"DALL´IRLANDA UN VENTO NUOVO: PROFUMA D´EUROPA"

22-05-2018 -

Michael D. Higgins è in carica come presidente della Repubblica d´Irlanda dall´11 novembre 2011. Ha lasciato presto gli studi di filosofia e sociologia e la carriera accademica per dedicarsi completamente all´attività politica e alla poesia. Dopo un´iniziale militanza nel Fianna Fáil - partito irlandese d´ispirazione liberale – è passato al partito laburista. E´ stato, negli anni, sindaco di Galway, parlamentare e ministro della Cultura. Alla politica ha costantemente affiancato una ricca produzione poetica in minima parte ora disponibile anche in italiano (Il tradimento e altre poesie scelte, Editore Del Vecchio, 2014). La sua passione civile l´ha portato a sposare la causa dei diritti umani e della loro difesa in Nicaragua, Iraq, Cambogia e Somalia. In un´intervista che egli ha rilasciato a un giornalista italiano pochi anni fa (cfr. R. Michelucci, A Poet and a President. A Conversation with Michael D. Higgins, President of Ireland, http://www.fupress.net/index.php/bsfm-sijis/article/view/18468/17092) ha denunciato la follia di un meccanismo che permette alla agenzie di rating di emettere giudizi sulla politica esercitata da governi sovrani le cui conseguenze influenzano pesantemente le banche centrali e le politiche economiche con gravissime conseguenze sulle condizioni dei cittadini. Higgins chiede che l´economia non si riduca al solo modello neoliberista ma dia allo studente un ventaglio di ipotesi e di opzioni tra le quali scegliere. Questo – dice Higgins – non ha nulla a che vedere con Destra o Sinistra ma con la possibilità di scegliere democraticamente tra più modi di impartire l´insegnamento dell´economia. Non è possibile trasmettere ai giovani un solo modello di economia che porta con sé un´idea precisa di società. Higgins ha ricordato che, in un discorso all´Università di Chicago - culla della scuola monetarista di Milton Friedman – egli aveva insistito sul fatto che «in molte occasioni è necessario disporre di tutti gli strumenti intellettuali a nostra disposizione per fare fronte a sfide complesse come quelle cui ci troviamo di fronte oggi». Nel prosieguo dell´intervista ricorda che l´umanità che ha lottato senza sosta per la democrazia nella speranza di poter finalmente un giorno autodeterminarsi, si ritrova oggi ad essere subordinata a un management tecnocratico ligio ad un sistema di sviluppo che ha, di fatto, reso schiavo il pianeta.
Di seguito presentiamo la sintesi che è apparsa sulla testa online ilsalto.net dell´intervento del presidente Higgins durante lo State of the Union 2018 organizzato dal 10 al 12 maggio a Firenze dall´Istituto Universitario Europeo.
«La nostra prima obbligazione, in quanto europei, è di capire e affermare la natura del progetto europeo [...] le aspirazioni e l´Unione che cerchiamo di realizzare, non ciò che è, ma ciò che potrebbe essere [...] Innanzitutto dobbiamo evitare di rimanere intrappolati in un solo paradigma di pensiero [...] Dobbiamo capire che le radici del progetto europeo sono eterogenee. Una di quelle più importanti, da un punto di vista morale, è emersa dagli sforzi della resistenza italiana, a Ventotene, per mano di Altiero Spinelli, un membro del Partito comunista italiano».
Insomma, sarebbe una menzogna affermare che il progetto europeo sia basato semplicemente ed esclusivamente sul "capitale e il mercato". «Gli obiettivi che l´Unione si dà – continua Higgins – per come sono affermati nell´articolo 3 dei Trattati, riflette, tra le altre cose, l´eredità di alcune delle tradizioni più equalitarie e umaniste [...] le quali, sebbene non nate esclusivamente in Europa, hanno vissuto in questo continente una fioritura importante».
