"CENTO ANNI DOPO"

18-11-2018 -

L’11 novembre scorso si è tenuta a Parigi la solenne celebrazione per la fine del primo conflitto mondiale. Nella capitale francese, ospiti del presidente Emmanuel Macron, si sono ritrovati settantadue capi di Stato per ricordare un evento epocale che ha segnato nel profondo il continente europeo. E’ stata l’occasione per ogni leader di affrontare, nei discorsi o nelle interviste, le conseguenze nefaste del nazionalismo, del revanscismo e del protezionismo economico.
Lungi da noi voler paragonare le condizioni che portarono allo scoppio della prima guerra mondiale alla situazione presente perché i dati oggettivi non lo consentono, tuttavia, non si scorgono all’orizzonte motivi per essere ottimisti. Il presidente americano Trump ha manifestato un’evidente irritazione nei confronti di Macron, colpevole, ai suoi occhi, di aver proposto un progetto ai partner europei per l’attivazione di una forza militare a guida francese. A ben vedere si tratta di un’iniziativa che ha poco di europeo vista l’adesione della Gran Bretagna che sta ultimando i passaggi per uscire dall’UE. Il progetto francese, bypasserebbe, di fatto, il quadro d’intervento della PESCO (la cooperazione permanente in materia di difesa) approvata di recente dal Consiglio europeo (a guida multilaterale) e quello della NATO (a guida sostanzialmente americana). Il progetto francese ha provocato non solo le ire di Trump ma anche il rifiuto di aderire da parte del governo italiano che, legittimamente, non vede tutelati i propri interessi in una soluzione a guida francese. Peraltro lo stesso Macron a Parigi si è visto costretto a una frettolosa marcia indietro per contenere il nervosismo dell’alleato americano.
Tuttavia anche nel quadro della PESCO la posizione italiana non risulta sufficientemente garantita. Gli stessi criteri per accedere ai soldi del Fondo europeo per la Difesa stabiliscono che i finanziamenti sono riservati a società il cui capitale sia riconducibile unicamente a proprietà europee. Tale caveat taglia fuori molti players italiani di prima grandezza presenti nel settore il cui capitale è partecipato da soci stranieri provenienti da paesi che non fanno parte dell’UE.
I due aspetti, la volontà da parte del presidente Macron di dar vita a una forza d’intervento rapido a guida francese e i problemi posti da alcuni aspetti della PESCO sono, in fondo, due facce della stessa medaglia: con la prossima uscita dall’UE della Gran Bretagna, la Francia rimane in Europa l’unico paese a possedere un dispositivo nucleare mentre la Germania non sembra, al momento, volere o potere controbilanciare questo squilibrio strategico. Il futuro che si annuncia – se non interviene una politica di riforme destinate non a darci “più Europa” ma una “Europa diversa” - sembra riservarci un’Europa a guida franco-tedesca sempre più marcata, con il primo paese cui spetta la capacità d’intervento strategico-militare e il secondo che detta tempi e modi dello sviluppo economico.



Fonte: di ANDREA BECHERUCCI