Quando il PSI, travolto dai debiti, dalle inchieste giudiziarie nei confronti di vari suoi esponenti, dalla disgregazione del suo gruppo dirigente e dallo sfacelo organizzativo
(1) ed elettorale
(2), concluse la sua secolare vicenda
(3), era giá stato indebolito da alcune recenti e consistenti scissioni
(4) e da vari abbandoni
(5).
La decisione di messa in liquidazione, e dunque di scioglimento del PSI, fu presa il 12 novembre 1994 dal suo XLVII congresso (6), che approvo', col 63,26 % dei voti, la mozione presentata da Del Turco, Boselli, Giugni ed altri, che si pronunciava per un nuovo soggetto politico, che fosse contrario alla confluenza nel PDS (7), ma anche stabilmente inserito nel centro-sinistra, poiché, come disse l'ultimo segretario del PSI Ottaviano Del Turco (8), non esiste al mondo un partito socialista alleato con la destra.
Del Turco puntava alla costruzione di una forza politica che doveva lavorare per mettere insieme tutta l'area riformista, dalle correnti sparse del socialismo italiano a quelle cristiane, liberali e democratiche, sensibili ai valori della solidarietá (9).
La minoranza craxiana (Babbini, Cicchitto, Manca), contraria allo scioglimento, non partecipo' alla votazione.
Commissario liquidatore venne nominato il socialista Michele Zoppo (1945-2006), a cui venne affidato anche il patrimonio ideale e storico del PSI (simbolo, denominazione, testate giornalistiche), col compito di difenderlo da ogni uso illegale e di deciderne la sorte, sempre salvaguardando le tradizioni storiche del PSI.
A chiusura dei lavori, Giuseppe Albertini, a nome del Comitato Promotore della nuova formazione che si intendeva costituire, invito' i congressisti che volevano aderirvi a presentarsi, il giorno dopo alle ore 10, per partecipare ai lavori della Costituente, dopo aver riempito un modulo di adesione.
Poche ore dopo, il 13 novembre 1994, nella stessa sala in cui si era deciso lo scioglimento del PSI, un'Assemblea Costituente, composta dai delegati al congresso favorevoli a tale progetto, diede vita ad una nuova formazione politica, denominata Socialisti Italiani (SI), che si dichiaro' erede della storia e della tradizione del PSI e che il mese successivo venne ammessa nell'Internazionale Socialista (IS) e nel Partito Socialista Europeo (PSE).
Simbolo del nuovo partito un cerchio con alla base una lunetta verde e lo sfondo bianco, con dentro la scritta „SI“, in nero, ma col puntino rosso; a lato, in rosso, la scritta „Socialisti Italiani“.
L' Assemblea elesse segretario nazionale, per acclamazione, il trentasettenne Enrico Boselli (10) e presidente Gino Giugni (11). Vicesegretario sará Roberto Villetti (12).
Degli eletti alle elezioni politiche del 17-18 marzo 1994 aderirono al SI solo 5 deputati (13) e 2 senatori (14) del PSI.
Seguí un periodo di intenso fervore organizzativo al fine di radicare nel territorio il nuovo partito, che si doto' anche di un proprio notiziario, il „settimanale dei Socialisti Italiani“ Sí al futuro, diretto dall'ex capo ufficio stampa del PSI Carlo Correr (15).
La politica del SI era orientata a ricercare intese elettorali col Patto Segni (16) e con Alleanza democratica (17), con esponenti dei quali aveva costituito alla Camera un gruppo parlamentare denominato „I Democratici“ (18).
I positivi sviluppi di tale collaborazione portarono, il 26 marzo 1995, in vista delle elezioni regionali del succesivo 23 aprile (19), alla costituzione di un cartello elettorale tra Il Patto Segni di Mariotto Segni, AD di Willer Bordon e il SI di Enrico Boselli, denominato Patto dei Democratici. Tale coalizione ambiva alla formazione di un'alleanza di centro-sinistra a due gambe: da un lato uno schieramento democratico formato da varie forze riformiste e, dall'altro il PDS (20).
