"RIPARTIRE DA CARLO ROSSELLI" - SECONDA PARTE

25-10-2018 -

(segue l'articolo "RIPARTIRE DA CARLO ROSSELLI" - PRIMA PARTE pubblicato sul numero di settembre 2018)

Sarebbe sufficiente questa affermazione per non fare ulteriori considerazioni. In realtà il pensiero di Rosselli ci offre tutta una serie di riflessioni ancora oggi stimolanti.
Vedendo cosa sta accadendo, sia pure con qualche eccezione, al movimento socialista europeo basato sul determinismo di origine marxiana è opportuno innalzare le insegne del socialismo etico di Carlo Rosselli. Socialismo etico che sa che occorre lottare per migliorare la qualità della vita dei ceti più deboli, che non lascia le ragioni del socialismo solo all’aspetto economico ma anche a quello sociale e culturale. Ciò che è accaduto in questi anni è significativo. È cambiato il modo di produrre e la sinistra tradizionale si è disgregata.
Il socialismo non può che scegliere la via del riformismo e del parlamentarismo garantendo al contempo la tutela dei diritti sociali e civili. Il socialismo rosselliano prevede la partecipazione attiva delle forze sociali e ritiene ineludibile un coinvolgimento diretto alla vita pubblica di ogni singolo cittadino. In altre parole è condizione necessaria passare dall’individualismo esasperato, causa una insana concorrenza fra gli individui, alla creazione di una comunità.
“... il metodo della riforma graduale. Il quale metodo non significa però mancanza di organicità e di decisione. Perlomeno non dovrebbe significarlo. Purtroppo invece il vecchio riformismo radicale e socialistico peccava, anche in campo economico, per l'assenza di una visione unitaria realistica. Una testa enorme con due minuscole gambe, ecco come si potrebbe (un po' impertinentemente) personificare il riformismo specie di marca italiana!” (C. Rosselli)
Il disegno dell’Unione Europea (che ovviamente Rosselli non aveva previsto ma che assume una valenza fondamentale al giorno d’oggi) va perseguito aumentando la cessione di sovranità agli organismi internazionali e nello stesso tempo decentrando le funzioni verso le istituzioni più vicine ai cittadini. Non ha senso una moneta unica e diciannove politiche economiche diverse che portano a continue tensioni e a crisi. Bisogna cercare alleanze con altri partiti della sinistra europea per cambiare i criteri che sovraintendono alle scelte finanziarie che questo ircocervo (dal punto di vista economico) impone.
Vista la litigiosità presente nei partiti della sinistra, più che un partito occorre una federazione di soggetti (sindacati, circoli, esperienze le più disparate, riviste, singoli cittadini, etc.) che condividono obbiettivi di massima comuni, lasciando così ai singoli soggetti partecipanti la propria individualità.
Vaste programme potrebbe obbiettare più di uno, ma se non partiamo da queste cose, certo di non facile attuazione, sarà impossibile ricostruire una sinistra credibile.



Fonte: di ENNO GHIANDELLI