"FERNANDO SCHIAVETTI"

17-02-2018 -

Trentotto anni fa, il 17 febbraio 1970, scompariva Fernando Schiavetti. Romano, classe 1892, volontario nella Prima guerra mondiale – ove rimase gravemente ferito –, si iscrisse giovanissimo al Partito Repubblicano e, negli anni della dittatura fascista, fu un intransigente oppositore di Mussolini e del regime. Il suo antifascismo gli costò, nel 1926, un´aggressione da parte delle squadre fasciste tanto che, nello stesso anno, decise di lasciare l´Italia e riparare all´estero, prima in Francia e, poi, in Svizzera. La lontananza dall´amata patria, per la quale Schiavetti si era battuto sulle pietraie carsiche, non significò, tuttavia, l´abbandono della causa antifascista tanto che egli lavorò costantemente alla riorganizzazione all´estero del Partito Repubblicano rivestendo un ruolo di primo piano tra l´emigrazione antifascista italiana.
Negli anni trascorsi in esilio volontario Schiavetti maturò una propria concezione del socialismo la quale, oltre a caratterizzarsi per una specifica critica nei confronti dei comunisti, si concretizzò anche in un atteggiamento di diffidenza verso «Giustizia e Libertà», giudicato un movimento troppo offensivo e politicamente inconsistente. Nonostante ciò, egli aderì al movimento giellista nel 1937, dopo la tragica morte di Rosselli, continuando nelle sue fila la battaglia antifascista.
Rientrato in Italia nel 1945, dopo ben diciannove anni di esilio, Schiavetti si occupò – grazie all´interessamento di Leo Valiani – della redazione milanese de «L´Italia libera», periodico del Partito d´Azione (di cui fu membro sin dalla sua fondazione, nel 1942), e contribuì all´organizzazione del partito e alla sua battaglia politica per un rinnovamento palingenetico dello Stato e della società italiani e per la trasformazione del Paese in una moderna democrazia.
Nel 1946 Schiavetti fu deputato all´Assemblea costituente, eletto nelle liste azioniste assieme a Alberto Cianca, Tristano Codignola, Leo Valiani, Riccardo Lombardi, Piero Calamandrei e Vittorio Foa; i deputati del PdA, con Emilio Lussu e Pietro Mastino – membri Partito sardo d´Azione – e col valdostano Giulio Bordon, esponente del Fronte Democratico Progressista Repubblicano, composero poi il Gruppo Autonomista. Il Partito d´Azione, però, ebbe vita effimera. Sancita la sua fine giuridica, nell´ottobre 1947 il Comitato centrale azionista optò per la confluenza nel Partito Socialista. Schiavetti riconobbe nel partito di Nenni, Morandi e Basso l´approdo ideale dei socialisti italiani e scelse di seguire la maggioranza dei compagni azionisti aderendo al PSI. Critico verso il PCI di Togliatti, ma consapevole del ruolo determinante giocato dall´Unione Sovietica nella sconfitta del nazifascismo, nelle file socialiste fu eletto alla Camera per due legislature consecutive (II, III) e al Senato (IV), per poi decidere nel 1964, in seguito alla partecipazione del PSI al nuovo governo di centro-sinistra organico guidato da Aldo Moro, di contribuire alla nascita del Partito Socialista di Unità Proletaria divenendone presidente del gruppo parlamentare a Palazzo Madama fino al termine di quella legislatura che, nel 1968, segna di fatto la fine del suo impegno parlamentare.



Fonte: di MIRCO BIANCHI