"LOMBARDI: LA SINISTRA NON PASSEGGIA SULLE AIUOLE DEL CAPITALISMO"

25-07-2018 -

I partiti socialdemocratici, la socialdemocrazia, hanno "l´abitudine di passeggiare nelle aiuole del capitalismo magari per togliere erbacce e renderle così più presentabili senza però porsi il problema di modificare sostanzialmente il sistema".
Così Riccardo Lombardi - nella sua modesta casa romana - spiegava in un´intervista a Eugenio Scalfari per Repubblica la sua contrarietà all´unificazione tra Psi e Psdi, a quella unificazione delle forze socialiste che, estesa alle forze laiche, avrebbe dovuto essere l´asse portante di una alternativa alla Democrazia Cristiana.
E al fondatore di Repubblica, ribadiva quindi che "l´unico vero centro-sinistra", era stato, per lui, il governo Dc-Pri-Psdi di Amintore Fanfani nel ´62, al quale i socialisti avevano dato il loro appoggio esterno.
Ciò per la marcata azione ´riformatrice´ e non riformista: la nazionalizzazione dell´energia elettrica; la scuola media unica con l´obbligo scolastico a 14 anni; l´abolizione del segreto bancario per rendere trasparente il sistema bancario ´rocca inespugnabile´; la riforma dei consorzi agrari; la riforma dei suoli per scongiurare la speculazione edilizia e la rendita fondiaria.
Purtroppo sia l´opera di trasparenza del sistema bancario che la riforma dei suoli non si vollero fare e il governo Fanfani fu costretto a dimettersi.
Il governo successivo (1963) guidato dal dc Aldo Moro con la partecipazione dei socialisti più Psdi e Pri - detto ´centro-sinistra organico´ - non piacque a Lombardi: era "una formula svuotata del suo contenuto innovativo", disse a Scalfari e preferì andare a dirigere l´organo del Psi, l´Avanti.
Comprese bene l´Ingegnere azionista che in quell´esecutivo Moro non c´era posto per la ´programmazione economica´ con cui governare l´economia e il capitalismo, che iniziava ai quei tempi a cambiar ´pelle´ e orientamenti.
I capitali, infatti, non andavano più a investimenti dell´apparato industriale, né i profitti venivano reinvestiti nella produzione: a esser privilegiate erano la rendita finanziaria o la ´fuga´ all´estero, entrambe le operazioni avvenivano grazie al segreto bancario che non si riuscì a togliere.
Su tale questione – l´opacità del sistema bancario - Lombardi ebbe nei primi anni ´70 un personale scontro diretto e senza remore con "l´elegantissimo uomo" di Palazzo Koch, il governatore della Banca d´Italia Guido Carli, reo di favorire ´la fuga´ dei capitali o di non fare tutto quel che era nelle sue possibilità per impedirla.
"[...] Ma se riusciremo ad incidere profondamente nel sistema capitalistico – spiegava ancora a Scalfari - la nostra influenza (come socialisti) nei confronti del movimento operaio ne risulterà rafforzata. Il tema centrale di questa azione – ripeteva - si riassume nella programmazione, cioè nell´unico strumento che, nelle attuali condizioni storiche, è capace di spostare i rapporti di classe a vantaggio di una preminenza reale dell´interesse pubblico sull´interesse privato".
Per nulla persuaso del ´tintinnar di sciabole´, che evocava possibili colpi di Stato da destra in caso del non ingresso del Psi nel governo Moro, preferì andare a dirigere l´Avanti piuttosto che fare il Ministro dell´Economia.
Poi nei primi anni ´80, in un intervento a Piacenza, sostenne che: "il vero pericolo per la democrazia italiana, non è il lupo della destra dietro la porta, è l´agnello della sinistra che si fa agnello perché non sa misurare le sue forze, perché non le sa unire, non sa proporre un suo progetto, in una società che ha bisogno di proposte credibili, suscettibili di sollecitare il consenso delle masse".
Consapevole del momento critico "verso la sinistra" da parte dell´opinione popolare, di cui una delle manifestazioni "è l´assenteismo elettorale", ammonì sul rischio incombente delle destre: [...] ovunque nel mondo c´è una reinsorgenza di politiche di destra, Reagan in America, Barre e Giscard in Francia, la signora Thatcher in Gran Bretagna, persino alcune pressioni sul governo socialdemocratico-liberale in Germania [...] politiche di destra che sono la negazione della politica del welfare state".
Sono passati più di 40 anni e i contenuti dell´intervista a Scalfari come l´ammonimento di Piacenza, sembrano parlare, anzi parlano, della situazione drammatica di oggi: della crisi d´identità della sinistra, non soltanto italiana, che ha smarrito le sue origini: analisi e critica del capitalismo per darsi in sposa al neoliberismo e dell´esplosione delle destre ovunque, in Italia e in Europa.
E soprattutto ci indicano la via da cui ripartire per ricostruire una sinistra nuova con una sua chiara visione della società e del mondo: "non limitarsi a passeggiare nelle aiuole del capitalismo per togliere magari erbacce al fine di renderle più presentabili" ma elaborare, ideare un progetto che modifichi radicalmente e profondamente il sistema per una società e per un mondo "for the many, not the few".


Fonte: di CARLO PATRIGNANI