"IL LUPO E L'AGNELLO"

24-01-2019 -

Più ci si avvicina al cruciale e delicatissimo appuntamento delle elezioni europee di fine maggio, più grande è la confusione sotto il cielo, come diceva Mao.
Ma, per la sinistra italiana, il seguito della celebre massima di Mao perciò la situazione è eccellente, non è adeguata, viste le brutte condizioni in cui versa: poche e vecchie idee, nessun leader autorevole e gruppi dirigenti affettati, poco credibili.
Non c’è, constatato ciò, da esser d’accordo con Romano Prodi, il grande privatizzatore dei gioielli di famiglia, uno dei consulenti a vario livello di Goldman Sachs, come Mario Draghi e Mario Monti, poeta morente di due governi di centro-sinistra morti prima del tempo, per aver detto più o meno le stesse cose.
Ma l’illustre economista post-democristiano si riferiva all’ibrido Pd, nato dalla fusione a freddo tra ex-comunisti e ex-democristiani, secondo spirito e dettami del catto-comunismo a vocazione maggioritaria.
Qui ci si riferisce all’insieme della sinistra di piccolissima, piccola e media taglia, nostalgica del comunismo, sessantottina, radicale: se è vero che la somma fa il totale siamo attorno al 20% o poco più, lontani dal proporsi e esser alternativa al primo governo populista in assoluto.
Come e perché si è arrivati così in basso dai fasti del 41% incassato dal Pd alle scorse europee del 2014, a meno del 20% di oggi, non è ancora stato analizzato né esaminato: o era un 41% dopato magari da accordi indicibili o da quel momento in poi è stato fatto deliberatamente di tutto e di più per dilapidare il bel gioiello di famiglia.
Nemmeno si è mai valutato quanto abbia pesato elettoralmente il sostegno dato – a fondo perduto - nel 2011 al governo tecnocratico dell’economista bocconiano Mario Monti, fatto prima senatore a vita poi Premier incaricato dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dimessosi causa forza maggiore il governo presieduto da Silvio Berlusconi, che aveva vinto le elezioni politiche del 2008 che fecero sparire dal Parlamento la sinistra radicale.
Le vittime dell’austerity? Io e Berlusconi, ha affermato di recente Pierluigi Bersani, che, costretto da Napolitano a assecondare le indicazioni dell’Ue, per la politica di austerity, ha perso, in poco tempo, elezioni, segreteria del Pd e partito visto che ne ha co-fondato un altro, Leu.
Ricordo ancora la direzione in cui posi i dirigenti del partito di fronte all'opzione governo Monti o elezioni. Mi trovai di fronte - ha confessato Bersani - un fuoco di sbarramento di sei interventi di esponenti di primo piano che ritenevano Monti una scelta obbligata. Poi c’era Napolitano […] Da quel momento, tutte le settimane, per un anno, sono stato sottoposto ad un esame di montismo. E anche se avevo qualche dubbio sull'efficacia della politica del loden, dovevo accettare l'impostazione di chi, per far dimenticare il proprio passato comunista, pensa sempre che abbiano ragioni gli altri […] Trasformarono una buona idea, l’Europa unita, in un'ideologia.
Passati i governi di centro-sinistra di Matteo Renzi protagonista del gran capolavoro del referendum sulla de-riforma istituzionale bocciato senza appello dal voto popolare, e poi quello soft di Paolo Gentiloni, una gran parte del popolo di sinistra ha scelto di votare M5S e in parte la Lega: né Leu né Potere al popolo hanno intercettato i voti in libera uscita.
Ora si grida Hannibal ad portas, al pericolo del ritorno dell’Uomo forte in camicia nera, si rispolvera il vecchio arnese dell’anti-fascismo, della carta costituzionale, ma non c’è uno straccio d’idea, progetto di società diversa e programma di governo alternativo all’attuale governo populista.
Non sarà forse che il vero pericolo per la democrazia, come illo tempore sosteneva Riccardo Lombardi di fronte all’assenteismo al voto di qualche punto, non è il lupo cattivo della destra dietro la porta, ma è l’agnello della sinistra che si fa agnello perché non sa misurare le sue forze, non le sa unire, non sa proporre un suo progetto di società in una società che ha bisogno di proposte credibili e suscettibili di sollecitare il consenso delle masse?
Ma il 4 marzo scorso già un terremoto c’è stato, si spera che a fine maggio non ce ne sia un altro, per aver smesso di fare la propria funzione naturale: la critica e la lotta al capitalismo, alle diseguaglianze, che non si fa dalle stanze di Goldman Sachs o della Trilateral Commission.



Fonte: di CARLO PATRIGNANI