La veloce diffusione senza frontiere del virus Sars-Cov-2 che, in modo estremamente democratico, fa vittime senza distinzioni di ceto sociale, impone alla Politica una scelta precisa: la definizione di un altro modello di società con la scala delle priorita' da privilegiare o invece da ridurre o sospendere finchè la scienza, come è accaduto in passato, non trovi il vaccino per l'immunità.
Dovrebbe essere del tutto ovvio che la salute e il benessere psico-fisico della persona umana non possono che essere la priorità assoluta: senza di esse è assai improbabile che l'attività produttiva manuale o intellettuale di qualsiasi settore possa reggersi con una forza lavoro infettata, malata e/o debilitata.
E' stata ed è tuttora la virulenta diffusione senza frontiere del pericoloso virus a svelare buchi neri e storture delle moderne società per lo più dirette dal capitalismo: società, opulente, fortemente consumistiche, distruttrici di risorse, produttrici di devastanti diseguaglianze economico-sociali per cui la minoranza di ricchi continua ad arricchirsi nonostante la pandemia e la maggioranza di poveri seguita proprio per la pandemia ad impoverirsi.
Su questo dilemma shakespeariano nessun dubbio dovrebbe, deve venire: essere, quindi vivere, stare bene, opponendosi, contrastando, rivoltandosi al non essere di megalomani, esorcisti e negazionisti dei milioni di infettati e delle migliaia e migliaia di deceduti.
Spetta dunque alla Politica la scelta del modello di società da costruire sulle macerie della pandemia: trarre da un evento epocale, sconosciuto, epperò devastante, la traccia del rinnovamento possibile.
E il tassello fondamentale: la salute, il benessere psico-fisico delle persone, insieme all'istruzione e alla cultura per la conoscenza, è disporre di più ed efficienti ospedali e strutture sul territorio; di più personale medico specialistico ed infermieri; di più scuole di ogni grado; più università; più centri di ricerca, strutture prevalentemente pubbliche.
Attorno a questo tassello fondamentale, basilare deve, dovrebbe, ruotare il resto: dallo sviluppo equo e sostenibile, alla riconversione dei consumi da affluenti e superflui a durevoli e necessari; dalla riqualificazione delle metropoli e città alla tutela e salvaguardia della qualità della vita.
Recentemente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel riattualizzare il codice di Camaldoli del 1943 che vide impegnati tre economisti Pasquale Saraceno, Ezio Vanoni, Sergio Paronetto, ha posto l'accento sulla necessità di correggere le storture del capitalismo, aggravate dall'impatto della pandemia, e di un maggiore ruolo che lo Stato deve assumere nell'economia: lo slogan di Friedman secondo cui ‘l'unica responsabilità delle imprese è incrementare i propri profitti', secondo Conte, ha prodotto la distruzione del valore d'impresa.
Quel codice di Camaldoli del 1943, tramite i tre economisti, trovò il suo sviluppo (centro-sinistra) e si potrebbe dire la sua parziale realizzazione (le riforme di strutture) nel governo monocolore di Amintore Fanfani del 1960, nato per l'astensione del Psi e l'incalzare di Riccardo Lombardi, la cui elaborazione economico-sociale pesò molto nel governo.
Non c'era allora e non c'è neanche oggi all'ordine del giorno la fallita tesi marxista-leninista del superamento del capitalismo dalla cui morte sarebbe venuto fuori il socialismo: c'era allora e c'è ancora di più oggi la necessità di addomesticare il capitalismo, renderlo umano e sobrio, riformarlo, così da non costare troppo all'umanità, per poter costruire una società più ricca [non austera povera e triste] perchè diversamente ricca, quella capace di realizzare le nuove priorità dare alle persone una vita umana dignitosa.
Chi potrebbe, dovrebbe oggi prendere il posto di quel Psi riformatore per avviare una nuova, seria e corposa stagione riformatrice, non semplicemente riformista?
Potrebbe, dovrebbe essere il Pd redivivo, dopo le ultime positive elezioni regionali, guidato da Nicola Zingaretti o anche il M5S, che pare aver dismesso la funzione unica di movimento per sporcarsi le mani nell'azione di governo.
Gli ex-Pci, non solo del Pd, sanno bene che è del tutto irreale tornare, come se fossimo all'alba del XX° secolo, al superamento del capitalismo come teorizzato dal marxismo-leninismo, il cui obiettivo non raggiunto era trasformare il mondo.
Ma non l'uomo che era quello che era, quello fatto dal Padre Eterno nel Paradiso terrestre: c'erano solo il capitalista cattivo e l'operaio buono.
Poi a mostrare quel fallimento storico è arrivato il crollo del Muro di Berlino (1989), preceduto nel 1956 dalla destalinizzazione e dai gulag, che ci ha svelato che il capitalismo di Stato era tenuto in piedi dalla dittatura e che l'uguaglianza non si era coniugata con la libertà: lo stesso è stato – ed è – in Cina: tutti con le giacchette grigie ma senza libertà di pensiero e di azione.
Oggi non si tratta più di superare o di abolire il capitalismo, che comunque ci darà anche stavolta il vaccino contro il terribile virus, ma di rendere il capitalismo umano, metterlo al servizio dall'uomo, dell'umanità.
Un capitalismo temperato e sobrio nell'uso tuttora dispersivo delle risorse, che non sono illimitate, in primis l'ambiente.
Per questo l'obiettivo non è, non dovrebbe più essere quello di trasformare il mondo, sin troppo inquinato, ma quello di trasformare gli esseri umani, il loro pensiero, il loro modo di vivere, di stare insieme.
E questa scommessa una società più ricca perchè diversamente ricca può vincerla dal momento che mette assieme uguaglianza e libertà senza disconoscere la diversità.