"L´INNO ALLA GIOIA NON BASTA"

25-04-2018 -

Molti ricorderanno che il neoeletto presidente francese Emmanuel Macron si presentò la prima volta ai suoi concittadini facendo precedere la Marsigliese dall´Inno alla gioia di Beethoven, attuale inno dell´Unione europea. Questa scelta inusuale aveva suscitato speranze fra gli europei mentre nel nostro paese, in virtù di un provincialismo ben radicato, aveva scatenato una vera e propria corsa ad incensare il nuovo leader transalpino.
A un anno di distanza dalla sua elezione possiamo giudicare Macron e la sua azione di governo con animo più sereno. Lo scorso 17 aprile davanti al Parlamento europeo il presidente francese ha tenuto il suo primo discorso da politico che ha l´ambizione non solo di guidare un grande paese ma anche di lasciare la sua impronta sul futuro dell´Europa. Nella sua allocuzione agli europarlamentari ha paventato un muovo modello di "guerra civile europea", lontana – per nostra fortuna – dal significato che a quest´espressione volle dare molti anni fa Ernst Nolte ma immaginando, pur sempre, una minaccia per le democrazie liberali d´Occidente. Per Macron il rischio di una nuova guerra civile europea sarebbe diretta conseguenza degli «egoismi nazionali» e delle «tentazioni autoritarie».
E´ vero, le tentazioni autoritarie sono riaffiorate pericolosamente. Pensiamo solo a ciò che è avvenuto in Polonia di recente o alla rielezione di Viktor Orban in Ungheria. Più articolato rischia invece di essere un discorso sugli egoismi nazionali al cui diffondersi non è stato estraneo, finora, neppure Macron. Pare perfino inutile ricordare il perdurante divieto del governo di Macron di far attraccare in porti francesi le imbarcazioni delle ONG che raccolgono i migranti nel Mediterraneo o il piglio militaresco con il quale i gendarmi francesi non hanno esitato far scendere da un treno una famiglia di migranti senza documenti ma nella quale la moglie era incinta o il fin troppo rilanciato dai media "incidente di Bardonecchia" dove altri gendarmi francesi hanno usato mezzi coattivi per sottoporre un migrante che essi sospettavano trasportasse delle droga a un esame delle urine in territorio italiano.
Macron a Strasburgo ha parlato di un´Europa di sonnambuli evocando il titolo del bel libro di Christopher Clark in cui si ripercorrono le tappe che portarono allo scoppio del primo conflitto mondiale. Le ipotesi di riforma dell´Unione europea prospettate dal presidente francese a Strasburgo sembrano, al momento, più che altro dei ballon d´essai lanciati al PE per sondare la disponibilità a far parte del nuovo gruppo politico di «En marche» che si costituirà dopo le elezioni europee del 2019.
L´insistenza sulla riforma dell´Eurozona con la richiesta di un ministro delle Finanze europeo osteggiata dai paesi del Nord Europa sembra un tentativo di fuga in avanti di fronte ai problemi che il presidente francese si trova a gestire in patria. La riforma del lavoro che era nell´agenda del nuovo presidente si trova a dover fare i conti con gli umori di una piazza che la osteggia apertamente.
La storia ci insegna che quando un leader è in difficoltà sul piano interno, rilancia sullo scacchiere della politica estera. Macron non fa eccezione: con il paese in balia degli scioperi ha pensato bene di colpire con USA e Gran Bretagna la Siria colpevole, a loro dire, di utilizzare armi chimiche. Tutte cose già viste e sentite in Iraq e in Libia che non lasciano presagire nulla di buono.


Fonte: di ANDREA BECHERUCCI