In secondo luogo, «il processo di negoziazione e decisionale dell´Ue è complesso [...] e può essere frustrante. Come ogni costrutto umano, è imperfetto [...] a volte conduce a grandi errori [...], ma non dovremmo dare per scontato questo processo che si basa su scambi calmi, rispettosi e basati sullo stato di diritto». Se lo dovrebbero ricordare sempre sia i Paesi piccoli che quelli più grandi. Questi ultimi «potrebbero essere tentati dall´idea che in un mondo globalizzato, il commercio e la finanza possano regolare tutto da soli».
In terzo luogo, «i nostri cittadini e i cittadini del pianeta intero devono essere al primo posto nei nostri pensieri e nelle nostre azioni [...] dobbiamo trovare modi per spiegare alle persone l´Unione, ma anche imparare dai cittadini che tipo di Ue vogliono [...]».
A dire il vero, fino a questo punto, è tutto, più o meno, nella norma dei discorsi istituzionali classici sull´Europa. Ma poi, Higgins accelera e si lancia in una narrazione alquanto progressista ed eterodossa.
«Non deve essere permesso che lo spettacolo costruito per i media rimpiazzi il discorso necessario dal quale dipende il nostro futuro. Il linguaggio è importante. E non deve impedire che una nuova educazione economica possa trovare spazio [...]». Detto a uno degli eventi mediatici pro-Ue più importanti dell´anno, è pur sempre qualcosa.
A questo punto il Presidente irlandese si sofferma sul tema della "solidarietà", al centro della conferenza di quest´anno. Per Higgins l´obiettivo primario è ricomporre la coesione interna all´Unione. Per farlo «è necessario affrontare paradigmi fallimentari» – il Presidente irlandese cita Galileo. I paradigmi che ha in mente, corrispondono a "ortodossie fallimentari". Per Higgins «solo così possiamo rafforzare la visione dell´Unione europea». «I trattati fondanti l´Unione europea non sono un codice neoliberale [...] l´Ue non è stata fatta per consacrare il profitto privato a discapito del bene pubblico». Cosa è allora? «Un processo e un contesto per dibattiti creative e aperti fra i nostri governi; una struttura per inquadrare e far evolvere politiche attraverso discussioni democratiche all´interno delle istituzioni e i parlamenti».
«Nel rafforzare la solidarietà interna è importante tenere a mente che le sfide che affrontiamo non sono soltanto economiche [...] bensì sociali, politiche e culturali. Il mercato necessità una ridefinizioni. Il mercato non può essere accettato in quanto deregolamentato, alla stregua di un punto di arrivo, piuttosto che uno strumento [...] i cittadini devono sempre essere al centro dei nostri sforzi [...] alla fine siamo esseri sociali, non semplicemente consumatori, target da trattare come merci all´interno di una visione totalizzante di un mercato insaziabile e deregolamentato». Il passo è breve e Higgins richiama la "dignità del lavoro". E «non c´è nulla di più corrosivo per le nostre società [...] che la disoccupazione endemica, o l´incertezza della vulnerabilità del lavoratore».
Per il Presidente della Repubblica irlandese anche la parola "populismo" va tratta con cautela e non va mai confusa con il concetto di "volontà popolare". Non che si debbano sfruttare le debolezze e le frustrazioni di chi è stato lasciato indietro, ma «niente dà più sostegno al populismo che i nostri fallimenti nel creare società giuste ed eque».
In questo senso l´approvazione del Pilastro europeo dei diritti sociali è solo "un primo passo" nella "ridefinizione sostanziale del rapporto tra politiche economiche e sociali". In altri termini, i principi elencati a Göteborg non devono rimanere "aspirazioni", altrimenti non faranno altro che "alimentare la disillusione". Certo, ci sono anche altre priorità, come il completamento del Mercato unico, compreso il Mercato digitale e l´Unione bancaria. Ma Higgins sottolinea come "la legittimità di tali operazioni" dipenda da un previo "rafforzamento della coesione sociale".
Tratto da https://www.ilsalto.net/altro-che-mattarella-ieri-a-firenze-il-vero-discorso-sulleuropa-lo-ha-fatto-higgins-il-presidente-irlandese/



Fonte: di ANDREA BECHERUCCI