"VILNIUS – SPERANZE FRUSTRATE E OBIETTIVI RAGGIUNTI"
24-07-2023 -
L'11 e il 12 luglio si è tenuto a Vilnius il vertice Nato. Nel corso degli incontri, i 31 paesi membri hanno dovuto affrontare la controversa questione se offrire o meno all'Ucraina un'adesione accelerata all'organizzazione e il problema Svezia. Le rigorose condizioni per aderire all'alleanza includono un impegno per la democrazia, lo stato di diritto, l'eliminazione della corruzione e il rispetto di determinati standard militari, per cui il presidente ucraino Zelens'kyj non nutriva molte illusioni. I progressi compiuti dal suo paese in queste aree facevano però ben sperare. La coalizione di 50 nazioni guidata dagli Stati Uniti che ha inviato armi per miliardi di dollari all'Ucraina per aiutarla a difendersi dalle forze di invasione russe ha anche fornito addestramento oltre ai finanziamenti. Di conseguenza, l'esercito ucraino si sta trasformando da una forza dell'era sovietica con armi obsolete in una moderna potenza militare in stile europeo con sistemi di combattimento avanzati. Zelens'kyj ha anche sposato i valori occidentali e introdotto politiche anticorruzione. Ma secondo le regole NATO, nessuna nazione può essere considerata per l'adesione mentre è impegnata in una disputa territoriale attiva. Per impedire ai nuovi membri di innescare un'azione militare, sono tenuti a risolvere le controversie territoriali interne prima di entrare nel club. Questo perché i membri beneficiano dell'impegno di difesa collettiva previsto dall'articolo 5 dell'alleanza, in base al quale, se attaccati da un aggressore esterno, hanno il diritto di richiedere assistenza militare al resto dell'alleanza. Il problema affrontato al vertice di Vilnius non è pertanto se l'Ucraina debba essere accolta nell'alleanza subito, il che data la guerra in corso è impossibile, ma se offrire al paese una road map dettagliata, ossia una concreta corsia preferenziale per l'adesione. Contando sull'appoggio della Polonia e degli Stati baltici, Zelens'kyj arriva a Vilnius l'11 luglio certo di un consenso unanime. Si trova invece davanti alla decisa resistenza di Stati Uniti e Germania, i quali ritengono entrambi che questa mossa sarebbe rischiosa. I timori di essere intrappolati in una guerra con la Russia hanno giocato un ruolo fondamentale. L'adesione dell'Ucraina all'alleanza verrebbe infatti vista a Mosca come una minaccia diretta alla sua sicurezza. Le speranze Zelens'kyj di ottenere un calendario chiaro per l'adesione dell'Ucraina sono pertanto state frustrate. Joe Biden, Rishi Sunak e gli altri 29 leader della Nato si sono infatti limitati a firmare una dichiarazione accuratamente negoziata che non specifica una tempistica entro la quale l'Ucraina avrebbe potuto aderire, né un elenco di condizioni che avrebbe dovuto soddisfare, né estendere un invito ad aderire a una data futura imprecisata una volta finita la guerra con la Russia. Zelens'kyj fallisce quindi nel tentativo di adesione, ma ottiene molto dal vertice: l'impegno da parte di tutti i membri del G7 a continuare con gli aiuti militari ed economici a lungo termine, l'accordo per avviare un programma di addestramento per i suoi piloti sui jet F-16 occidentali con l'aiuto di 11 paesi, un pacchetto di aiuti militari da 700 milioni di euro dalla Germania oltre alla promessa formale che "il futuro dell'Ucraina è nella Nato".
L'altra questione che i membri della Nato hanno affrontato al vertice di Vilnius era l'ammissione della Svezia all'alleanza. Dopo due secoli di neutralità, nel maggio dello scorso anno la Svezia ha presentato domanda di adesione. L'8 marzo di quest'anno il suo parlamento, il Riksdag, ha approvato l'adesione, che le è stata però negata dalla resistenza di Turchia e Ungheria– per bloccare l'adesione è sufficiente il voto contrario anche di un solo membro dell'alleanza. Il presidente turco Erdogan aveva accusato la Svezia di ospitare militanti del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, dal 1984 considerato nemico dello stato turco, e si era lamentato di due incidenti in cui copie del Corano erano state bruciate a Stoccolma. La situazione sembrava essere giunta a un punto morto, quando a sorpresa al vertice di Vilnius viene annunciato che la Turchia ha ritirato il veto. In compenso, non solo “la Svezia sosterrà gli sforzi per rinvigorire il processo di adesione della Turchia all'UE, compresa la modernizzazione dell'Unione doganale UE-Turchia e la liberalizzazione dei visti”, ma inasprirà le misure contro gli attivisti curdi. A sciogliere la resistenza di Erdogan hanno giocato vari fattori. I segnali ricevuti dall'amministrazione Biden, che sembra pronta a sbloccare l'accordo per l'acquisizione da parte della Turchia di aerei da combattimento F-16. La speranza, riaccendendo i colloqui sull'ingresso di Ankara nell'UE, di attrarre investimenti occidentali e ravvivare la fiducia dei mercati, date le difficoltà in cui versano le finanze del paese.
Quando il 12 luglio si chiude il vertice, la Nato può quindi vantarsi di aver realizzato il suo principale obiettivo: quello di rafforzare l'alleanza. L'ammissione della Svezia segue quella della Finlandia – anche lei precedentemente neutrale - e rappresenta un altro significativo progresso per la causa della sicurezza collettiva in Europa, nonché un altro grattacapo per una Russia sempre più isolata. L'adesione della Svezia rafforzerà il fianco settentrionale dell'alleanza, fornendo nuovi collegamenti via terra a Norvegia e Finlandia, e rendendo le basi navali e aeree della Russia nella penisola di Kola nell'Artico più vulnerabili agli attacchi convenzionali in un conflitto limitato. E trasformerà il Baltico in un lago Nato, lasciando alla Russia solo due brevi tratti di costa, intorno a San Pietroburgo e all'isolata enclave di Kaliningrad. Inoltre i membri della Nato più vulnerabili all'attacco russo, gli stati baltici di Estonia, Lettonia e Lituania, saranno rassicurati dalla vicinanza di un nuovo alleato. In questo ultimo anno l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord ha dato segni di straordinaria vitalità. Ha acquisito due membri: Finlandia e Svezia. Ha elaborato un piano di guerra per la difesa dell'Europa, producendo la sua prima serie di schemi operativi dai tempi della guerra fredda. Ha ottenuto il consenso degli alleati sul fatto che l'obiettivo per ogni stato membro di spendere il 2 per cento del proprio PIL per la difesa debba d'ora in poi essere trattato come un minimo indispensabile. I tentativi del presidente Putin di respingere l'alleanza e di estendere la sfera di influenza di Mosca hanno avuto esattamente l'effetto opposto. Tentando di indebolire la Nato, l'ha di fatto rafforzata.