosa diversa è quello del tecnico.
Fatta questa premessa mi pare doveroso aggiungere che quando un politico si imbarca in discussioni tecniche o accetta di utilizzare strumenti sofisticati deve sapere che allora la franchigia del politico che disegna strategie politiche viene meno e diventa un “tecnico” ed il rischio di trasformarsi in attore comico è concreto.
In questo parterre de rois un posto spetta all’On. Claudio Cominardi, Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Durante una trasmissione televisiva pomeridiana con profonda convinzione afferma che il reddito di cittadinanza è un potente volano di sviluppo perché aumenterà la domanda e di conseguenza il reddito. L’On. Cominardi, che cita nientemeno che Keynes, dovrebbe sapere che questo vale in un’economia chiusa, cioè senza interscambi con l’estero. Un paese che ha la struttura produttiva dell’Italia (poche materie prima autoctone e niente o quasi fonti energetiche) ha bisogno di operare in una economia aperta. Il risultato, in teoria, è che tutta la domanda, ed in pratica una parte consistente, potrebbe essere assorbita da produzioni estere, con buona pace dell’aiuto alla crescita della domanda e quindi del reddito nazionale.
Questa volta, il primo posto non arride, come spesso è accaduto, all’On. Danilo Toninelli Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che comunque si è ben comportato. Ha cercato di dare da bere agli italiani che l’analisi costi benefici della TAV fosse il vero giudice (di parte in questo caso) sulla validità della prosecuzione o meno dell’opera. Senza entrare nel merito della questione c’è un dato preliminare che va chiarito. Questi strumenti hanno un minimo di credibilità se tutti i soggetti committenti vi partecipano e condividono l’elenco delle questioni da ammettere a valutazione e i pesi da dare ad ogni singola domanda. L’ex Ufficiale di Complemento dei Carabinieri, come l’apprendista stregone di Goethe, è riuscito a far capire a tutti che TAV è una questione puramente ideologica.
Il vincitore di tappa è l’On. Alfredo Bonafede Ministro della Giustizia, avvocato in Firenze. Con inclinazione al fregolismo, cosa che ha contagiato diversi ministri di questo governo, travestendosi da guardia carceraria. Il 19/02/2019 in una trasmissione televisiva è stato steso al tappeto da Carofiglio. Il Ministro della Giustizia, non solo laureato in giurisprudenza per di più dottore di ricerca, ha prima balbettato, in evidente stato di confusione, che Salvini aveva compiuto un reato per proteggere gli italiani e non ha voluto rispondere su come si prende una decisione in un organo collegiale che impegna tutti facenti parte di questo organo.
Questi tre esempi servono a dimostrare che è urgente che qualcuno prenda in mano le redini della sinistra. Di una sinistra plurale capace di trovare un minimo comun denominatore, altrimenti anche essa è responsabile di questa situazione.
È possibile che in questo Paese l’opposizione sia solo nelle mani delle associazioni di categoria, come si diceva una volta, datoriali?