LA CAMPAGNA ELETTORALE EUROPEA
E IL RISCHIO DI FAKE NEWS

24-04-2024 -

A meno di due mesi dalle consultazioni europee quasi tutti i partiti politici del Parlamento europeo hanno firmato un Codice di condotta con il quale si impegnano nel periodo della campagna elettorale a sostenere pratiche elettorali etiche ed eque, ad astenersi dall'utilizzare sponsor o agire secondo interessi non dichiarati o non pienamente trasparenti, a non diffondere contenuti ingannevoli via web.

A riguardo di quest’ultime punto ben conosciamo come i meccanismi alla base del funzionamento del web incentivino la divulgazione di contenuti in una molteplicità di forme in grado di raggiungere un’ampia audience mirata o indifferenziata. L’internauta non è più un semplice consumatore ma è divenuto a tutti gli effetti un prosumer.

Uno degli elementi problematici nel rapporto fra media, politica e democrazia si riferisce alla circolazione delle fake news. Nella nostra esperienza quotidiana dei social media, nel dibattito politico e culturale le notizie false rivestono un ruolo non secondario: in Italia ne vengono prodotte circa 600 al giorno, ciascuna delle quali è condivisa una media di 350 volte. Come è stato dimostrato dagli studi di Vosoughi, Roy e Aral, le fake news si diffondono sei volte più rapidamente rispetto alle notizie vere e hanno il 70% in più di probabilità di essere condivise. L’interesse per il fenomeno è cresciuto negli ultimi anni perché è stato collegato alla manipolazione dell’opinione pubblica in occasione del referendum britannico sulla Brexit (2016), delle elezioni presidenziali statunitensi (2016) e brasiliane (2018). Naturalmente è difficile stabilire se davvero l’esito degli appuntamenti elettorali sia stato influenzato in misura determinante dalla manipolazione informativa. È evidente, tuttavia, che il terreno è diventato per alcune delle grandi potenze contemporanee sempre più importante e strategico. Le distorsioni informative possono assumere tre diverse forme accomunate dall’inquinamento del rapporto fra cittadini, media e politica: la mis-informazione; la dis-informazione; la mal-informazione.

La mis-informazione può essere connessa a distorsioni fisiologiche del newsmaking o a veri errori inconsapevoli. Le informazioni false sono create o diffuse senza un’intenzione malevola.

La dis-informazione, invece, identifica una specifica intenzione di danneggiare gli oppositori politici attraverso la creazione e diffusione di informazioni false, fuorvianti o inesatte. Per raggiungere tale obiettivo le strategie di disinformazione vengono ottimizzate per generare una forte risposta emotiva capace di spingere il lettore alla mobilitazione; personalizzate sulla base delle caratteristiche psicologiche e sociali del target a cui sono rivolte; automatizzate per apparire fra i contenuti popolari del News Feed.

Infine la mal-informazione afferisce alla diffusione di informazioni vere di natura privata, come nella pratica dei leaks, oppure all’uso dell’hate speech contro gli avversari politici. Questa strategia, di cui fanno uso sia i leader sia i loro sostenitori, viene anche identificata come “macchina del fango”.

Gli attori protagonisti dei disordini informativi, dal punto di vista delle fonti, possono essere ricondotti a diversi soggetti fra cui i teorici delle cospirazioni, gli hate groups, i troll (gli account di social media che intervengono nelle discussioni di gruppi politici per destabilizzare o insultare), i media iper partigiani e i politici impegnati nella polarizzazione del dibattito pubblico e nella strategia dell’“alzare i toni” ovvero nel lanciare messaggi forti estraendo dall’opinione pubblica i sentimenti negativi quali aggressività, rabbia e paura.

Per esercitare i diritti fondamentali la democrazia e un’informazione di qualità costituiscono il punto di partenza. Oggi la proliferazione dei canali di diffusione delle notizie espone ad un aumento del rischio di diffusione delle fake news. Queste potrebbero influire sulle decisioni di voto in caso di persone più avanti con gli anni e non particolarmente colte. A livello europeo non potendo creare una norma specifica sulle fake news – verrebbe interpretata come una forma di censura – è stato promosso dalla Commissione l’intervento legislativo “Digital Services Act” (Dsa) sui servizi digitali. Tale regolamento europeo, entrato in vigore lo scorso febbraio, responsabilizza in maggior misura le piattaforme e i motori di ricerca. Queste sono chiamate a promuovere informazioni ufficiali sul processo elettorale, a conformare i sistemi di raccomandazione per sensibilizzare gli utenti e diminuire la monetizzazione e viralità dei contenuti, che minacciano l’integrità del processo elettorale.






Fonte: di Loredana Nuzzolese