Il Patto dei Democratici ottenne il 4,2 % e 33 consiglieri regionali (su un totale di 615 da eleggere ), 22 dei quali erano socialisti del SI (21). Il risultato fu causa di qualche malúmore fra gli alleati. Comunque il Patto non ebbe vita lunga, giacché le sue componenti maturarono valutazioni diverse sulla natura de L'Ulivo, il che ne causo' la crisi e, verso la fine del 1995, il dissolvimento.
Dall'8 al 10 dicembre 1995 si svolse, all'Hotel Ergife di Roma, il 1° congresso del SI, al quale era presente il noto leader socialista francese Michel Rocard (22). Il congresso, che riconfermo' segretario Enrico Boselli ed elesse presidente Ottaviano Del Turco, decise di prendere le distanze dall'Ulivo cosí come si stava configurando, cioé come un incontro tra PPI e PDS, col conseguente rischio, per le forze intermedie e per quelle socialiste in particolare, di essere stritolate, ritenendo invece necessaria una rappresentanza piú articolata del centro-sinistra.
Di conseguenza, anche allo scopo di superare lo sbarramento previsto dalla legge (4 % alla Camera), in occasione delle elezioni politiche del 21 aprile 1996, i Socialisti Italiani, fermo restando il sostegno alla candidatura di Romano Prodi come eventuale futuro Presidente del Consiglio, strinsero un patto federativo con Rinnovamento Italiano (RI) (23), col Patto Segni e col Movimento Italiano Democratico (MID) (24), con i quali si presentarono in un cartello denominato „Lista Dini-Rinnovamento Italiano“ (LD-RI) (25).
Il centro-sinistra, guidato da Prodi, vinse le elezioni e la „Lista Dini-Rinnovamento Italiano“ ottenne il 4,3 % nella quota proporzionale e complessivamente elesse 26 deputati (26), di cui 7 del SI (27) e 11 senatori (28), di cui 5 del SI (29).
Il partito dei SI partecipo' al 1° governo Prodi con due sottosegretari: Giuseppe Albertini (30) ai Trasporti e Alberto La Volpe (31) ai Beni Culturali.
Nel periodo successivo, mentre il governo Prodi lavorava per la piena adesione dell'Italia alla moneta unica europea (euro), prese corpo l'idea del segretario del PDS Massimo D'Alema di creare in italia un grande partito socialdemocratico di tipo europeo che chiudesse l'epoca delle scissioni attraverso la fusione del PDS con altri partiti e movimenti di sinistra e desse vita a una formazione politica che si collocherebbe nell'area dei partiti socialdemocratici e laburisti europei.
Si trattava di quella che poi sará detta la La Cosa 2 (32).
La proposta fu rigettata dal partito SI (33), che non la lesse come una proposta di fusione, dato il forte squilibrio delle forze, ma piuttosto come un assorbimento, un'incorporazione dei socialisti nelle file del PDS, che avrebbe diluito, se non annullato, la peculiaritá della storia del socialismo in Italia.
La proposta di D'Alema, ormai percepita come un invito alla confluenza, fu poi ufficialmente respinta dal Consiglio Nazionale del SI del 22 luglio 1996.
Per il futuro Boselli indico' altre prospettive: Siamo pronti ad affrontare il compito di realizzare l'unitá di tutti i socialisti. Non abbiamo preclusioni verso nessuno, verso alcuna formazione che sia socialista [...] Dovremo, a livello nazionale, promuovere un Comitato che raccolga insieme le diverse esperienze: penso ai Laburisti di Spini, ai socialdemocratici di Schietroma, ai socialisti dell'Unione Democratica di Benvenuto, aperto ai socialisti dei Garofani di Intini (34).
Il dibattito che la proposta di D'Alema aveva suscitato contribuí dunque a far emergere l'esigenza alternativa di ricomporre la diaspora socialista, mediante la creazione di una casa comune di tutti i socialisti.
Con tutta evidenza l'invito di Boselli era rivolto principalmente (35) al Partito Socialista (PS) (36) guidato da Ugo Intini (37), il quale guardava favorevolmente all'iniziativa di Boselli.
Nel 1997 prese vigore l'azione socialista (38) in quella direzione, con l'uscita del primo numero della nuova serie della famosa rivista del PSI Mondoperaio, fondata da Pietro Nenni ed ora diretta da Claudio Martelli (39), ex vicesegretario del PSI e con quella dell'Avanti della domenica, con direttore Carlo Correr; ma soprattutto con il concretizzarsi del processo di riavvinamento del SI col PS.
