"E LO CHIAMANO GOVERNO DI CENTRO SINISTRA..."

19-04-2017 -

In questi giorni sono apparse sui quotidiani indiscrezioni sulla "manovrina" economica che il Governo si appresta a varare. C´è da rimanere sconcertati, non solo perché l´entità delle cifre lascia perplessi, ma perchè dopo anni di crisi si ripropongono le stesse ricette, originate dal pensiero economico mainstream, che hanno miseramente fallito. Se l´analisi della situazione fosse seria ben altri provvedimenti andrebbero presi. Tutto ruota intorno al deficit italiano ritenuto fuori dei parametri di Maastricht. Ma che valore scientifico hanno questi dati? Nessuno, servono solo a mantenere l´egemonia tedesca. Era uscito uno studio di due importanti economisti americani (Reinhart, Rogoff) che avevano dimostrato che un Paese con oltre il novanta per cento del rapporto fra debito pubblico e PIL non sarebbe stato più capace di riprendersi. Peccato che, un dottorando della University of Massachusetts coadiuvato da due professori (Thomas Herndon, Michael Ash e Robert Pollin) abbia dimostrato con certezza che i dati su cui basavano le loro considerazioni erano taroccati.
Così come sono inventate le affermazioni del presidente olandese socialdemocratico (ahimè) dell´Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che ha sostenuto che i paesi mediterranei spendono i loro soldi in donne ed alcool. Non solo è gratuitamente offensivo e di cattivo gusto, ma dimostra di non conoscere neanche i dati, in questo caso prodotti dal FMI. L´Italia ha, dal 1996 al 2016, un avanzo medio primario del 2%, mentre la Germania è all´1,7%. Non solo ma la spesa dello stato e degli altri enti pubblici per abitante, compresi gli interessi, è inferiore alla media europea di circa 1700/1800 euro per anno. Questi elementari dati dimostrano che l´Italia è riuscita a governare la spesa. Non solo, ma come ha dimostrato Il rapporto della Commissione europea sulla sostenibilità del debito dei Paesi dell´Unione, nel 1912, l´Italia non era mai stata a rischio default, nonostante che un anno avanti Berlusconi fosse stato licenziato (altri erano i motivi che dovevano portare a questa decisione) con la motivazione del rischio del fallimento del Paese. Quindi il sistema Italia, con tutte le sue lacune è in grado di sostenersi. Ma allora perché abbiamo un così alto debito? Gran parte di questo stato di cose risale al 1981, Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini, quando all´allora Ministro del Tesoro On. Beniamino Andreatta (DC), dopo un violento scontro con il Ministro delle Finanze Rino Formica(PSI), ed in accordo con il Governatore della Banca d´Italia Carlo Azeglio Ciampi, decise il divorzio fra Banca d´Italia e Tesoro. Da allora lo Stato italiano fu costretto ad approvvigionarsi sui mercati finanziari per far fronte alle proprie necessità. Questo fece esplodere il costo del debito raddoppiando, nell´arco degli anni che vanno dal 1982 a 1993, il rapporto debito/PIL che passò da circa il 60% a circa il 120%. Rimanendo sostanzialmente inalterata la spesa per beni e servizi. Questo spiega perché tutte politiche economiche attuate fino ad ora siano state non solo un insuccesso per le classi più deboli ma abbiano favorito i più ricchi, soprattutto riducendo, senza alcuna necessità, il welfare. Nel frattempo si è ulteriormente deteriorato lo stato del nostro sistema industriale per la mancanza di investimenti, perché i nostri imprenditori hanno preferito investire nella finanza che nell´industria. In questa situazione lo schema classico della ripresa trainata dall´export non riesce ad affermarsi a causa del basso valore aggiunto delle nostre merci. Occorre un forte riorientamento della spesa pubblica che, senza superare i "sacri" canoni europei (secondo me sbagliati, ma da rispettare per non incorrere in pesanti sanzioni) verso interventi di tipo strutturale, penso alla messa in sicurezza dei nostri territori. Soprattutto occorre una forte e decisa iniziativa in campo fiscale. Se andiamo a vedere i dati della pressione fiscale, l´Italia è in linea con gli altri paesi europei, ma all´interno di questi dato constatiamo differenze insostenibili fra le diverse categorie di contribuenti, che la rende profondamente diversa dagli altri Paesi Europei. Le politiche economiche proposte dai Governi succedutisi fino ad oggi, difficilmente paiono catalogabili come di sinistra, sono mance distribuiti a destra e manca solo a fini elettorali senza nessun disegno organico di sviluppo.


Fonte: di ENNO GHIANDELLI