Sulla Terra è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono la terra stessa, l'atmosfera ed il sole, che emette radiazione infrarossa, luce visibile e radiazione ultravioletta.
Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto con tali radiazioni, evolvendosi in modo da adattarsi ad esse, proteggendosi o utilizzando al meglio questi agenti fisici. Al livello di fondo naturale si è però aggiunto, al passo con il progresso tecnologico, un contributo sostanziale dovuto alle sorgenti legate alle attività umane.
L'uso crescente delle nuove tecnologie, soprattutto nel campo delle radio telecomunicazioni, ha portato, negli ultimi decenni, ad un continuo aumento della presenza di sorgenti di campi elettromagnetici (Cem), rendendo la problematica dell'esposizione della popolazione a tali agenti di sempre maggiore attualità.
Con il termine "elettrosmog", si intende una forma anomala di inquinamento ambientale, in quanto non si ha una vera e propria "immissione" di sostanze visibili nell'ambiente. Gli agenti fisici implicati (campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) sono presenti solo finché le sorgenti che li hanno generati rimangono accese e non danno luogo a processi di accumulo nell'ambiente.
Tra le principali sorgenti artificiali di campi elettromagnetici nell'ambiente vanno annoverati (fonte: R. Delia, Metodologia di misure dei campi elettromagnetici RF e MW e protezione dalle loro esposizioni, ISPELS, AIRP 1989):
- campi elettromagnetici a bassa frequenza, generati dagli apparati per il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica o elettrodotti. Essi, denominati comunemente ELF, sono costituiti da linee elettriche ad altissima, alta, media e bassa tensione, da centrali di produzione e da stazioni e cabine di trasformazione dell'energia elettrica;
- campi elettromagnetici a alta frequenza, generati dagli impianti per radio telecomunicazione. Essi comprendono i sistemi per diffusione radio e televisiva, gli impianti per la telefonia cellulare o mobile o stazioni radio base, gli impianti di collegamento radiofonico, televisivo e per telefonia mobile e fissa (ponti radio) ed i radar. In ambiente domestico e negli ambienti di vita, soprattutto nelle immediate vicinanze degli utenti, sono comuni sorgenti di campi elettromagnetici anche i dispositivi ad alimentazione elettrica (elettrodomestici, computers) ed i telefoni cellulari.
Se fino all'inizio del secolo scorso la radiazione elettromagnetica sulla terra aveva origine solamente naturale, con le innovazioni e le tecnologie umane le radiazioni hanno cominciato ad aumentare, fino a creare quello che oggi chiamiamo l'inquinamento elettromagnetico che non riguarda solo l’uomo ma tutti gli esseri viventi del pianeta.
L'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, incaricata di monitorare lo stato dell'inquinamento elettromagnetico in Italia, lo definisce come un
«aumento del campo elettromagnetico dovuto alle sorgenti artificiali rispetto al campo elettromagnetico naturale». Anche il ministero della Transizione ecologica parla di
«generazione di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici artificiali non attribuibili al naturale fondo terrestre o a eventi naturali».Dovunque l'elettricità sia trasformata, trasportata e utilizzata si generano dei campi elettrici e magnetici, a bassa o ad alta frequenza. A livello naturale, invece, i campi elettromagnetici vengono generati dal sole, dalle stelle, dai temporali e dalla terra stessa.
I principali provvedimenti con i parametri di esposizione all'inquinamento elettromagnetico, o elettrosmog come qualcuno lo definisce, sono due decreti del 2003. Questi definiscono limiti molto stringenti per l'esposizione ai campi elettromagnetici sia a bassa frequenza, causati dagli elettrodotti, sia ad alta frequenza, prodotti dagli impianti radio-tv e di telefonia mobile. Per i campi ad alta frequenza il limite di esposizione è compreso tra i 20 e i 60 V/m (Volt/metro), in base alla frequenza, mentre il valore di attenzione e l'obiettivo di qualità non devono superare i 6 V/m. Per limite di esposizione si intende una quantità che non deve mai essere superata, mentre il valore di attenzione si applica agli ambienti (residenziali e lavorativi) adibiti a permanenze non inferiori alle quattro ore giornaliere. Quindi, c’è l’esigenza di un monitoraggio sempre più frequente, completo e veritiero su tutto il territorio.
Gli effetti sulla salute dell'uomo e della natura dei campi elettromagnetici sono ancora molto dibattuti, e in parte sconosciuti, nella comunità scientifica. Alcuni studi hanno dimostrato che un'eccessiva esposizione alle radiazioni elettromagnetiche può causare degli impulsi nervosi e delle contrazioni muscolari involontarie, o un generale surriscaldamento dei tessuti. Alcuni esperimenti hanno evidenziato dei danni alle facoltà di apprendimento degli animali e di crescita delle piante esposti all'elettrosmog. I limiti di esposizione introdotti dalle normative dovrebbero, impedire questi effetti, ma non si ha certezza dell’efficacia dei limiti segnalati e dei soggetti interessati.
Sul sito dell'Airc, invece, si legge che
«gli studi epidemiologici e sperimentali condotti finora non hanno ancora mostrato associazioni significative tra l'esposizione a campi magnetici e un'aumentata insorgenza di cancro in bambini e adulti». Se il principale effetto dei campi elettromagnetici sul corpo umano è il riscaldamento, infatti,
«i livelli ai quali siamo normalmente esposti, per esempio mentre guardiamo la televisione o utilizziamo il computer, sono molto inferiori ai valori richiesti per produrre un riscaldamento significativo».
Tuttavia, sintomatologie come disturbi del sonno, spossatezza, diminuzione delle difese immunitarie, ansia, stress, mal di testa, danni alla ghiandola pineale, crampi notturni, depressione, dolori muscolari, disfunzioni ormonali, irritabilità, neoplasie (tumori), etc…, sono in aumento. Non si conoscono ancora nemmeno i limiti di tollerabilità da parte degli altri esseri viventi. Per esempio, recentemente è stato osservato sulle api la difficoltà sempre maggiore che incontrano nel trovare il percorso di ritorno all’alveare. Un allarme per tutto l’ecosistema.
A livello istituzionale e legislativo le soluzioni per ridurre l'elettrosmog sono, oltre come detto all'applicazione delle leggi che stabiliscono i limiti di esposizione, l'investimento in impianti a basso impatto e un censimento completo di tutti le sorgenti, per monitorarle meglio. Nel nostro piccolo, noi possiamo compiere diversi gesti per diminuire l'inquinamento elettromagnetico in casa, come spegnere i cellulari di notte, staccare le spine elettriche quando non utilizziamo gli apparecchi, spegnere la televisione e il computer (non lasciarli in stand-by), non usare troppo il microonde, preferire le cuffie nel caso di lunghe telefonate, eccetera. Tutti gesti che, tra l'altro, ci faranno anche risparmiare sulla bolletta elettrica.
Nonostante la presenza di questi rischi, le scelte economiche in tutto il mondo sono orientate verso la mobilità con alimentazione elettrica, aggravando l’inquinamento elettromagnetico, senza sapere ancora quali saranno gli effetti negativi che si produrranno sul pianeta e sugli esseri viventi.
Questo non vuol dire che bisogna fermare il progresso, ma è solo un invito a verificare che venga fatto senza arrecare danni di nessun genere, per migliorare la vita di tutta l’umanità.