I due partiti, in vista delle elezioni amministrative del 27 aprile, decisero di presentare liste comuni autonome, al di fuori dei poli.
A Milano la lista comune („Socialisti Italiani Uniti“, con simbolo un garofano e una rosa rossi su sfondo bianco), che presentava come candidato sindaco Giorgio Santerini (40), era capeggiata dai due segretari Boselli e Intini. Il risultato fu deludente (41) (1,3 % e nessun seggio), ma i due decisero di proseguire nell'intesa, confortati anche dal risultato complessivo, che assegno' alle liste socialiste il 3,7 %, decidendo di creare in tutte le regioni italiane i „Comitati unitari per la Costituente socialista“.
Nella successiva tornata elettorale amministrativa del 16 novembre, la forza socialista complessiva venne incrementata, ottenendo un conseso superiore
al 5 %.
Sull'onda di questi significativi successi fu avviato il processo di unificazione socialista, che tuttavia incontro' un primo ostacolo all'interno del PS.
In quel partito, infatti, convivevano due diverse anime: quella unitaria, guidata da Ugo Intini e quella piú strettamente craxiana e antipdiessina, guidata da Gianni De Michelis (42), ultimo vicesegretariío di Craxi, restia a unificarsi col SI, accusato di essere alleato del PDS all'interno del centro-sinistra. Essa piuttosto guardava al centro-destra.
Dopo la contestata elezione di De Michelis a segretario del PS al posto di Intini, la rottura fra le due tendenze divenne definitiva la mattina del 26 settembre 1997, quando il Consiglio Federativo del PS di Intini, riunitosi a parte, decise di avviarsi verso la fusione col SI.
Contemporaneamente si svolsero altre due riunioni:
- il Consiglio Nazionale del SI in cui Boselli affermo' che i socialisti non possono guardare al centro-destra, perché sarebbe contro la loro natura e contro la loro storia;
- il Consiglio Nazionale del PSDI, che aderí alla marcia per l'unitá socialista.
Nel pomeriggio dello stesso giorno ebbe luogo una riunione preparatoria congiunta, presieduta da Enrico Manca (43), alla quale parteciparono Boselli, Del Turco, Villetti (SI), Intini, Manca, Conti (PS Intini), Schietroma (PSDI), Martelli (ind.).
Il 7 e l'8 febbraio successivi ebbe luogo, all'Hotel Ergive di Roma un convegno per lanciare la Costituente Socialista e quindi avviare il processo di unificazione.
Quest'ultimo trovo' la sua conclusione nel congresso di Fiuggi (8-10/5/1998), col quale fu fondato il partito unitario denominato SDI (Socialisti Democratici Italiani).
Esso derivava dalla confluenza di quattro componenti:
1 – Il SI-Socialisti italiani di Enrico Boselli, partito promotore.
2 – Il PS (Partito Socialista), ala di Ugo Intini ed Enrico Manca, che lasciava cosí la sigla PS all'ala di De Michelis, che seguirá altri percorsi.
3 – Il Movimento di Unitá Socialista e Laburista, formato da laburisti autonomisti staccatisi dal MDSL (44), con esponenti principali Alberto Benzoni (45) ed Ennio Ronchinelli (46).
4 – Il PSDI di Gian Franco Schietroma (47), che cosí si allineava alla tradizione socialdemocratica europea. L'adesione avvenne pero' senza un mandato esplicito del Consiglio Nazionale, il che avrá un seguito in futuro.
Il nuovo partito fu subito accolto nell'Internazionale Socialista e nel PSE. I principi a cui esso si richiamava erano: laicitá, antitotalitarismo, diritti umani, civili e sociali, democrazia paritaria, europeismo, federalismo, valorizzazione delle autonomie locali e tutela dell'ambiente. Pur nel mantenimento della propria autonomia socialista, rimaneva ancorato al centro-sinistra.
Presidente ne fu eletto Enrico Boselli, vicepresidente Roberto Villetti e coordinatore nazionale Ugo Intini. Organo del partito l' Avanti della domenica, con direttore Carlo Correr.