"PER UNA EUROPA DEMOCRATICA"

22-01-2019 -

Questa settimana è apparso il Manifesto PER LA COSTITUZIONE DI UNA LISTA UNICA DELLE FORZE POLITICHE E CIVICHE EUROPEISTE ALLE ELEZIONI EUROPEE proposto dall’ex ministro Carlo Calenda. L’autore del documento sostiene una tesi, che parrebbe costituire una buona base di partenza, quando afferma “Non si chiede ai movimenti che vorranno partecipare di scomparire, ma di partecipare a uno sforzo più ampio. Non si chiede di nascondere identità o simboli che sono stati costruiti con fatica e impegno, ma di schierarli dietro una bandiera che possa rappresentare chi ha perso fiducia nei confronti delle singole sigle politiche ma non nel progetto europeo.
All’indomani delle elezioni, la scelta degli eletti di aderire, a seconda della provenienza politica e culturale, a gruppi parlamentari europei diversi, lungi dal costituire un problema, rappresenterà l’anticipazione di una rifondazione delle grandi famiglie politiche europee che dovrà necessariamente avvenire lungo una nuova linea di frattura: quella che separa i sovranisti illiberali dagli europeisti democratici “. Il documento appare, però, generico quando parla delle politiche che queste forze dovranno portare avanti. Non individua nessun minimo comun denominatore programmatico che dovrebbe assicurare la stabilità della coalizione.
Il primo e più importante è l’allargamento degli spazi di democrazia. La democrazia non è un sistema che si trova in natura, per rafforzarla occorre coltivarla ed ampliare sempre di più gli ambiti di partecipazione e di conoscenza. Non si può più continuare a gestire le politiche nazionali recitando la giaculatoria “ce lo impone la Comunità Europea”. Né si può continuare ad avere una tecnostruttura che impartisce direttive economiche e sociali in base a teorie economiche “neoliberiste” che non hanno prodotto alcuno dei risultati preannunciati. L’ex economista capo del Fondo Monetario, Olivier Blanchard, ha avuto il coraggio di riconoscere che le politiche suggerite dalle tecnostrutture economiche internazionali non hanno prodotto nuova occupazione. Anzi queste politiche sono servite ad aumentare il divario fra i più ricchi e gran parte della popolazione. Quando si terrà conto di queste indicazioni da parte delle tecnostrutture?
L’abbattimento delle protezioni sociali, perché costavano troppo, è stato il refrain che ci è stato ammansito in questi anni. In realtà si è continuato a combattere una lotta di classe. È necessario proporre politiche che ribaltino queste situazioni. È sufficiente verificare le serie storiche dell’economia mondiale per vedere come quando la forbice fra i più ricchi e più poveri si è ridotta l’economia si è sviluppata e non ha conosciuto crisi.
Presentarsi alle prossime elezioni come semplici difensori di questa Comunità Europea, in nome di una semplice battaglia contro i sovranisti, e non con proposte che cambino la filosofia delle politiche fin qui attuate significa andare incontro a cocenti delusioni.


Fonte: di ENNO GHIANDELLI