QUEL PATTO GIURATO

25-04-2024 -

“Noi vinti, che vinceremo”. Così prometteva nel 1946 una cartolina di propaganda del Msi. E un giornale murale dello stesso partito, Italia Sociale, il 4 novembre 1950 proclamava con retorica enfasi mussoliniana: “L' imperativo dell'ora è questo, Durare per vincere!! Nessuno potrà fermare la valanga che sale né spegnere la nostra fiamma. Con noi è l'avvenire. Con noi è la vita. Con noi è il popolo italiano!”. Quella fiamma, in effetti, nessuno l'ha mai spenta e adesso arde nel simbolo del maggior partito di governo. E loro, i vinti, possono permettersi di sbeffeggiare i vincitori.

“La festa del 25 aprile forse è meglio abolirla”, ha titolato in prima pagina uno dei giornali fiancheggiatori di questa orribile Destra. La risposta è uno sberleffo, sono i canti e i balli improvvisati che hanno colorato di ottimismo e dignità tutte le città italiane. E i discorsi, i ricordi, gli appelli, le testimonianze. In piazza sono scese migliaia e migliaia di persone. Le tensioni provocate dagli ottusi contestatori della brigata ebraica, fratelli minori di quelli che fischiarono Letizia Moratti quando sfilò spingendo la carrozzella del padre eroe della Resistenza, non possono certo oscurare il successo della mobilitazione di quest'anno.

Come ai tempi di Berlusconi, il popolo della Liberazione, donne e uomini, giovani e vecchi, ha fatto sentire la propria voce, la propria determinazione, la propria volontà. Ma adesso, lo scontro è ancor più diretto. L'ipocrita camaleontismo del Cavaliere, capace persino di mettersi al collo, lo fece ad Onna, un fazzoletto da partigiano, ha lasciato il posto alla brutale resa dei conti intrapresa da coloro che lui stesso ha sdoganato (oh!, quante colpe ebbe e quanto male fece l'uomo di Arcore).

Misure repressive, censure, occupazione di ogni spazio televisivo, conflitti di interesse, ministri indagati, propaganda continua, bugie sull'economia (la situazione dei conti pubblici è talmente drammatica che hanno rimandato, non era mai accaduto, ogni decisione a dopo le Europee). Il malaffare e la corruzione dilagano, la sanità collassa, l'interesse per la scuola riguarda solo il numero di stranieri che la frequentano, i morti sul lavoro tra poco non faranno nemmeno più notizia, gli evasori vengono premiati, manca qualsiasi progetto di sviluppo eccezion fatta per la produzione di armi, le carceri urlano dolore e sopraffazione, contestiamo l'Unione ma in realtà pietiamo aiuti, andiamo a rimorchio degli Stati Uniti e della Nato, il piano Mattei sembra una barzelletta, salari e pensioni languono, lo sfruttamento e le prestazioni in nero rappresentano la regola, la società si frantuma,

E intanto, alle Camere avanza la madre di tutte le riforme, l'elezione diretta del premier, un pastrocchio impraticabile e pericoloso. Ecco il vero attacco alla democrazia rappresentativa, alla Costituzione, allo spirito antifascista. Vogliono annichilire quel “patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità, non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo”. Con lo scalpello del populismo puntano a cancellare le parole sdegnate che Piero Calamandrei dedicò al “camerata Kesselring”: “Lo avrai /il monumento che pretendi da noi italiani/ ma con che pietra si costruirà/ a deciderlo tocca a noi”. A noi figli e nipoti della Resistenza, non agli epigoni di quel Giorgio Almirante che a Salò collaborò con gli orchi nazisti.

“Senza memoria non c'è futuro”, ammonisce Sergio Mattarella. E non può essere solo l'Anpi l'autonoma vestale di quei valori che ci resero di nuovo liberi. Le organizzazioni di sinistra (?) il 25 aprile si accodano: ma poi? Poi, il vuoto pneumatico della politica. Un vuoto che le donne e gli uomini di buona volontà hanno il dovere di riempire. Lo sta facendo, con umile ma caparbia determinazione, il comitato per la rinascita del Partito d'Azione. Ecco la Rivoluzione Democratica.






Fonte: di Marco Cianca