"L’OBBIETTIVO E' RADIOSO, MA SI PROCEDE A ZIG ZAG"

25-07-2022 -

Il 21 luglio il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere dopo il voto del Senato del giorno avanti e le rapide comunicazioni del Presidente del Consiglio del giorno successivo alla Camera. Si chiude così una legislatura che è stata una delle più “creative” dell’Italia repubblicana. Si inizia con un episodio a dir poco sconcertante. I due partiti (M5S e Lega) che avevano giurato di essere agli antipodi danno vita ad un governo di coalizione. Dopo poco più di un anno l’alleanza si è rotta e con molta nonchalance uno dei due partiti non solo ha fatto l’alleanza con il partito di opposizione, fino ad allora considerato il male assoluto, ma ha mantenuto lo stesso Presidente del Consiglio. Nella prima Repubblica un Presidente poteva succedere a sé stesso, ma, di solito, rimaneva nell’ambito della medesima alleanza politica. Non male per un partito, i cinque stelle, che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Questo cambio di maggioranza è costato uno sfregio non da poco alla Costituzione: l’abolizione di metà dei seggi parlamentari ottenuta grazie ad una colpevole compartecipazione del PD, obnubilato dagli effluvi emanati dal ritrovato governo. La voglia di tornare al Governo ha fatto dimenticare ai dirigenti del PD che di fronte alla situazione politica che si era determinata nel paese ed al cambiamento così repentino di alleanze era necessario il riscontro del corpo elettorale.Niente di tutto ciò. L’importante è essere al Governo. Da questo punto di vista l’omologazione con tutti gli altri partiti è completa. Compresa la incapacità di confrontarsi con il Paese.I partiti, tutti, hanno dimenticato il fondamentale ruolo che la Costituzione assegna loro. Essi sono l’arco di volta che sorregge la democrazia parlamentare, essi sono nel disegno dei Costituenti il vero contrafforte del sistema nel quale operiamo. Attraverso un corretto processo di osmosi che si determina attraverso un corretto dibattito fra base e vertici che devono essere in grado di conoscere i pensieri del popolo e utilizzare questa conoscenza per impostare la propria politica. Quindi partiti soggetti vivi e pulsanti della vita istituzionale e non accondiscendenti soggetti di decisioni dettate solo dalla logica della conquista, a qualsiasi costo, del potere. I Partiti, tutti, hanno oramai lo stesso criterio organizzativo: quello medievale. Cioè una struttura piramidale che partendo dal suo apice, il re nella società medievale, che si avvale dei vassalli, che a loro volta si avvalgono dei valvassori che a loro volta si avvalgono dei valvassini. Forse il PD, per essere esatti, ha al vertice una tavola rotonda, con partecipanti molto rissosi, come Re Artù, ma i servi della gleba non ci sono mai. Per completare il quadro una legge elettorale insensata che obbliga a coalizioni che non reggono e che portano all’instabilità e a soluzioni illogiche. Bisogna capire che la nostra Costituzione, prevedendo le Assemblee elettive come punto di equilibrio del sistema necessita di una rappresentanza la più ampia possibile. Niente di scandaloso se si preferisce una democrazia che abbia una struttura che privilegia il momento della gestione a quello della condivisione. Per farlo, però, occorre creare un sistema di check and balance, come dicono gli americani, che impedisca ogni strapotere alla maggioranza. Mancando ogni contatto con il paese i partiti finiscono di fare le loro scelte in base all’andamento dei diuturni sondaggi elettorali e no di una propria visione della societàIl centro sinistra, di questo voglio parlare, ha nel suo maggiore partito, il PD, un punto debole. Incapace di dettare un’agenda politica che tuteli coloro che nella prima Repubblica sono stati i suoi punti forza, si è gettato in una difesa dei diritti civili, importante, ma che da sola non è sufficiente a recuperare coloro che hanno scelto altre strade sentendosi non più tutelati. Costretto a cercare alleanze, perché con l’attuale sistema elettorale, un trappolone che fa sì che chi si assicura i collegi uninominali riesca facilmente a guadagnare la maggioranza dei seggi parlamentari, aveva puntato tutte le sue speranze in un accordo con i 5 Stelle. Ha lanciato l’idea di un’alleanza, non si capisce basata su quali aspetti programmatici, di un “campo largo” a cui avrebbero dovuto partecipare tutti coloro che non erano seguaci di Salvini, Meloni e Berlusconi. Purtroppo, non si sono accorti che il leader dei 5S, l’autonominatosi avvocato del popolo Prof. Giuseppe Conte da Volturara Appula, noto negli Stati Uniti anche come Giuseppi, la pensava diversamente. Aveva provato a smarcarsi durante l’elezione del Presidente della Repubblica, e insieme al suo vecchi amico e poi nemico Matteo Salvini, aveva giocato una sua partita tesa a tagliare fuori il PD. Non riuscitagli questa non si è arreso. Dopo aver cercato di far espellere dal Movimento il suo rivale On. Luigi Di Maio, Ministro degli Esteri, con una presa di posizione non in linea con le decisioni assunte dal Governo italiano sulla guerra in Ucraina assumendo posizioni pacifiste, fino allora assunte dal Sen. Matteo Salvini e in maniera molto più sfumata da Silvio Berlusconi. Successivamente ha presentato una richiesta scritta, dopo riunioni interminabili del suo Movimento, con alcuni punti che riteneva irrinunciabili di carattere sociale. Questo suo attivismo lo ha portato a non esprimersi sulla fiducia al Governo. C’è chi dice che la vera questione dirimente fosse la costruzione dell’inceneritore di Roma! In realtà questo suo comportamento ha avuto un effetto collaterale non secondario. La Lega che era percorsa da fremiti intensi circa il comportamento di Salvini si è subito ricompattata e marcia unita con gli altri parteners di centro destra verso le elezioni politiche, anche in questo campo le fibrillazioni non mancano a rifarsi da quello che sta accadendo in Forza Italia e alla partita che si sta giocando per la premiership. Letta non sa più che pesci prendere, mancandogli un programma credibile e una linea di attacco al centro destra che non sia la solita litania sulla caduta del Governo Draghi, e non avendo nessuna alleanza con partiti o movimenti forti nella società non può che sperare in un miracolo. In attesa di questo rilancia il ruolo del Pd come partito maggioritario, formula che tradotta in italiano vuol dire il PD va da solo. Coraggio.






Fonte: di Enno Ghiandelli