"GIALLO-VERDE...E ANCORA IN ATTESA DI SOCIALISMO"

22-05-2018 -

Quel che sta accadendo in Italia, l´inedito governo giallo-verde, il primo nella fragile Ue guidato da due formazioni populiste, è al tempo stesso l´esito del terremoto elettorale del 4 marzo che ha sepolto la Seconda Repubblica e il figlio naturale del flagello del neoliberismo, l´ideologia che ha dominato negli ultimi vent´anni in Europa.
Il 4 marzo ha segnato il passaggio dalla Seconda Repubblica - che va dagli anni successivi al crollo (1989) dell´Urss comunista: dal governo (1992) di Giuliano Amato con la finanziaria costata ben 92 miliardi di lire (76,5 eu) al mondo del lavoro, alla povera gente, al ceto medio, ai giovani, ai due ultimi governi di centro-sinistra di Matteo Renzi e di Paolo Gentiloni, a guida Pd, che hanno cancellato l´art.18 dello Statuto dei lavoratori e reso strutturale il precariato - alla Terza Repubblica che è tutta da costruire.
Stiamo vivendo un´epoca di grande interesse culturale e politico: se non siamo ancora alla svolta di un cambiamento radicale, questa svolta è però in preparazione e merita una attenta analisi e molta attenzione, afferma il politologo e storico Giorgio Gallli.
Il laboratorio culturale e politico italiano si appresta a rilasciare l´inedito, originale prototipo: il populismo al potere, dopo l´eurocomunismo, l´operazione Mani pulite, la destra catodica di Silvio Berlusconi, l´Unto dal Signore, e il centro-sinistra del Pd, erede del catto-comunismo, mutuato dalla Terza via - il socialismo è morto - di Tony Blair e Gerald Schroeder.
Questa svolta epocale in preparazione, che riguarda tutti, può essere, e deve essere - precisa Galli - l´occasione storica per ricostruire una nuova sinistra in declino: il flagello del neoliberismo dice che il marxismo serve ancora come serve la critica al capitalismo abbandonata dalla sinistra dopo il crollo dell´impero sovietico.
Per Galli bisogna rifarsi a chi, Riccardo Lombardi, nella Prima Repubblica capì per tempo che il capitalismo stava cambiando ´pelle´ da industriale a finanziario e ´direzione di marcia´ dal profitto a medio-lungo termine alla più immediata rendita finanziaria. E parallelamente dalla produzione di beni e consumi collettivi ai beni e consumi superflui e non durevoli.
Oggi la distinzione tra destra e sinistra, secondo Galli, va aggiornata e rivista: ai valori di uguaglianza, libertà, giustizia politica e sociale ne va aggiunto un altro: l´anticapitalismo che, come sosteneva negli anni ´70 Lombardi, è la "discriminante minima al di là della quale si può parlare di tutto, si può parlare di amici, di possibili alleati, di compagni di strada, di quello che volete, ma non si può parlare di Sinistra".
E´ con questo scenario culturale e politico sconosciuto, con un partito di destra, la Lega, radicata nel territorio e un movimento antisistema, i Cinque Stelle, nè di destra nè di sinistra, con un elettorato variegato e fluttuante che risponde, collettivamente, più a una domanda di cambiamento generale (elezioni politiche e referendum) e meno se territoriale (elezioni amministrative e regionali), che tutti devono far i conti e non estraniarsi con pop corn e del buon vino in mano.
A poco o nulla serve erigersi a paladini dello status quo, la traballante Unione (finanziaria) europea dei 28, evocando l´arrivo dei barbari che pure a suo tempo rinvigorino l´impero romano, o con il ricorso al classico Hannibal ad portas, come se l´Italia i conti con il fascismo li avesse fatti veramente, a differenza della Norimberga tedesca con il nazismo.
Ora siamo lontani dall´Europa unita ammonì vent´anni dopo il Trattato del Mec sul quale Lombardi portò il Psi a astenersi il nostro voto ha un significato profondo di fiducia non nel governo o nei governi o nella maggioranza che hanno proposto questo trattato ma nelle forze del lavoro che concorreranno alla lotta politica che dominerà questi quindici anni di preparazione del mercato comune e che ne determineranno gli sviluppi.
Non era tanto l´architettura istituzionale - come il federalismo - che premeva all´Ingegnere acomunista quanto l´unificazione politica, economica, sociale e non solo finanziaria.
Per cui, lasciare che le cose si svolgano senza un intervento costante, un progetto e una sollecitazione costante dei socialisti, significa dire che l´Europa tra dieci anni finirà più capitalistica, più atlantista e meno autonoma dagli Stati Uniti di quanto non sia oggi
Ma un´Europa unita bisogna farla: e allora bisogna persuadersi che l´Europa si può fare solamente se è socialista o almeno tendenzialmente socialista
Siamo ancora qui dove c´eravamo lasciati nei primi anni ´80: siamo qui a riscoprire quel che Lombardi rivendicò il marxismo per me è prassi rivoluzionaria difronte al marxismo ridotto - nella nota Lettera a monsignor Bettazzi di Enrico Berlinguer il teorico del compromesso storico e della politica di austerità - a puro canone di interpretazione della Storia, che era la posizione di Benedetto Croce, poco meno di un secolo fa.



Fonte: di CARLO PATRIGNANI