"L’ECONOMIA A POMIGLIANO D'ARCO"

30-11-2018 -

I quotidiani del 6 Novembre riportano alcune affermazioni che l’On. Luigi Di Maio, Vicepresidente del Consiglio dei ministri nonché Ministro dello sviluppo economico e Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, fatte nel corso di un Intervista al Financial Times. L’impressione che se ne ricava è la stessa che si prova leggendo la celeberrima favola di Jean de La Fontaine “La rana e il bue”.
L’On. Di Maio spiega, urbi et orbi, che la manovra finanziaria che il Governo italiano ha varato è mutuata, come obbiettivi, da quella americana che prevede aumento del deficit, taglio alle tasse ed investimenti in infrastrutture e che grazie a queste politiche, secondo il Vicepresidente, la sua economia vola.
Si tratta di affermazioni fatte in piena libertà.
Il deficit degli USA è ben diverso da quello italiano. Gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo che opera nei mercati internazionali con la propria moneta, certo non c’è rosa senza spine come abbiamo visto con la crisi finanziaria del marzo 2001. L’Italia per partecipare al commercio mondiale sarebbe costretta ad acquistare dollari per cui l’uscita dall’euro non porterebbe alcun beneficio ma solo danni. L’altro paese che ha una grande sovranità monetaria è la Corea del Nord che ha scelto insieme all’autarchia la povertà.
La seconda obiezione riguarda la struttura produttiva. Viene insegnato fin dalla più tenera età che gli USA hanno grandissime risorse naturali che l’Italia non possiede. Inoltre la frontiera tecnologica statunitense è molto più alta di quella italiana; se si vuole crescere bisogna innalzare l’immissione di nuova tecnologia nel sistema produttivo. La nostra bilancia tecnologica è troppo negativa che insieme agli interessi sul debito frena la nostra economia.
La terza è semplicemente la più esilarante, anche se spesso le farse si traducono in tragedie. Gli USA, secondo l’uomo di Stato di Pomigliano d’Arco, investono in infrastrutture (cioè, ponti autostrade, ricerca scientifica etc.), e per far crescere l’industria riducono le tasse al sistema produttivo ed aumentano i dazi delle importazioni (i risultati saranno disastrosi). In Italia il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture blocca gli investimenti infrastrutturali. Per il sistema produttivo vengono proposte soluzioni fiscali di dubbia efficacia.
Si aumenta il deficit (che di per sé non significa molto) ma lo si fa espandendo le spese correnti (Reddito di cittadinanza e sistema pensionistico). Per abbattere “la povertà” non è sufficiente affacciarsi ad una finestra di Palazzo Chigi. Occorre cambiare le regole, anche europee, che hanno permesso che la povertà si allargasse e non che si riducesse.
Di tutto questo non vi è traccia nel documento del governo, e non ci si racconti, come ha fatto il Ministro Paolo Savona (conosciuto anche come Avanti Savona! Per i suoi ukase all’Europa), durante il suo intervento alla Camera dei Deputati, che si tratta di politiche di stampo keynesiano.
Crediamo che sarebbe meglio per tutti se l’On. Di Maio continuasse a sbagliare i congiuntivi che parlare di cose serie senza averne la sia pur minima conoscenza facendo rischiare danni seri al paese.


Fonte: di ENNO GHIANDELLI