Quando l´uomo, che in epoche primordiali aveva trovato il suo sostentamento essenzialmente nella caccia e poi nell´allevamento, scoprí l´agricoltura, la sua vita si trasformo´ da nomade in stanziale, dovendo necessariamente seguire da vicino le varie fasi della coltivazione.
Cio´ ben presto gli pose il problema di difendere la terra coltivata e i suoi frutti dalle scorrerie dei vicini pú arretrati, che preferivano depredare anziché lavorare.
Fu quindi necessario predisporre una difesa costante ed organizzata per tutelare la popolazione insediata su quelle terre e il suo lavoro; e siccome ogni gruppo (clan, tribú, famiglia) prese a coltivare un appezzamento particolare, si rese necessaria anche la presenza di un´autoritá, onde disciplinare le inevitabili controversie che fatalmente potevano insorgere fra quei nuclei di agricoltori della stessa stirpe.
Nacque cosí lo Stato - i cui „ingredienti" costitutivi sono appunto una popolazione, un territorio e un´autoritá sovrana, che aveva il compito di difendere i confini e di mantenere l´ordine interno: il che significava essenzialmente tutelare la proprietá privata. E dunque le norme giuridiche che i vari popoli hanno adottato nei secoli non sono state altro che monumenti alla proprietá privata, primo fra tutti il maestoso ordinamento giuridico dell´impero romano.
Alla tutela della proprietá si lego´ il problema della sua trasmissione. L´uomo, unico tra gli essere viventi ad aver coscienza di sé, sa di dover morire, ma istintivamente cerca in ogni modo di prolungare la sua esistenza. Il sistema piú diffuso per farlo é quello di continuare a vivere attraverso la propria discendenza, alla quale occorre percio´ trasmettere il patrimonio accumulato: ne deriva un tenace attaccamento ai propri beni, tema magistralmente evidenziato nella famosa novella di Giovanni Verga, appunto intitolata „La roba".
Ma poiché, come lo stesso diritto romano insegna, „mater semper certa est, pater nunquam" (la madre é sempre certa, non cosí il padre) – non era ancora stato scoperto il DNA – occorreva al maschio trovare un modo di garantirsi che i figli della propria donna fossero anche propri. Da qui nacque l´istituto del matrimonio, strettamente collegato al concetto di famiglia e alla sua evoluzione storica, e quindi al diritto di proprietá. Ne derivarono apparati giuridici in cui gli adulteri del marito vengono considerati „scappatelle" mentre quelli della moglie vengono puniti senza pietá. Si pensi all´episodio evangelico dell´adultera, salvata dalla lapidazione solo grazie al provvidenziale intervento di Gesú..
In Italia, fino al 1968-69, quando la relativa norma fu annullata come discriminatoria dalla Corte Costituzionale, l´adulterio della moglie (non quello del marito) era punito, in base al codice penale del 1930, con la reclusione fino a un anno, elevabile a due nel caso di relazione adulterina.
Il diritto romano influenzo´ anche il periodo medioevale, che considerava il matrimonio come base per la conservazione della proprietá feudale, da trasmettere al primogenito maschio, mentre le figlie femmine erano avviate al matrimonio, che prescindeva completamente dai sentimenti ed era contratto per decisione dei parenti, i quali, con tale strumento, cercavanodi garantirsi alleanze alleanze o di accrescere il patrimonio di famiglia. Tale costume, per motivi analoghi, si estendeva anche alla borghesia delle corporazioni.
Sembra strano, ma i matrimoni d´amore erano possibili solo fra i non abbienti, anche se spesso, e non solo nell´antichitá, la miseria o la disoccupazione li impedivano o ritardavano.
Anche nel periodo capitalistico, fortemente influenzato dal codice napoleonico, la posizione della donna, all´interno del matrimonio, ormai divenuto saldamente monogamico, non muto´ molto. Mentre la monogamia del maschio era fortemente mitigata dalla prostituzione e dal concubinaggio, la donna era inchiodata al ruolo di „angelo del focolare", senza libero accesso alle professioni e all´istruzione superiore.
La distinzione fra figli legittimi e figli naturali – la norma é stata abrogata solo recentemente - costituiva un´ulteriore salvaguardia per la conservazione del patrimonio, stabilendo che la successione ereditaria fosse riservata solo ai primi.
Il sorgere del capitalismo e quindi della classe operaia comporto´ per la donna lavoratrice un duplice sfruttamento: quello del padronato che la costringeva ad un lavoro sottopagato e senza garanzie assistenziali e previdenziali e quello del maschio-padrone, per il quale doveva svolgere i lavori domestici.
Il problema dell´emancipazione della donna, che in seguito si impose con forza, doveva essere inquadrato, secondo la concezione socialista marxista, propugnata principalmente da Friedrich Engels e da August Bebel, all´interno della lotta per l´emancipazione dell´intero proletariato, proiettata verso la costruzione della societá socialista, nella quale sarebbe finito ogni sfruttamento, compreso quello delle donne.
Esistevano pero´ altre correnti di pensiero, anche socialiste, secondo cui la lotta delle donne non doveva essere limitata alle istanze di carattere economico, ma doveva anche cercare di modificare l´architettura della famiglia e quindi il rapporto fra i sessi, di ottenere il diritto all´istruzione, l´accesso alle professioni, i diritto politici, primo fra tutti il diritto di voto.
Questo insieme di spinte, ancora non esaurito, anzi tuttora in continuo movimento, dovrá portare ad una radicale modifica in senso egualitario dei rapporti sociali e in particolare di quelli familiari, in cui il matrimonio sia basato esclusivamente sulla libera scelta e sull´amore.
Un´unione libera e consapevole, basata sui sentimenti, sulle affinitá, sulla concordia, sulla condivisione, sulla complicitá fra coniugi é di gran lunga superione ad ogni forma di convivenza basata sulla costrizione, sull´oppressione, sull´interesse. E´ anche piú sana eticamente.
Al raggiungimento di questa meta sará fondamentale l´impegno dei socialisti, uomini e donne. La societá che man mano si formerá nessuno é in grado di delinearla nei particolari, se non a rischio di cadere nell´utopismo. Si puo´ solo prefigurare una marcia costante verso un mondo in cui ci sará, per dirla con le parole di Engels, „una generazione d´uomini i quali, durante la loro vita, non si saranno mai trovati nella circostanza di comperarsi la concessione di una donna col danaro o mediante altra forza sociale; e una generazione di donne che non si saranno mai trovate nella circostanza né di concedersi a un uomo per qualsiasi motivo che non sia vero amore, né di rifiutare di concedersi all´uomo che amano per timore delle conseguenze economiche".