LE ELEZIONI IN PORTOGALLO E I RISCHI PER LA DEMOCRAZIA IN EUROPA

27-03-2024 -

A 50 giorni dal cinquantesimo anniversario della rivoluzione portoghese, che ha rovesciato la dittatura di destra durata 50 anni, la nazione si è svegliata con quasi 50 nuovi parlamentari di estrema destra eletti in Parlamento. A festeggiare questa vittoria senza precedenti nella storia democratica del Portogallo è stato infatti Chega (“Basta”), il partito populista fondato nel 2018 da un ex seminarista, ex commentatore televisivo di calcio, ex stella nascente del partito socialdemocratico (PSD), avvocato e docente universitario: André Ventura.

Il popolo portoghese era stanco. Stanco del sistema bipartisan (socialisti e socialdemocratici si sono infatti alternati al governo del Paese dal 1974). Stanco di promesse non mantenute, stanco di dover soffrire a causa della crisi immobiliare, dei sistemi sanitari e educativi stressati, dei bassi salari. In primo luogo, la continua ascesa di Chega – ha preso l'1,3% dei voti nelle elezioni del 2019 e il 18,06% nelle elezioni di domenica 10 marzo – è il risultato del crescente malcontento sociale, causato dal deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro. In un Portogallo dove i redditi sono i sesti più bassi dell’UE ma i “residenti non abituali” godono di varie esenzioni fiscali, i più vulnerabili sono facili prede di un progetto politico ultranazionalista che promette salari più alti e spesa pubblica ma anche di abbassare le tasse. In secondo luogo, il successo di Chega è dovuto alla capacità di Ventura di sfruttare la diffusa insoddisfazione nei confronti della classe politica, di destra e di sinistra. Il programma del suo partito non prevede però solo di lottare contro la corruzione e di risolvere i problemi degli alloggi e dei servizi pubblici. Contempla anche tolleranza zero per l'immigrazione clandestina, la castrazione chimica per gli stupratori recidivi, la pena di morte.

Il successo di Chega è innegabile, ma si è piazzato solo al terzo posto nella gara elettorale. Non sarà infatti Ventura a formare il nuovo governo, ma l’avvocato Luis Montenegro, il leader di Alleanza Democratica (una piattaforma elettorale composta dal partito socialdemocratico di centrodestra (PSD) e due partiti conservatori più piccoli), che con il 29,50% ha ottenuto una vittoria di misura sul partito socialista (PS), fermatosi al 28,66% . Con soli 79 seggi su 230, il PSD è molto lontano dalla maggioranza nel Parlamento del Paese. Il Portogallo pare quindi condannato a mesi, se non addirittura anni di instabilità politica. Montenegro finora ha escluso qualsiasi alleanza con Chega a causa di quelle che definisce le opinioni “spesso xenofobe, razziste, populiste ed eccessivamente demagogiche” del leader del partito. Tuttavia per un governo di minoranza guidato da Alleanza Democratica l’unica strada verso una maggioranza in grado di approvare la legislazione dovrà inesorabilmente fare affidamento sul sostegno di Chega lasciando quindi la sua stabilità nelle mani dell’estrema destra, che puntando ad ottenere ancora più voti in un’altra elezione, potrà far cadere il governo quando e come lo riterrà opportuno.

A differenza di molti stati membri dell’UE, dalla Finlandia all’Italia, l’estrema destra finora non era riuscita ad avere un grande impatto in Portogallo. Ma le elezioni anticipate del 10 marzo, indette dopo le dimissioni a sorpresa del primo ministro socialista António Costa, si sono svolte all’ombra di scandali di corruzione, cattiva gestione e traffico di influenze che hanno favorito l’estrema destra. Costa ha gestito con successo il governo durante la pandemia ma non è stato in grado di soddisfare le esigenze legate alle conseguenze economiche del Covid. In un Paese in cui il 12% vive in condizioni di povertà, le persone si sono sentite depredate. Quanto all’ultima amministrazione del PSD, dal 2011 al 2015, sono state prese una serie di misure di austerità, dal taglio delle pensioni all’abolizione dei giorni festivi, che hanno creato difficoltà non indifferenti alla popolazione.

A soli tre mesi dalle elezioni europee, i democratici di Bruxelles devono prendere in seria considerazione i cambiamenti che si sono verificati in Portogallo. Che non consistono solo nella fine del sistema bipartitico, ma anche nella crescente sfiducia dell’elettorato nei confronti dei partiti tradizionali che si sono dimostrati incapaci di affrontare i problemi chiave. I populisti di estrema destra sono nelle coalizioni di governo in Italia, Grecia e Finlandia e ne sostengono un’altra in Svezia. Nelle elezioni del Parlamento europeo di giugno, i partiti della destra radicale sono sulla buona strada per arrivare primi in nove paesi tra cui Austria, Francia e Polonia e secondi o terzi in altri nove, tra cui Germania, Spagna, Portogallo e Svezia. Il rischio che vengano spalancate le porte ai Chega in Europa è tutt’altro che aleatorio.





Fonte: di Giulietta Rovera