"L´EUROPA S´E´ DESTA"

24-09-2018 -

Lo scorso 12 settembre a Strasburgo, il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria, ha approvato a larga maggioranza la risoluzione presentata dalla deputata dei Verdi olandesi Judith Sargentini sulle violazioni delle libertà costituzionali nell´Ungheria guidata da Viktor Orban. La votazione si è conclusa con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti su 693 votanti e aveva come base un rapporto presentato dalla relatrice nell´aprile scorso che presentiamo in inglese al termine di queste righe. In questo modo è partita la procedura per l´attivazione dell´articolo 7 del Trattato di Lisbona che prevede una serie di sanzioni per i paesi membri che non si attengono ai valori fondanti l´Unione europea. E´ la prima volta che il PE fa ricorso a questa prassi. Le sanzioni previste potrebbero arrivare fino all´esclusione dal diritto di voto dei rappresentanti del governo ungherese nelle sedi europee. La decisione sarà assunta dal Consiglio europeo all´unanimità da tutti i paesi membri dell´UE, anche se un voto favorevole alle sanzioni da parte di tutti i 27 paesi è un´ipotesi assai remota.
Nel documento si può leggere che sono analizzati: «il funzionamento del sistema costituzionale, l´indipendenza del potere giudiziario e di altre istituzioni, la corruzione e il conflitto d´interessi, la tutela della privacy e dei dati personali, la libertà d´espressione e quella dell´insegnamento universitario, la libertà di culto, il diritto di associazione, il diritto a non essere discriminati, in particolare per quanto riguarda ebrei e rom, i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, i diritti sociali».
Qual è, allora, l´utilità di questo passo compiuto dal PE che, presumibilmente, non avrà alcuna conseguenza concreta sul governo guidato da Orban? In primo luogo, ha mostrato le divisioni che sono presenti all´interno del PPE del quale fa parte, com´è noto, lo stesso partito di Orban, Fidesz. Il presidente del gruppo PPE, il cristiano popolare tedesco Manfred Weber, molto vicino alle posizioni di Frau Merkel si è dichiarato personalmente favorevole alle sanzioni ma ha preferito non dare indicazioni di voto al gruppo anche se la sua maggioranza ha votato in favore delle sanzioni. In secondo luogo, tutta la vicenda ci ricorda che a maggio 2019 voteremo per il rinnovo dell´assemblea parlamentare di Strasburgo. In ballo c´è il riposizionamento del partito di Orban dal gruppo del PPE a quello dell´Europe of Nations and Freedom (ENF), il raggruppamento euroscettico e sovranista che accoglie tra i suoi membri la Lega Nord, il Rassemblement National di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative für Deutschland. Tutto si giocherà, per il fronte sovranista, sulla possibilità di agganciare al proprio carro anche le truppe di Orban strappandole all´orbita del PPE.
Anche dal bilanciamento di questi fattori dipenderanno gli equilibri di potere nella prossima legislatura del Parlamento europeo.
di Andrea Becherucci


Fonte: di ANDREA BECHERUCCI