"IL MOMENTO"

17-02-2018 -

L´antipasto del 4 marzo quando si andrà, ma non più del 60-65%, alle urne per esercitare il diritto/dovere di votare, è già così inacidito da essere incommestibile. La rissa - o la caciara - tra partiti (?) partitini (?) movimenti (?) e movimentini (?) ha superato l´apice di qualsiasi aspra ma civile dialettica per diventare in assenza di una cultura degna di tal nome la gara a chi la spara più grossa.
Detonatore del degradato teatrino della politica andato in scena a Macerata non è stata la grave crisi economica generata dall´ideologia neoliberista del "meno Stato più mercato" e del dogma thatcheriano "la società non esiste, esiste l´individuo" ma l´immigrazione che da sempre fa parte della storia dell´uomo, la sicurezza, l´ordine sociale, il paventato fascismo di ri-torno.
Un pò meglio dei teatranti ignoranti della politica, ha fatto Luca Maniero con il suo ´Sono tornato´ interpretato da Massimo Popolizio: nulla a che vedere il ´Mussolini ultimo atto´ di Rod Steiger per la magistrale regia di Carlo Lizzani.
Due pellicole che danno lo spaccato tra il livello culturale e politico degli anni Settanta e l´attuale: in ´Mussolini ultimo atto´ del 1974, l´anno della straordinaria vittoria del No al referendum abrogare la legge sul divorzio, si può ascoltare il netto rifiuto "alla resa senza condizioni" chiesta dal Duce, dell´Ingegnere azionista Riccardo Lombardi "croce e delizia" di tutta la sinistra italiana per i suoi lungimiranti progetti del "riformismo rivoluzionario" e le "riforme di struttura"; della "trasparenza" del sistema bancario e la "umanizzazione" del capitalismo: sognava "una società più ricca perchè diversamente ricca".
Oggi invece chi ha idee e progetti di un modello di società aperta, multietnica, che ha al centro il benessere psico-fisico dei cittadini? Nessuno, parafrasando il grande Totò: "scusate la mia ignoranza in questa specie di politica", sia partito (?) partitino (?) oppure movimento (?) o movimentino (?).
E lo si è visto chiaramente di fronte ai fatti di Macerata: una ragazza 18enne, Pamela, caduta nella micidiale rete della droga - tema eluso totalmente da tutti - scappa dalla comunità di recupero, perde il treno per Roma, va dove stanno gli spacciatori e poi a casa del nigeriano Innocent il brutale inumano delitto.
Piomba a Macerata il gunman, freddo e determinato, Luca Traini e semina il panico per le vie della città sparando contro qualsiasi africano gli capiti a tiro: ne ferisce sei. E mai si pente di quel che ha fatto.
Le risposte - lasciando da parte gli aberranti sproloqui leghisti - girano tutte attorno alla punizione esemplare per i nigeriani "fino all´ultimo giorno" tuona ´il ministro di polizia´ Marco Minniti così chiamato dal politologo Marco Revelli, al gesto di "rappresaglia cieca" di Traini che ha voluto vendicare Pamela (ancora il ministro di polizia) o di "terrosimo", per il il Guardasigilli Orlando, come per i manifestanti alla marcia antifascista di Macerata.
Per tutti, da quel che è accaduto a Macerata, bisogna cancellare due parole "cultura della droga" che prescrive per essere felici ecstasy, crack, eroina, e la pillola della felicità Prozac o Valium ma non ricerca del perchè ci si sente depressi, ansiosi, angosciati etc, e malattia mentale che come prescritto da Franco Basaglia non esiste e curarla è fascismo.
E se il paventato ´Sono tornato´ fosse la negazione della patologia della normalità assassina, ossia della malattia mentale nella normalità, andata per la 18esima volta dall´inizio dell´anno in scena a Parkland in Florida con strage di 17 vittime e 14 feriti tra studenti e insegnanti per mano del folle suprematista bianco Nikolas Cruz?
Una manifestazione di piazza per ri-affermare i principi della Costituzione repubblicana, per quanto nobile possa essere, è sufficiente a esorcizzare la vera emergenza sociale segnata dal ripetersi di omicidi e suicidi nel luogo sacro della famiglia e sparatorie nel mucchio per le vie di Macerata o di Pisa affollate di persone?
Ce ne è abbastanza, insomma, per non smetterla di seguire la splendida performance di Totò: ca nisciuno è fesso per cui il 4 marzo vota Antonio, vota Antonio, senza però perdere la speranza di un Corbyn o di un Sanders.



Fonte: di CARLO PATRIGNANI